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Libero l’imprenditore Buglione
Ma sul sequestro è mistero

Il suo racconto sembra non convincere gli investigatori. Restano aperte diverse ipotesi, dalla vendetta alla simulazione, fino a un avvertimento di stampo mafioso
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Si è liberato da solo Antonio Buglione, l’imprenditore napoletano, re della vigilanza privata campana, sequestrato la sera di domenica a Saviano, comune alle porte di Napoli dove vive. Un sequestro-lampo che si tinge ancor più di giallo: in un primo momento era trapelata la notizia che Buglione fosse stato liberato dai Carabinieri. Ma non è andata così: è stato lo stesso Buglione a chiamare i militari dopo essersi recato nella villetta di un conoscente, a Marigliano, poco distante dal luogo dove è stato tenuto prigioniero. È lì che i Carabinieri lo hanno trovato con una ferita al sopracciglio, un occhio tumefatto e contusioni al torace.

Buglione è poi stato interrogato. Ma il suo racconto sulle sue ultime 36 ore sembra non convincere del tutto gli investigatori. C’è da capire cosa sia successo davvero dalle 21 di domenica sera fino a questa mattina, il perché di un gesto così clamoroso.

Restano aperte tutte le ipotesi, dalla vendetta personale alla simulazione, fino a un avvertimento di stampo mafioso. Anche se la pista della criminalità organizzata perde consistenza alla luce degli ultimi sviluppi. Bisogna, infine, chiarire se sia stato pagato il riscatto da 5 milioni di euro che, subito dopo il rapimento, i presunti sequestratori avevano chiesto. Lo avevano fatto chiamando direttamente sul telefono privato del fratello dell’imprenditore: un particolare che farebbe pensare che i rapitori, in passato, hanno già avuto contatti con la vittima e con la sua famiglia.

Una famiglia, quella dei Buglione, già al centro della cronaca negli anni scorsi. Lo stesso Antonio è stato coinvolto in inchieste di camorra, legami che hanno procurato alle sue aziende di vigilanza privata – l’ultima volta lo scorso aprile – il ritiro della certificazione antimafia. Da allora, i Buglione hanno intestato le società a terzi ed è iniziato il calvario per i dipendenti – molti dei quali impegnati in servizi di vigilanza in Istituzioni campane e banche – che da allora non hanno più percepito regolarmente il proprio stipendio. Malumori, proteste anche clamorose: un clima di tensione che si è sopito solo nelle ultime 36 ore, dalla notizia del sequestro fino alla liberazione.

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