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Rai, Campo dall’Orto si è dimesso: la decisione del direttore generale dopo l’incontro con Padoan

A quattro giorni dalla bocciatura del suo piano news da parte del cda, il dg - voluto dall'ex premier Matteo Renzi al vertice di Viale Mazzini - ha rimesso il mandato. Ora non resta che trovare la figura di un traghettatore che assicuri una gestione oculata dell’azienda e dia garanzie sulla tornata elettorale alle porte
Rai, Campo dall’Orto si è dimesso: la decisione del direttore generale dopo l’incontro con Padoan
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Il suo piano informazione era stato bocciato lunedì dai consiglieri del cda Rai. E tra i voti contrari c’era anche quello della presidente di Viale Mazzini Monica Maggioni. Una sfiducia che ha portato il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto – voluto dall’ex premier Matteo Renzi ai vertici del servizio pubblico – a rassegnare le proprie dimissioni dopo l’incontro, durato un’ora e mezza, col ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a Via XX Settembre. Una scelta che sarà successivamente formalizzata in consiglio di amministrazione. Al ministro, secondo le indiscrezioni, Campo Dall’Orto ha parlato anche dei nodi irrisolti e più stringenti dal punto di vista temporale nell’agenda della tv pubblica: l’autoregolamentazione sulle remunerazioni che dovrebbe consentite il superamento dei cosiddetti ‘tetti’ dei compensi degli artisti, il contratto di servizio, i palinsesti della prossima stagione e il destino del piano informazione, bocciato lunedì dal cda.

Visto che ora il dg ha ufficialmente rimesso l’incarico e che l’ipotesi di un azzeramento del consiglio è di fatto archiviata (nonostante l’addio di Paolo Messa), non resta che trovare la figura di un traghettatore che assicuri una gestione oculata dell’azienda, garantendo quei risparmi chiesti a più riprese dal Pd nel corso dell’attuale mandato, e dia garanzie sulla tornata elettorale alle porte.
In mattinata Campo Dall’Orto era al Convento di Assisi per un panel sul servizio pubblico organizzato dai francescani, ma in serata ha preferito rinunciare al concerto che si terrà a Taormina in occasione del G7, proprio in previsione dell’appuntamento.

I dossier che il dg dimissionario ha presentato al ministro dovranno essere seguiti dal suo successore. L’identikit è quello di una figura interna, che sia in grado di mettersi al timone il giorno dopo la nomina. In pole sembra esserci Luciano Flussi, ora a Rai Pubblicità, che conosce perfettamente l’azienda ed essendo a fine carriera potrebbe accettare un incarico di solo un anno e mezzo. In lizza anche l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco, mentre l’ex dg Claudio Cappon, in quanto pensionato, dovrebbe svolgere l’incarico senza remunerazione. Tra gli altri nomi Valerio Fiorespino, Giovanni Minoli, Paolo Ruffini, Nino Rizzo Nervo. Dal Pd assicurano che, una volta arrivate le dimissioni di Campo Dall’Orto, la partita si potrà chiudere in pochi giorni.

Tra i dem non manca, però, chi pensa che serva una figura di alto profilo per rilanciare la tv pubblica. Contrario all’ipotesi di un traghettatore è, ad esempio, il consigliere Guelfo Guelfi, indicato proprio dal Pd. “Non si esce dall’empasse facendo finta di essere sani – dice -. Si esce con l’autorevolezza dell’assunzione di responsabilità da parte di chi la deve avere”. E’ evidente che soprattutto nella fase politica attuale, monopolizzata dalla ricerca di un accordo sulla legge elettorale, sarà difficile comunque prescindere da un’intesa con il centrodestra anche sulla Rai. “Serve un traghettatore che sia però dialogante e condiviso – avverte il consigliere Arturo Diaconale -, anche perché andiamo incontro alla campagna elettorale, non si può accettare una soluzione squilibrata”. In merito all’ipotesi di un passaggio alla direzione generale della presidente Monica Maggioni, che lo vedrebbe ricoprire il ruolo di presidente in quanto consigliere anziano (attualmente senza stipendio in quanto pensionato) afferma: “Il presidente sarebbe un impegno talmente gravoso che non sono disponibile a svolgerlo gratis, è un’ipotesi che non esiste”.

L’altro consigliere Franco Siddi si limita a sottolineare la necessità di “un cambio di passo”. Ha deciso, invece, di lasciare il consiglio, come annunciato nel corso della riunione di inizio settimana, Paolo Messa per “contribuire a far uscire l’azienda dalla condizione di danno reputazionale determinato dall’arroganza di chi fatica a riconoscere il valore ed il senso profondo del servizio pubblico”. Un addio che la presidente Maggioni commenta così: “Io non sono abituata ai segnali, ma ai fatti, specie nell’epoca delle fake news”.

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