Non sono servite a nulla le proteste degli animalisti. La nuova direttiva Ue sulla vivisezione è passata con il sì di una larga maggioranza del Parlamento europeo. I gruppi dei Verdi hanno provato fino all’ultimo a modificarla con tre emendamenti che chiedevano maggiori incentivi ai metodi alternativi di ricerca, più tutele per i primati non umani e la possibilità per gli Stati membri di adottare misure più restrittive nella sperimentazione sugli animali. Ma tutti e tre gli emendamenti sono finiti nel cestino. La direttiva approvata oggi senza modifiche è secondo molti detrattori “schizofrenica”: se da una parte prevede più ispezioni negli allevamenti e nei laboratori rispetto al passato, dall’altra limita la possibilità stessa per i singoli Stati membri di adottare maggiori tutele per i 12 milioni di animali utilizzati ogni anno in esperimenti scientifici.

Gli animalisti urlano che questa direttiva livella gli standard di tutela “al ribasso”. Scarsi sono gli incentivi a quei “metodi alternativi” di sperimentazione che non prevedono l’utilizzo di cavie da laboratorio. Metodi che invece vengono sempre più presi in considerazione negli negli Stati Uniti, dove il Consiglio nazionale delle ricerche ha ribadito l’importanza di un “radicale cambiamento nella sperimentazione”. Gli animalisti, poi, considerano insufficienti le tutele che la direttiva riserva ai primati non umani. Non piacciono nemmeno le “deroghe” previste per l’utilizzo di animali randagi nei test. Un autogol, infine, il tentativo di limitare il numero delle cavie nei test, “riutilizzando” uno stesso animale più volte se non è stata superata una soglia “moderata” di dolore.

Insomma, quella appena approvata, sembra una norma al ribasso, perché alcuni paesi, Italia compresa, hanno una legislazione più avanzata e ora, paradossalmente, dovrebbero fare un passo indietro. Oppure dovrebbero inoltrare alla Ue una domanda esplicita per mantenere le loro attuali regole.

Gli eurodeputati, invece, hanno deciso di non dare retta alle centinaia di mail di protesta che hanno ricevuto nei giorni scorsi. E, per non mettere in discussione una direttiva che è il risultato dell’accordo raggiunto con il Consiglio europeo, hanno votato in maggioranza contro i tre emendamenti dei Verdi. Così, secondo i gruppi contro la vivisezione, le condizioni degli animali peggioreranno: le minori tutele significano ritornare a un passato fatto di gabbie e test inutili e dolorosi.

Senza successo è stato anche il tentativo di Sonia Alfano, eurodeputata Idv, di riportare la discussione in commissione Ambiente. Contrario lo stesso presidente della commissione, Paolo De Castro (gruppo Socialisti Democratici), che ritiene questa direttiva “un buon testo dopo un anno e mezzo di compromessi istituzionali”. Soddisfatta per il voto di oggi la relatrice della norma Elisabeth Jeggle, eurodeputata popolare tedesca, che ha detto: “Si è evitato di gettare al vento un lungo ed elaborato accordo con il Consiglio che avrebbe lasciato l’Europa stagnare nell’obsoleta legislazione del 1986”.

La Jeggle ha potuto contare sull’appoggio di buona parte del mondo scientifico e di una minoranza di associazioni animaliste, che apprezzano i passi avanti di questa direttiva rispetto alla precedente del 1986: l’introduzione di ispezioni più approfondite in laboratorio, di limiti nelle soglie di dolore durante i test, di nuove regole nell’allevamento, crescita e trattamento della cavie da laboratorio. Passi avanti che secondo gran parte delle associazioni in difesa degli animali sono fumo negli occhi: “Purtroppo sono andate deluse le aspettative di quanti speravano che il provvedimento favorisse il ricorso a metodi sperimentali sostitutivi alla vivisezione”, ha fatto sapere l’Enpa (Ente nazionale protezione animali).

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