Berlusconi è finito, il governo è al crepuscolo, siamo alla vigilia di una svolta…

Quante volte abbiamo sentito queste profezie risuonare nelle nostre orecchie? Tante, forse troppe.

Berlusconi non è finito, e non lo sarà nemmeno se questa dovesse essere per davvero la volta buona.

Perchè Berlusconi siamo noi!

L’opposizione (o presunta tale) ha trascorso gli ultimi 15 anni a gridare al regime, denunciando più volte il conflitto di interessi (senza peraltro risolverlo quando ne aveva l’occasione), lamentandosi continuamente dei cinque minuti in meno che veniva riservato loro ai tigì della tv di Stato…

Senza accorgersi o capire che il biscione non si nascondeva in quei fottuti cinque minuti di celebrità quotidiana riservata ai narcisi funzionari di partito, che salivano alla ribalta durante l’ora di cena per brevi e proverbiali dichiarazioni sul nulla, ma nelle rimanenti 23 ore e 55 minuti di palinsesto televisivo che andava in onda a reti unificate, pubbliche e private.

Un messaggio martellante, senza contraddittorio, tuttora in onda, che ci ha insegnato come e cosa si mangia, quanto e dove consumare, di chi avere paura. Un’idea di società e un modello di sviluppo basati su crescita infinita e terrore, egoismo e usa e getta…

Ed è così che siamo diventati Berlusconi, ed è per questo che Berlusconi non cadrà con la caduta del suo stramaledetto governo di nani e ballerine…

Noi siamo Berlusconi ogni volta che entriamo in un ufficio pubblico e con il sorriso sotto ai baffi ci rivolgiamo all’amico, al cugino, al vicino di casa funzionario chiedendogli con una pacca sulla spalla di mandare avanti la pratica.

Siamo Berlusconi quando ficchiamo un mozzicone di sigaretta sotto alla sabbia, quando gettiamo la confezione dell’ultima rivista patinata dal finestrino dell’auto.

Siamo Berlusconi quando parcheggiamo il nostro SUV strafottente in doppia fila, e magari abbiamo pure il coraggio di alzar la voce con il vigile urbano che si permette di farci un’osservazione.

Siamo Berlusconi quando non sappiamo più distinguere il bene dal male, gli onesti dai disonesti, e al bar sotto casa lanciamo improperi contro tutto e tutti.

Mi chiedo sempre più spesso se qualche dirigente del centrosinistra si sia mai posto per una volta il problema di uscire dal teleschermo e dal loft delle loro sedi di cartongesso per entrare in contatto con un ragazzino, uno qualunque, di 15 anni. O anche di 18. O anche di 20.

Per avere di fronte chiaro e netto il “prodotto” di 20 anni di tv berlusconiana: si renderebbe conto, in pochi istanti, che tra lui e il ragazzino non c’è più alcun contatto, nessun punto in comune, nessun aggancio da cui ripartire. Il nostro dirigente di sinistra proverebbe ad interloquire, ma sarebbe inutile…

Quello stesso ragazzino che al contrario ascolterebbe Berlusconi. Perché ne sarebbe in qualche modo affascinato, attratto. Si capirebbero

Ci vorrà del tempo, per tornare a parlare con quel ragazzino, non sarà sufficiente una tornata elettorale, o qualche mese da caduta di impero…

Bisognerà che ognuno di noi la smetta di essere Berlusconi, bisognerà che ciascuno si assuma la responsabilità di diffondere un contagio al contrario, diffondendo ovunque possibile un virus positivo di una nuova cultura, di un nuovo modello di società, di un nuovo futuro.

Perché Berlusconi cada davvero è necessario cadere un pò anche noi… e prima ce ne rendiamo conto prima abbatteremo le difese immunitarie che il nostro corpo, e il nostro cervello, hanno eretto inconsciamente in questi lunghi 20 anni di ipnosi collettiva.