ZZZIIPPPPP Trolley chiuso, si riparte La valigia sul letto, quella di un lungo viaggio…

Ultimi imperdibili minuti di Notti Mondiali, forse il programma comico più riuscito nella storia della Rai. La presenza in studio, a Piazza di Siena, del direttore di Raisport Eugenio De Paoli, induce tutti alla riflessione, che sconfina quasi nella commozione. De Paoli: “Il saluto di Mandela mi ha ricordato Alì tedoforo ad Atlanta ‘96”. Costanzo: “Emozioni indimenticabili”. Perfino Galeazzi: “Il vero vincitore di questo Mondiale è il Sudafrica e il suo popolo”. Ma in studio c’è il cabarettista Dado, che prende la parola: “Ringrazio la Spagna per aver reso inconsolabili tante ragazze olandesi che qui, adesso, i nostri ragazzi italiani stanno cercando di aiutare…”. Luca De Capitani, inviato Rai dal Soccer Stadium, prima dei saluti: “Abbiamo visto uscire insieme dallo stadio una strana coppia: Lapo Elkann e Fabio Cannavaro”. Amedeo Goria, spedito preventivamente a Madrid e visibilmente su di giri tra le tifose in festa: “Eccoci qui, direttamente dalla movida madrilena. Vedete quanta gioia anche per le nostre telecamere (?), festeggiamo con gli amici madrileni, che in fondo sono nostri cugini”. O cugine. Come era quel detto? Non c’è cosa più divina… Ultimo collegamento con piazza di Siena, prima del doloroso addio una canzoncina di Dado, così per rallegrarci. E’ una specie di tributo a Notti Mondiali: “Per Zazzaroni i riflessi corvini, quelli di Rita Levi Montalcini… Per Galeazzi dopo la frutta, sei un altro piatto de pastasciutta!”

VINCERE E VINCEREMO (perdere e perderemo…) Lui l’aveva pronosticato, certo…

Da lunedì Paul è ufficialmente in pensione. “Non è mica un pirla – scrive con la consueta eleganza Fabrizio Biasin di Libero –. Non fa come Cannavaro, che se si ritirava quattro anni fa diventava leggenda e invece ha fatto la figura del mollusco”. “Gli restano sei mesi di vita”, annuncia la Bild. Ed è uno choc, in effetti. Soprattutto per quelli di Libero, che a questo punto intendono adottarlo e sfruttarne i poteri per aiutare un amico… “Per difendere il Cav dagli alleati squali ci vuole il polpo Paul”, titola un editoriale di Mario Giordano. Quella che si dice strategia politica… “Se è in grado di indovinare dove finisce un pallone gonfiato, volete che non capisca dove vada a finire Casini?”. Stupore tra i lettori, Giordano lo percepisce: “Capisco che l’ipotesi possa essere un po’ azzardata, ma forse è venuto il momento di avere un po’ di coraggio…”. Col polpo? “Tra tanti squali e anguille che lo circondano nell’acquario del centrodestra, Berlusconi avrà bisogno di un consigliere fidato. Il polpo è perfetto”. Ma sì, affidiamogli il governo del Paese (che tanto…): “Ha saputo indovinare la strada che ha portato alla Coppa del Mondo, volete che non possa trovare la strada che porta al federalismo?”. Ma sì, incamminiamoci tutti… “Octopus delle mie brame, chi sarà dunque l’alleato del reame? Suvvia, una risata mollusca ci salverà”. Pensi a salvare Giordano.

Il Corriere della Sera chiude il Mondiale in bellezza, affidando alla penna affilata di Alberto Costa il bilancio delle gaffe indimenticabili. Noi ne abbiamo fatto una piccola classifica. Prima: “Zambrotta e Buffon che paragonarono Di Natale a Torres e Messi”. Seconda: “Fabio Capello che alla vigilia di Slovenia-Inghilterra, dopo i pareggi con Usa e Algeria, sentenziò: “Non sono pazzo, gli inglesi sono da finale”. Terza: “La Gazzetta che titolò “Muchas Gratias Svizzera” dopo la sconfitta della Spagna, sottolineando nel sommario di prima pagina come la “sconfitta di Iniesta &c. disegna uno scenario favorevole all’Italia che, vincendo il girone, potrebbe evitare i campioni d’Europa nei quarti”. Quarta: “Il tecnico Rodomir Antic che dopo aver battuto la Germania disse: “Arroganti ed energici: siamo noi serbi”. Eliminato pure lui al primo turno”. Quinta: “Silvio Berlusconi che, una volta eliminati gli azzurri, non ci ha pensato due volte a fondarsi sul Brasile: “Ora tifo per Kakà”.

