Deserto messicano, primi del Novecento. All’orizzonte si ammassano nubi d’argento, cariche di pioggia, pesanti, minacciose, alte e meravigliose. Mentre sorge un nuovo giorno il sole manca all’appello e con lui le nostre speranze di intascare una taglia per intero: il bastardo che stavamo cercando è fuggito col nostro cavallo e il ronzino su cui siamo saltati fulmineamente in groppa per raggiungere il furfante ci ha appena disarcionati. Ma poteva finire peggio, chiedetelo agli avvoltoi che pasteggiano sui corpi disseminati lungo il nostro cammino. Questo è il mondo di Red Dead Redemption, un mondo che i bravi artigiani digitali della Rockstar Games (gli stessi del controverso ma inaspettatamente profondo Grand Theft Auto) hanno creato da zero, innalzando montagne e villaggi, cesellando con cura ogni dettaglio e riversando sulle tre regioni esplorabili dal giocatore vita artificiale e comparse essenziali per la nostra immedesimazione.

Un mondo alternativo su cui riversare lo stress quotidiano, vestendo i panni di John Marston, un uomo dal passato difficile, pronto a lasciarsi tutto alle spalle per una moglie da amare, un figlio da crescere, un terreno da coltivare. Ma uscirne non è mai facile, negarlo a se stessi non basta. Avvicinato da due federali (negli anni in cui è ambientato il gioco negli Stati Uniti era in corso la formazione del moderno Fbi), Marston viene messo sotto scacco: “Portaci i tuoi ex compagni di scorribande o è meglio che ti scordi della tua famiglia”. Il leit motiv di questa incredibile epopea western (l’avventura può durare venti o settanta e passa ore, a seconda di come deciderete di affrontarla) non lascia scampo.

Ammirando Red Dead Redemption prendere vita davanti ai nostri occhi capiamo perché così poche software house hanno avuto il coraggio di sfidare la dura legge del west. Un videogioco non è come un film, non basta dare l’illusione di una città con un po’ di cartongesso e tanta vetroresina, un videogioco necessita di un mondo vivo, credibile, dal giorno alla notte. Le aquile devono sfrecciare all’orizzonte, lo strillone uscire ogni mattina per offrire una nuova edizione del giornale (la cui prima pagina, nel gioco, si può tranquillamente leggere quando più lo riterremo opportuno), i saloon si devono popolare la sera e i più ubriachi finire a rinfrescarsi le idee con la testa in una botte piena d’acqua. Tutto questo e molto, molto di più, può accadere in Red Dead Redemption, dove potrete passare ore giocando a poker nel privé di Blackwater, accamparvi in una foresta durante una battuta di caccia agli orsi, prendere il treno e godervi il viaggio seduti o sul tetto, magari ingannando il tempo sparando ai corvi.

Gli amanti del genere potrebbero divertirsi un mondo anche solo contando le immancabili citazioni inserite dagli sviluppatori. L’Alejandro Jodorowsky più grottesco, l’immancabile Sergio Leone, il Clint Eastwood più maturo, chi più e chi meno sono tutti presenti in Red Dead Redemption, uno dei titoli più incredibili degli ultimi anni, un must per chiunque possegga una PlayStation3 o un Xbox360.

PEGI (età consigliata): 18+

Formato: Xbox360, PlayStation3

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