Continuo nell’elenco, e propongo di nuovo a chi legge di imitarmi, più che di giudicare me o le persone che cito. Troppo facile, e non era questo lo spirito: un  esercizio di onestà con se stessi e con chi legge. Ce n’è un gran bisogno, anche perché tanti non vedono il rapporto tra le piccole vite private e i grandi fatti della Storia d’Italia, mentre riallacciare i fili tra sponde così lontane, può essere un antidoto ai veleni di un’Italia che per gran parte non fa esercizio di memoria ma corre solo dietro all’ultimo che urla di più. Come diceva Jean-Paul Sartre, l’uomo, una volta “gettato” nel mondo (in questo caso l’”elenco della vita” di ognuno) è condannato ad essere libero.

1981 Muore mio padre, a 45 anni, e al funerale suonano gli Intillimani. Escono gli elenchi della P2. Avevo la sensazione ben chiara che qualcosa era finito per sempre. Morto il comunista, mi restava lo zio democristiano, che frequenterò poco, ma rispettando sempre la sua intelligenza e simpatia. Gli altri parenti li ho frequentati ancora meno: perso quello principale, gli altri legami di sangue non mi appassionavano.

1982 Mi sono diplomato al liceo classico con il massimo dei voti, studiando insieme alla mia nuova e bella fidanzata, futura insegnante. Adoravamo Leopardi e non pensavamo al futuro.

1983 Mi sono iscritto all’università di Lettere e Filosofia a Roma. Ho seguito con entusiasmo le lezioni di filologia romanza. Uno studente mi disse “Ma a che ti servirà la filologia romanza nella vita?”. Non lo sapevo e non lo so, ma mi piaceva. Muore Enrico Berlinguer. A 19 anni ho votato per la prima volta PCI, credendoci, anche se non ho mai fatto politica attiva. Furono le elezioni del sorpasso sulla DC, ma erano europee e dunque in Italia non cambiò niente. Come segnare un gol durante un’amichevole.

1984 Ho deciso di laurearmi con un professore associato che non avrebbe mai fatto carriera e dunque non mi avrebbe mai potuto aiutare a fare la carriera universitaria, e ho schivato i baroni più affermati e inseriti nelle gerarchie di partito del PCI, che dominava la facoltà. Quel mondo, tranne poche eccezioni, mi sembrava vecchio e ammuffito. Non ho mai letto così pochi libri come quando frequentavo l’università. Qualche giorno fa quel mio professore ha scelto di lasciare la cattedra prima del tempo, scrivendo una lettera polemica che vi invito a leggere.

1985 Cossiga diventa presidente della Repubblica, alle elezioni la sinistra riperde. Sono andato in Grecia d’estate, ma mentre i miei amici andavano in discoteca io andavo per sassi e vecchie pietre.

1986 All’università ho conosciuto un ragazzo brillantissimo, una specie di Bergonzoni filosofo, che di lì a poco dovette passare un bel po’ di tempo in casa di cura. Quando esplose  Cernobyl, gli allarmi preoccuparono tutti. E da allora, quando qualcuno mi dice che ha disfunzioni alla tiroide, penso: sarà colpa di quell’esplosione?

1987 Gianfranco Fini succede ad Almirante. Una nostra amica si fidanza con un ragazzo di destra. Scoppiano le polemiche tra gli amici politically correct di sinistra. I due ancora oggi stanno insieme.

1988 Il ministro del tesoro annuncia che il debito pubblico in Italia ha raggiunto 1 milione di miliardi. Nessuno dei giovani che frequentavo percepiva minimamente che potesse essere un dato così drammatico per il nostro futuro. Il problema per noi era: che lavoro fare dopo l’università? Infatti l’università era clamorosamente muta e sorda rispetto alle realtà del lavoro. Un altro mio parente mi diceva sempre che avrei dovuto studiare chimica, così non avrei avuto problemi.

1989 Quando è caduto il muro di Berlino, mio zio, democristiano, ha detto “E’ finito l’inganno comunista” Io ho detto “In futuro si capirà che avete utilizzato la caduta del muro per mantenere il potere e basta”. Avevamo ragione entrambi.

1990 Mi sono laureato senza entusiasmo, poi ho occupato la facoltà insieme ai miei amici che andavano un po’ più lenti di me. Dopo un mese di occupazione ho abbandonato la “Pantera”, inghiottita dai soliti gruppuscoli di futuri politicanti. L’aria era cambiata, comunque, e avevo netta la percezione che l’epoca stava cambiando di nuovo.

(continua…)