BAFANA BAFANA I nostri ragazzi Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro…

The Oscar goes to… Ivan Zazzaroni! Bello, bravo, elegante, puntuale, un uomo da sposare e un giornalista da assumere, subito! Non smetteremo mai di ringraziare Libero per avergli concesso una paginetta al giorno. E’ Ivan il nostro ragazzo preferito, il campione del Mondo degli inviati. E’ sua pure la zampata finale, il pagellone del mese trascorso in Sudafrica. “Trentun giorni, tremilaseicento chilometri in auto o con un pulmino i cui sedili puzzavano di piscio di gatto (mai visto un gatto), troppo rumore e insomma Sudafrica 2010 dalla A alla Zuma”. Ah, ecco la genialata, è l’alfabeto del Mondiale. “A come afrikaner o africanacci, gli eredi dei boeri…”. Vi segnaliamo la lettera migliore. “H come hotel, per la precisione il Birhwood di Boksburg, una delle zone più difficili di Jozi, a sette chilometri dall’aeroporto internazionale. Ci ho vissuto per quaranta giorni insieme ad un’ottantina di italiani, tra giornalisti e tecnici Rai. Il classico posto di merda”. Una menzione merita anche Aldo Cazzullo del Corsera, una delle grandi firme prestate allo sport, almeno per il coraggio delle sue pagelle. “2 a Paul il Polpo. L’idea che in un Mondiale pieno di simboli e suggestioni l’umanità si sia appassionata a una trombetta e a un mollusco è deprimente. Consolerebbe saperlo bollito con le patate”.

MAI DIRE MONDIALI Gli articoli impossibili. Se l’italiano è un’opinione…

E’ stato un Mondiale particolarmente “esotico”, grazie ai titoli della Gazzetta dello Sport. Vediamo i migliori:

17 giugno, Spagna battuta. “Muchas Gracias Svizzera”.

23 giugno, Francia fuori. “Diego olè e Domenech tiè”.

4 luglio, Argentina eliminata dalla Germania. “Asfaltaten”

5 luglio, vigilia delle semifinali. “Top, flop & boom”.

8 luglio, dopo la semifinale Spagna-Germania: “Spagna sei guapa!”.

11 luglio, giorno della finalissima: “Olanda o Spagna, il calcio ci guadagna”.

12 luglio, Spagna campione del Mondo: “Conquistadores”.

E oggi, 13 luglio: “Benitez, un gran dritto! Comincia una nuova era all’Inter”. Come se nulla prima fosse successo.

SUDAFRICA MON AMOUR Silvia rimembri ancora Quando l’inviato diventa poeta…

Un grazie sentito a Marco Bucciantini, inviato de l’Unità. Non sappiamo scegliere il suo pezzo migliore, allora ve ne riproponiamo due. Il primo, dopo una conferenza stampa di Lippi particolarmente vivace. “In Sudafrica la luna è diversa: non si riempie rimpolpando un D, non si svuota consumando una C. Si veste dal basso verso l’alto quando è crescente come in questi giorni, o viceversa. Cosa c’entra con il nostro lavoro quaggiù? Assolutamente niente”. E il finale: “Com’è da stupidi guardare il dito, quando c’è una bellissima luna che si spoglia al contrario”. Il secondo, dopo Germania-Inghilterra 4-1: “A volte la storia la scrivono gli sconfitti. E resta segreta, per anni. I vincitori credono che non ci sia niente da ricordare, se non il trionfo, e che questo abbia pacificato tutto e tutti, col tempo. E piccoli e grandi soprusi, che sono il pane e companatico di ogni agape vittoriosa, siano stati digeriti o sparecchiati. Si sbagliano”. Da qui, l’urlo Agapeeeee…

TROMBETTA A CHI? Premio vuvuzela, the winner is… Dacci oggi la nostra pernacchia quotidiana, il migliore del giorno

La migliore del mese, in realtà, è un inedito. Lo abbiamo ritrovato tra ritagli, un pezzo de Il Foglio scritto da Camillo Langone. Costui scrive di enogastronomia su Panorama e di letteratura su Il Giornale. Ma dà il meglio di sé su Il Foglio, dove, tra le altre cose, cura una rubrica dedicata alla recensione delle messe celebrate nelle chiese italiane. Il pezzo di Langone risale al 17 giugno 2010, tre giorni dopo Italia-Paraguay. Allora impazzavano le polemiche con i leghisti e Radio Padania aveva tifato apertamente per i sudamericani. Langone non stava né con gli uni né con gli altri, non sapeva scegliere. “Il contro tifo di Radio Padania è qualcosa di tristissimo, un miscuglio di inguardabili passioni spinoziane, un groviglio di impotenza, risentimento, desiderio di vendetta. D’altro canto tifare per la Nazionale italiana mi è impossibile. Innanzitutto come cristiano. Quando provo a introdurre questo concetto vedo sempre le bocche formare delle grosse O, si vede che venti secoli di prediche domenicali non sono servite ad un cazzo. Come cristiano e quindi come uomo sono contrario a qualsiasi forma di sport, di più: a qualsiasi forma di competizione, in qualsiasi campo. L’ambizione deve fare orrore siccome si nutre di invidia e si realizza nell’umiliazione altrui. Di solito a questo punto le bocche smontano le grosse O e cominciano a inveire, come contro un pazzo pericoloso…”. Chiamate la neuro, forse facciamo ancora in tempo.

MESSAGE IN A BOTTLE Ai posteri… Se salutamo adesso, non se vedemo più!

C’eravamo affezionati, ne sentiremo la mancanza. Come faremo a sopravvivere senza le chiacchiere del bar del Foglio? Vi lasciamo con la lettera di un affezionato lettore (Claudio Baleani) a Giuliano Ferrara, pubblicata martedì 13 luglio 2010. “Al direttore. Ha vinto la Spagna. Che per la redazione e per quelli del bar dello sport sia una lezione e un bagno di umiltà. Una lezione perché l’intellettualismo non funziona e soprattutto i fumi delle sostanze psicotrope (certi discorsi sennò non me li spiego) non sono buoni consiglieri”.

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