Cronaca

Discarica di Taverna del Re, la procura indaga

Secondo un protocollo firmato nel 2008 dal sottosegretario Guido Bertolaso e dal sindaco di Giugliano Giovanni Pianese, il sito doveva essere definitivamente chiuso, per avviare opere di bonifica del territorio dove da anni sono stoccate circa 6 milioni di ecoballe

Il pool ecologia della Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta sulla riapertura della discarica di Taverna del Re, a Giugliano, che in seguito alle proteste di Terzigno dal 27 ottobre sta assorbendo i rifiuti di Napoli e di gran parte della provincia. Secondo un protocollo firmato nel 2008 dal sottosegretario Guido Bertolaso e dal sindaco di Giugliano Giovanni Pianese, il sito doveva essere definitivamente chiuso, per avviare opere di bonifica del territorio dove da anni sono stoccate circa 6 milioni di ecoballe, i rifiuti incellofanati che attendono di essere bruciati in un termovalorizzatore.

Le bonifiche non sono mai partite, e il sito è stato invece riaperto in virtù dell’ordinanza 512 del presidente della Provincia di Napoli, il Pdl Luigi Cesaro. L’ordinanza ne ha stabilito l’utilizzo per circa un mese, per stoccare all’interno della piazzola E 12, l’unica rimasta libera, circa 10.000 tonnellate di rifiuti ‘tal quale’. Ed è proprio sulla regolarità dell’iter che ha portato alla riattivazione della discarica, e sul tipo e sulla quantità di immondizia conferita, che il procuratore aggiunto Aldo De Chiara e i sostituti Maurizio De Marco e Federico Bisceglia intendono vederci chiaro. I magistrati hanno affidato ai carabinieri del Noe il compito di effettuare le prime verifiche. Il rapporto sarà consegnato la prossima settimana. Il fascicolo della Procura per ora non contiene indagati ne ipotesi di reato. E’ un’indagine a modello 45, di tipo ‘conoscitivo’, che prende spunto anche dalla pubblicazione di articoli giornalistici sulle vicende della discussa riapertura di Taverna del Re, che solo poche ore prima dell’emissione dell’ordinanza Cesaro, il sottosegretario Guido Bertolaso escludeva categoricamente e in seguito ha definito “un errore”. Dichiarazione che ha suscitato la piccata reazione del presidente della Provincia: “La cosa mi stupisce – ha detto Cesaro – la riapertura era stata concordata con la Protezione Civile di Bertolaso”.

Tra i documenti che verranno acquisiti dai pm nelle prossime ore, la copia dell’ordinanza firmata da Cesaro e dell’intesa datata 2008 tra il governo Berlusconi e il sindaco di Giugliano, pubblicata nei giorni scorsi su ilfattoquotidiano.it. Si aspetta inoltre la formalizzazione della denuncia del deputato di Idv Franco Barbato, che domenica scorsa è entrato nel sito di Taverna del Re ed è riuscito a documentarne le condizioni con un filmato realizzato col suo telefono, e in seguito ha incontrato il procuratore capo Giandomenico Lepore e l’aggiunto De Chiara per testimoniare le presunte irregolarità da lui riscontrate.

L’indagine su Taverna del Re si innesta nel fascicolo già aperto qualche settimana fa sul termovalorizzatore di Acerra, che secondo i dati illustrati dal premier Silvio Berlusconi il 28 ottobre in conferenza stampa “funziona all’84%” e brucia circa 1600 tonnellate di immondizia tritovagliata al giorno, ma che negli ultimi mesi ha subìto numerosi guasti in diverse linee, fino a rimanere del tutto fermo per un giorno. Dai primi controlli degli inquirenti, i dati sono buoni: l’impianto funziona bene e le emissioni sono nella norma. Ma un quadro più approfondito della situazione potrà essere fatto solo nei prossimi giorni.

E sono diverse le inchieste avviate sulla nuova emergenza rifiuti in Campania. Presso la Procura di Nola, competente su Terzigno, sono aperti fascicoli sulle denunce presentate dai sindaci e dai comitati civici sulle infiltrazioni delle falde acquifere sottostanti la discarica di Cava Sari, e su alcuni preoccupanti rilievi dell’Arpac risalenti al 2009. Mentre la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli indaga sulle presunte infiltrazioni della camorra nei disordini tra Terzigno e Boscoreale, quando la protesta pacifica dei comitati che si battono per la chiusura della discarica di Cava Sari è stata inquinata da scontri, violenze, lanci di molotov e autocompattatori bruciati. Quattro gli indagati, appartenenti ai clan egemoni del vesuviano. Ma sono ancora poco chiari gli interessi dei camorristi nel tenere chiusi gli sversatoi: di solito, la criminalità organizzata punta ad aprirli, per poi lucrare sul traffico di rifiuti.