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La pancia leghista urla di rabbia
contro i suoi leader: siete impazziti?

Un colpo di mano da parte di Berlusconi, ecco cosa pensa il popolo della Lega della nomina a neoministro di Aldo Brancher
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La pancia urla di rabbia, la testa si cuce la bocca. Sono le due facce della Lega Nord di fronte al caso Brancher. Una vergogna per i militanti, che da giorni inondano internet di proteste e sdegno contro il neo-ministro: il più imbarazzante dei problemi per i dirigenti, che venerdì hanno osservato la consegna del silenzio. Un deciso cambio di rotta, dopo i primi fuochi. Sei giorni fa Bossi aveva messo subito le cose in chiaro: “C’è solo un ministro per il federalismo, e sono io. Con Brancher non è cambiato nulla”.

Gli altri maggiorenti del partito avevano riempito i giornali di frasi al vetriolo (rigorosamente anonime) su quello che considerano un colpo di mano di Berlusconi. Inatteso e rumoroso. Ieri invece ha parlato solo l’eurodeputato Speroni, grigiamente benevolo: “Do un giudizio positivo sulla nomina di Brancher, lo conosco bene: ha sempre lavorato per il federalismo e continuerà a farlo”. Gli altri, zitti e muti, perché c’è pur sempre un governo da tenere in piedi, in qualche modo. Ma la base della Lega non vuole sentire ragioni. E si sfoga sulla rete, alla sua maniera. Sul sito dei Giovani Padani lo scontento trabocca. “Berlusconi ha fatto ministro Brancher per salvarlo dalle inferriate” attacca Matt06. Gli fa eco Xiver90: “Solo in Italia possono succedere cose simili, bisogna avere una gran faccia di bronzo per fare una nomina del genere. Per fortuna che l’Italia ha perso i Mondiali, così un pallone che rimbalza di qua e di là non distrarrà la gente dai veri problemi che affliggono da troppo tempo questo assurdo Stato. Ma che vadano tutti in mona: Berlusconi e anche il suo stupido partito”.

C’è chi ricorda le concessioni passate: “Passi fare la leggina ad hoc per il nano di Arcore, ma qua stiamo davvero salvando cani e porci”. Tale Grenald è più sintetico: “E’ uno schifo”. Tra una stilettata e l’altra, affiorano anche critiche al Carroccio silente. “Sono senza parole – gema Maxpadanolibero – e non condivido assolutamente il silenzio della Lega, lo trovo incredibile. Ministero sul Federalismo a un corruttore berlusconiano e non a un nostro, che poi usa una legge per pararsi il culo che noi abbiamo approvato a denti stretti per ottenere il federalismo. Praticamente ce lo stiamo prendendo tre volte in un colpo solo. E taciamo compiaciuti”. Le proteste tracimano anche sul profilo Facebook dell’eurodeputato Matteo Salvini. E Teresa si macera: “Se penso a tutti i gadget che ho venduto, ai volantinaggi, ai gazebo e alle tessere vendute. Io ho amato la Lega ed è per questo che sono stufa di farmi prendere per il …”. La delusione dei militanti, il motore dei successi elettorali del Carroccio, è un mare gonfio di dubbi.

Un’ondata difficile da contenere, per un partito sempre pronto a vantarsi della capacità di ascoltare la “sua” gente, di assecondarne gli umori. Quella stessa gente che di Brancher non vuole proprio saperne. E semina riserve pesanti sui generali del partito. Sul profilo Facebook del giornalista Max Parisi (Tele Padania), Elda si chiede: “Chi sono i fidati del capo? Pochissimi, visto che hanno fatto di tutto per snaturare la Lega”.
Teresio si spinge oltre, e mette in dubbio il leader supremo: “Non ci sono attenuanti generiche: o Bossi è veramente stato truffato, oppure è complice fino al midollo”. Per poi aggiungere: “Cosa aspetta a rovesciare il tavolo?”. Ovvero a rompere con Berlusconi. Un alleato ormai troppo scomodo, per tanti militanti della Lega. Che parlano anche della nomina di Brancher come di “un castigo impartito” dal premier, e lanciano moniti da allarme rosso: “In questo modo la Lega va in tilt, e sposta il consenso su Berlusconi”. Sospetti, analisi, inviti a fare marcia indietro si rincorrono. “A che ci serve Brancher?” si lamenta Bossi78 su uno dei tanti forum (non ufficiali) intitolati alla Lega. Marcopadano risponde con stoico ottimismo: “L’obiettivo rimane il federalismo fiscale, poi sarà Padania libera. Bossi sa quel che fa, chi se ne frega di Brancher”. Un attestato di fede: nonostante tutto.

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