Diceva di essersi stufato, disamorato di quella casa che aveva seguito come un parto. Silvio Berlusconi era sul punto di lasciare la Sardegna e vendere per 460 milioni di euro Villa Certosa a uno sceicco arabo. La vicenda delle cinquemila fotografie scattate da Antonello Zappadu col premier circondati di vallette e colleghi più o meno coperti dai costumi da bagno, l’aveva disgustato. “Vado altrove”. Qualche mese fa, però, il premier ha cambiato idea: non solo non lascia la Sardegna (a Porto Rotondo ha trascorso anche l’ultima convalescenza dopo l’intervento alla mano, a metà ottobre), ma si è comprato anche la collina da dove Zappadu lo fotografava in tutte le salse. Collina dove c’era in rudere appartenuto alla famiglia Rusconi e venduto al premier da una società toscana attraverso ldra immobiliare spa, la società che detiene le azioni di villa Certosa. Così il parco di casa Berlusconi arriva a 80 ettari di superficie, praticamente un quinto di Porto Rotondo, visto che il paese, mille residenti, abbraccia una superficie inferiore ai cinquecento ettari.

L’Idra immobiliare, attraverso lo studio tecnico del geometra Gianni Izzo, ha redatto il progetto che è stato approvato dal Comune di Olbia il 21 luglio (pratica 241/10) e ha avviato nei giorni scorsi l’opera di demolizione del rudere e di altri due casolari, depandance del blocco principale: al loro posto sorgeranno altri trecento metri quadri calpestabili che saranno usati per gli innumerevoli ospiti di villa Certosa. Compreso il bonus del 27 per cento di cubatura, come prevede la legge sul piano casa approvata dal governo Berlusconi. La nuova villa, come sempre, verrà disegnata dalla mano attenta dell’architetto del premier, Gianni Gamondi.

Un affare niente male: non si conosce il prezzo della transazione, ma sicuramente è stato Berlusconi in prima persona, il 18 ottobre scorso, a dare all’architetto il via al progetto che, nelle intenzioni, dovrebbe essere completato prima dell’estate.

Una storia strana quella della villa appena acquistata dal premier. Prima che finisse nelle mani di una società toscana, la villa e il parco di 8000 metri, erano appartenuti a Laura Rusconi, ristoratrice per palati fini tra la Sardegna e Milano e lontana parente dell’editore Edilio. La donna, dieci anni fa, cedette la proprietà a una società toscana che, non si capisce come mai, la trasformò in una centrale di trasmissione per la telefonia mobile alla 3 e a Vodafone. Da quel momento, la villa delle antenne, così era conosciuta, non era stata più toccata. Fino all’intervento del premier che, sul punto di lasciare la Sardegna per le scocciature dei paparazzi, ha annusato l’affare ed eliminato il problema. “Dalla Sardegna – dicono i suoi collaboratori – non se ne andrà, adora quella terra”.

Eppure nel novembre del 2009, la casa fatta di teatri, piscine e finti vulcani, era stata a un passo dall’essere ceduta. Lo sceicco Kalif bin Zayed Al Nahayan, presidente degli Emirati Arabi, era pronto a sborsare qualcosa come cinquecento milioni di euro per la tenuta del premier, un prezzo mai raggiunto per una villa. La trattativa, portata avanti dall’immobiliarista Claudio Giuntoli, rais di Porto Rotondo, sembrava a un passo dall’essere conclusa. D’Altronde i soldi non sono certo un problema per Al Nahayan, uomo a cui è attribuita una fortuna di oltre 23 miliardi di dollari e collocato al 27esimo posto nella classifica degli uomini più potenti del mondo. Ma alla fine anche Berlusconi di quel mezzo miliardo non avrebbe saputo che farsene e, soprattutto, non poteva pensare di rinunciare alla casa che ha voluto a sua immagine e somiglianza, composta da tre ville, la più grande di 2600 metri quadri, due laghetti, il vulcano artificiale che con la colata di lava simula anche il rombo di un’eruzione, la torre nuraghe con le costellazioni sul soffitto, la grotta-bunker, scavata per gli ospiti illustri che arrivano via mare, il centro benessere, le piscine per la talassoterapia e mille varietà di piante. Mancava solo una cosa: la privacy. Adesso che Berlusconi sembra aver comprato anche quella difficile che si stacchi dal suo gioiello.

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