Il 3 settembre scorso il ministro per la Funzione pubblica e l’innovazione Renato Brunetta ha preso carta e penna – in senso reale e non figurato – ed attraverso una Circolare, ha chiarito a tutte le pubbliche amministrazioni che le domande di concorso presentate a mezzo posta elettronica certificata [n.d.r. la famosa PEC] anziché a mano o raccomandata a/r così come previsto dalla vigente disciplina devono considerarsi valide ed efficaci senza bisogno di alcun ulteriore intervento normativo o regolamentare.

Con la stessa Circolare, il ministro Brunetta chiarisce altresì che ai fini della validità della domanda di partecipazione al concorso non è necessario che la stessa sia firmata digitalmente dal candidato essendo sufficiente l’identificazione da parte di quest’ultimo attraverso l’utilizzo delle credenziali relative al proprio indirizzo di posta elettronica certificata.

La Circolare si inserisce, come ricorda lo stesso Brunetta, nel significativo impegno che “è stato profuso ed è tuttora profuso da questo Ministero per rendere la posta elettronica certificata lo strumento principale di comunicazione tra amministrazioni e nei rapporti con i cittadini”.

Sul contenuto della Circolare ci sarebbe molto da dire.

Si potrebbe, ad esempio, provare a spiegare al ministro che in un Paese come il nostro in cui oltre il 50% dei cittadini non ha accesso ad adeguate risorse di connettività e/o è privo di adeguata alfabetizzazione informatica, la filosofia del “pane e PEC per tutti” rischia di acuire il digital divide, premiando i fortunati e rendendo ancora più sfortunati gli sfortunati che, da domani – a differenza dei più fortunati – per partecipare ad un concorso pubblico dovranno uscire da casa e, soprattutto, disporranno di un termine di fatto più breve, dovendosi recare fisicamente in un ufficio postale o presso l’amministrazione che ha bandito il concorso.

Egualmente si potrebbe, pure, provare a spiegare al ministro – che sul punto ha, tuttavia, l’alibi di una normativa scritta davvero male – inviare una domanda a mezzo PEC non può e non deve essere equiparato a firmare digitalmente quella domanda perché, da sempre, spedire a mezzo raccomandata a/r e una cosa e firmare un documento è una cosa completamente diversa e non c’è alcuna valida ragione per sovvertire, nel dominio dei bit, l’ordine naturale delle cose.

Ma, qui, meno prosaicamente e, forse, con una punta di ironia all’agrodolce in più, è un altro l’aspetto dell’ultima iniziativa del meno fannullone tra i non fannulloni da evidenziare: la Circolare è, infatti, uno straordinario capolavoro di incoerenza perché è stata trasmessa a decine e decine di amministrazioni pubbliche su supporto cartaceo, sottoscritta in nero con un meraviglioso autografo ministeriale e, come se non bastasse, siglata, pagina per pagina, in blu, dallo stesso ministro dell’innovazione.

Una volta avvedutisi degli scarabocchi ministeriali sul foglio di carta intestata “Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione Pubblica”, la lettura della premessa della Circolare risulta tragicomica.

Scrive il ministro Brunetta:

“Il contesto normativo si è da tempo evoluto in coerenza con l’obiettivo illustrato [n.d.r. quello di rendere la PEC il principale strumento di comunicazione tra le amministrazioni]…si tratta ora di darvi piena attuazione con misure rapide e continue di adeguamento dei sistemi di comunicazione sia sotto l’aspetto delle infrastrutture, sia sotto l’aspetto delle procedure amministrative con soluzioni che prevedano, ove necessario anche una revisione delle prassi seguite [n.d.r. come ad esempio firmare e siglare in blu una circolare ed inviarla per posta alle amministrazioni destinatarie!!] ed un aggiornamento della modlistica e delle formule standard utilizzate nei provvedimenti [n.d.r. forse sarebbe il caso di cominciare proprio dai provvedimenti del ministro dell’Innovazione]“.

Ed ecco come chiosa Brunetta:

“Il percorso è da tempo avviato e ritardarne l’evoluzione non può che arrecare svantaggi alla comunicazione tra le amministrazioni, a quella con i cittadini, all’esigenza di contenere i costi dell’apparato pubblico” [n.d.r.: sacrosanto, solo, forse, si potrebbe cominciare con il dare il buon esempio].

Sembra di sentirlo il ministro in piedi sulla sua poltrona:”Italiani, dite addio alla carta ed alle firme…firmato [in nero] e siglato [in blu] Renato Brunetta, ministro dell’Innovazione!”.

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