Cittadini delle periferie contro i migranti ospiti dei centri d’accoglienza. Giustizia privata e disagio sociale, in seno a una conflittualità che ancora una volta colpisce le aree più difficili di Roma. Un film già visto nella Capitale, che stavolta per poco non è sfociato in un casus belli per qualcosa di ancora più grave. Tiburtino III, periferia est di Roma: il IV Municipio è insieme al VI – quello di Tor Bella Monaca – dove insistono il maggior numero di centri d’accoglienza per richiedenti asilo della città, insieme a un quadro che vede interi quartieri formati da case popolari, degrado, casinò e prostituzione diffusa.

Eritreo accoltellato. Pm: “Tentato omicidio”
Qui, nella notte tra martedì e mercoledì, un gruppo di residenti della zona ha tentato l’assalto al centro di accoglienza di via del Frantoio – già contestato da CasaPound negli scorsi mesi – dopo che tre ragazzi hanno raccontato ai parenti di aver subito un’aggressione con lancio di sassi da parte di un profugo. Ad avere la peggio, un cittadino eritreo di 40 anni finito in ospedale dopo una coltellata nella schiena, all’altezza del rene, e dichiarato fuori pericolo di vita e ha avuto una prima prognosi di 30 giorni. L’episodio ha spinto la procura di Roma ad aprire un’indagine per tentato omicidio. Ma sarebbe potuta andare molto peggio, se non ci fosse stato l’arrivo per tempo delle forze dell’ordine.

L’allarme dei ragazzi
I fatti. Secondo la ricostruzione dei residenti, i tre ragazzini residenti nel quartiere al rientro a casa dopo un giro con un bimbo di quasi due anni avrebbero raccontato alla madre di aver subito il lancio di sassi da parte di un ospite del centro d’accoglienza, struttura gestita dalla Croce Rossa Italiana e confinante con una scuola elementare. Ma la Cri sostiene che l’uomo non sia un ospite della struttura. Intorno alla mezzanotte, la donna e diversi parenti sono scesi dall’abitazione e – senza chiedere l’intervento delle forze dell’ordine – si sono diretti verso il centro d’accoglienza intenti a prendere di petto l’uomo individuato dai figli come l’autore della presunta aggressione.

Il tentativo di assalto
“Davanti ai cancelli – raccontano gli investigatori a ilfattoquotidiano.it la donna è arrivata scortata“. L’episodio ha attirato l’attenzione di altri ospiti del centro d’accoglienza, accorsi in supporto dell’uomo e da questo momento nella ricostruzione c’è un vuoto, su cui dovranno lavorare gli investigatori. Infatti all’arrivo dei carabinieri e delle forze di polizia a supporto – avvertiti da altri residenti negli edifici limitrofi – la discussione animata era terminata e le persone avevano fatto ritorno nelle loro case. I militari hanno trovato il 40enne eritreo a terra, ferito alla schiena, che è stato subito soccorso e che non ha fornito conferme o motivazioni rispetto al gesto denunciato dai ragazzi e divenuto “casus belli”.

Croce Rossa: “Non era nostro ospite”
“Quanto è accaduto questa notte al Tiburtino è sintomo di una situazione di tensione. Siamo preoccupati per la pacifica convivenza di tutti”, afferma in una nota la Croce Rossa che ospita nel centro, aperto nel 2015, un’ottantina di persone (non solo straniere, ma anche senzatetto italiani). “Il fatto che circolino notizie varie e spesso infondate è il segnale che non si vuole stare alla realtà dei fatti. Una realtà è che la persona eritrea ferita non è ospite del presidio umanitario dalla fine di luglio scorso, ma è attualmente inserito nel programma di relocation ospite del Cas Staderini. Un altro dato di fatto è che non ci sono state persone ‘sequestrate’ e che la tensione per fortuna non ha prodotto gravi conseguenze”. La Croce Rossa aggiunge che l’eritreo “è arrivato dentro il centro già ferito” e “non c’è stato alcun sequestro e la donna era scortata da maggiorenni“.

“Sequestrata”. Ma le forze dell’ordine non confermano
Pamela, 40 anni, la donna che durante la scorsa notte è andata davanti al centro per prima racconta la sua versione dei fatti: “Sono scesa scalza e senza cellulare, dopo aver saputo da mio nipote quello che era successo. Ho cercato l’uomo in altri centri di accoglienza, poi sono arrivata in via del Frantoio. L’ho affrontato, ho tentato di colpirlo con un bastone. Lui ha reagito e sono arrivati altri ospiti del centro – ricorda – Mi hanno sequestrata, trascinata all’interno del centro e colpita”. Una parte della versione, questa, non confermata dagli investigatori e – come già detto – smentita anche dalla Croce Rossa. Erano in tanti, sostiene un altro residente, e “un gruppo di venti, trenta è uscito armato di coltelli, bottiglie rotte e bastoni“. “Alcuni di noi sono rimasti feriti – racconta ancora – colpiti dai bastoni. Hanno anche sfondato il vetro di un autobus”. “Non siamo razzisti, ma se ne devono andare, sono stato io a tirare fuori quella ragazza che ieri non volevano fare uscire dal centro. Ho rischiato di prendere le coltellate”, dice un altro residente. E alcuni abitanti sembrano non averne abbastanza e non escludono di tornare davanti al centro per “farsi giustizia”, tanto che la struttura è attualmente presidiata dalla polizia: “Da qui se ne devono andare”, ripetono.

Le reazioni della destra
A rendere noto per primo l’episodio è stata, in mattinata, Casapound Italia, che ha diffuso anche alcune fotografie dell’assedio al centro d’accoglienza. Proprio il partito di estrema destra è molto radicato sulla direttrice di via Tiburtina e già a giugno aveva portato in strada un centinaio di residenti per manifestare contro la proroga dell’affidamento della struttura. “Avevamo avvertito le istituzioni e le autorità – attacca Mauro Antonini, responsabile regionale – che quel centro andava chiuso: sono ospitati più di quanti la struttura ne possa contenere, non sono rifugiati politici bivaccano per strada dal mattino a notte fonda, degradando la parte della struttura adiacente alla scuola elementare del quartiere”. Della stessa opinione anche Fabrizio Ghera, capogruppo capitolino di Fratelli d’Italia: “La Raggi non si fermi agli annunci, basta con la scellerata decisione di scaricare nelle periferie il peso dell’immigrazione selvaggia”.

I precedenti a Tor Sapienza e Prenestino
Finora, l’episodio più grave resta quello avvenuto a novembre del 2014 nel quartiere Tor Sapienza, quando un nutrito gruppo di residenti delle case popolari, insieme a infiltrati dei gruppi ultras e movimenti politici di estrema destra, misero a ferro e fuoco per quasi una settimana l’area antistante un centro d’accoglienza per minori non accompagnati. Una vicenda che seguì di qualche settimana un altro momento di tensione, stavolta in zona Colle Prenestino (estrema periferia est, oltre il Gra), quando residenti e gruppi politici scesero in strada all’indomani dell’aggressione denunciata da un’autista dell’Atac da parte di un gruppo di migranti, ricostruzione poi rivelatasi molto ingigantita sia nei numeri che nella gravità dei fatti.

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