Il premier cinese Li Keqiang è arrivato mercoledì in Europa per il consueto summit annuale Cina-Unione europea. Il suo tour inizia da Berlino, dove incontrerà la cancelliera tedesca Angela Merkel, e terminerà l’1 e 2 giugno a Bruxelles dove invece incontrerà il presidente del consiglio europeo Donald Tusk e quello della commissione europea, Jean-Claude Juncker. L’obiettivo dichiarato è il raggiungimento di una partnership strategica tra Cina ed Eurozona fondata sul libero mercato e sulla difesa degli accordi sul clima di Parigi.

Levando in alto un boccale di birra alla festa di Trudering, vicino Monaco di Baviera, trasformata in una mini convention dei cristianodemocratici tedeschi, domenica scorsa Merkel aveva annunciato che l’Europa avrebbe dovuto presto “riappropriarsi del proprio destino” e che l’era in cui “si poteva fare pieno affidamento sugli alleati era per certi versi finita”. Frasi interpretate da più parti come un deciso strappo con la nuova amministrazione americana guidata dall’ex magnate del mattone Donald Trump e che hanno costretto, poche ore più tardi, la stessa Merkel a fare un leggero passo indietro. “Sono una convinta transatlanticista “, ha confermato la cancelliera tedesca lunedì, ribadendo al tempo stesso però che l’Europa dovrà fare meno affidamento sull’alleato americano vista l’imprevedibilità dell’attuale inquilino della Casa bianca confermata durante il vertice Nato e il G7 di Taormina della scorsa settimana.

A Berlino Merkel incontra non solo il premier cinese, ma anche il capo del governo indiano Narendra Modi, nell’ottica che è sempre più quella del reperimento di alleanze alternative a Washington. Lo stesso ministro degli esteri tedesco Sigmar Gabriel ha sostenuto nelle ultime ore che l’amministrazione Trump, puntando forte sull’interesse americano, stava indebolendo l’Occidente e avrebbe fatto poco per aiutare l’Unione a risolvere alla radice questioni come guerre, persecuzioni e cambiamento climatico, considerate alla base dell’attuale crisi migratoria. E visto il peso della Germania nell’Unione, c’è da credere che a Bruxelles non siano pochi a condividere la linea del governo tedesco.

È in questo clima che il premier cinese arriva in Europa, aprendo scenari inediti per i rapporti tra Vecchio Continente e Pechino. La Repubblica popolare, scrive il quotidiano tedesco Die Welt, si sta dimostrando sensibile al sentimento di frustrazione e sfiducia tedesco nei confronti degli Stati Uniti. Così Pechino riafferma il suo impegno su temi che di questi tempi stanno a cuore alle cancellerie del Vecchio continente: il libero scambio e la protezione degli accordi sul clima di Parigi, entrambi invisi al presidente Trump. A sottolineare il dualismo Usa-Cina è il quotidiano semiufficiale in lingua inglese Global Times che oggi sottolinea difficilmente dalla missione europea di Li Keqiang possa prendere corpo un triangolo strategico Usa-Ue-Cina.

Verso il Vecchio continente Pechino ha di questi tempi un interesse speciale: l’Europa è il continente prescelto dalla leadership cinese come meta finale del grande progetto economico, commerciale – e politico – della Nuova via della Seta. A Pechino interessa mantenere aperte le porte dei traffici commerciali con l’Europa e, non a caso, a gennaio di quest’anno, il presidente cinese Xi Jinping ha lanciato una nuova offensiva dello charme verso gli alleati europei. In un discorso programmatico davanti al World Economic Forum, il presidente cinese Xi Jinping aveva difeso la globalizzazione e proposto la candidatura della Cina a paladina del libero mercato a fronte di un’America sempre più rinchiusa in sé stessa. È stato poi con le elezioni francesi che Pechino ha ulteriormente sottolineato il suo interesse per le sorti dell’Europa: poco dopo la conferma della vittoria di Emmanuel Macron, Xi Jinping ha inviato i suoi migliori auspici al neo presidente francese augurandosi di poter costruire, anche insieme a lui, una partnership strategica”.

La partnership economica e commerciale è al centro del tour diplomatico di Li Keqiang tra Berlino e Bruxelles. La Cina è oggi il secondo partner commerciale più importante per l’Eurozona, dietro gli Stati Uniti, ma rimangono alcuni nodi da sciogliere. A gennaio la Commissione europea ha imposto tariffe anti-dumping su prodotti di acciaieria da Cina e Taiwan, cosa non gradita Oltre Muraglia, da dove sono partite accuse di protezionismo e inviti ad adottare un approccio “giusto e imparziale” nei confronti della seconda economia mondiale. Sullo sfondo, l’annosa questione del riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato, su cui Eurozona e Stati Uniti sono stati finora riluttanti.

Ma l’obiettivo non dichiarato del tour di Li è anche quello di preparare il terreno per il prossimo G20 di Amburgo, previsto per i prossimi 7 e 8 luglio. A Pechino scommettono che dopo Hangzhou nel 2016, il prossimo summit dei grandi della terra sarà appuntamento per favorire la nascita di una nuova governance globale. Fianco a fianco proprio con la Germania.

di China Files per Il Fatto

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