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Bomba a Reggio Calabria. L’attentato sarebbe collegato ai contrasti in Procura

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Un attentato collegato ai dissidi interni alla Procura di Reggio Calabria. E’ quanto emerge dall’inchiesta  condotta dai magistrati di Catanzaro sulla bomba esplosa, lo scorso 3 gennaio, contro il Palazzo di giustizia della città calabrese.

Secondo le indagini, l’attentato sarebbe riconducibile a una reazione della cosca Serraino dopo che il procuratore generale Salvatore Di Landro, che aveva preso servizio negli uffici nel novembre del 2009, aveva deciso di revocare alcuni fascicoli processuali al sostituto Francesco Neri.

Questa mattina all’alba una operazione dei carabinieri ha portato in carcere 22 persone. Per l’accusa quattro di loro sarebbero gli organizzatori e gli esecutori dell’attacco dinamitardo contro la procura di Reggio Calabria.

Il procuratore generale Di Landro ha collegato l’attentato ai contrasti col sostituto procuratore generale Francesco Neri: “Quanto sta emergendo conferma le ipotesi che erano state fatte nell’immediatezza in merito al movente dell’attentato del 3 gennaio contro la Procura generale. “Si tratta di congetture – ha aggiunto il Pg – che furono fatte non soltanto da me, ma anche dai partecipanti ad una riunione di coordinamento in Prefettura. Il risultato, quindi, di una riflessione collegiale. Congetture che riguardavano i contrasti all’interno dell’ufficio, con particolare riferimento alla sostituzione del rappresentante della pubblica accusa nel processo d’appello per l’omicidio della guardia giurata Luigi Rende“.

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