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G7 di Taormina, l’Italia sospende il Trattato di Schengen per un mese: c’è il timore che arrivino gruppi antagonisti

Il provvedimento si tradurrà in controlli alle frontiere terrestri, nei porti e negli aeroporti, oltre a un rafforzamento della sicurezza interna che si concentrerà soprattutto nei luoghi sensibili anche fuori dalla città che ospiterà i sette capi di Stato e di Governo. Possibili code ai valichi di frontiera terrestri, quindi, ma anche negli aeroporti
G7 di Taormina, l’Italia sospende il Trattato di Schengen per un mese: c’è il timore che arrivino gruppi antagonisti
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Da mercoledì 10 maggio fino alla fine del mese il Ministero degli Interni ha sospeso il Trattato di Schengen sulla libera circolazione. Una misura “eccezionale”, si legge nel comunicato diffuso dal Viminale, in vista del G7 di Taormina del 26 e 27 maggio per prevenire e limitare l’ingresso in Italia di esponenti di gruppi antagonisti in occasione del vertice siciliano. Il provvedimento si tradurrà in controlli alle frontiere terrestri, nei porti e negli aeroporti, oltre a un rafforzamento della sicurezza interna che si concentrerà soprattutto nei luoghi sensibili anche fuori dalla città che ospiterà i sette capi di Stato e di Governo. Possibili code ai valichi di frontiera terrestri, quindi, ma anche negli aeroporti.

Per questo l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, ha invitato chi deve partire da un aeroporto italiano ad anticipare il proprio arrivo per evitare di perdere il volo. Da mesi le autorità e i servizi segreti italiani si stanno preparando a quello che, nel calendario dei gruppi antagonisti, è segnato come un appuntamento da non perdere nel 2017, insieme al G20 di Amburgo. Per questo, oltre al coordinamento con le intelligence straniere per aumentare i controlli sui movimenti estremisti e le cellule terroristiche europee, il Ministero degli Interni ha deciso di adottare questa misura straordinaria per cercare di bloccare alle frontiere soggetti ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico e sfuggiti ai controlli nei rispettivi Paesi. Nel comunicato si legge che a prefetti e questori è stato chiesto di attuare “ogni necessaria misura finalizzata a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, prevedendo ogni possibile turbativa” e di garantire un “elevato standard di controllo attraverso una meticolosa attività di pattugliamento congiunto nelle aree di frontiera, con mirati e rigorosi controlli”.

Il provvedimento, che come specificato nel regolamento “Codice frontiere” 399/2016 è previsto solo in caso di minaccia grave per l’ordine pubblico o per la sicurezza nazionale, interessa i 22 Paesi dell’Unione Europea che fanno parte dell’area Schengen, più Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein che, pur non facendo parte dell’Ue, hanno aderito al Trattato. Questo si traduce in un ripristino dei controlli alle frontiere che, fino al 10 maggio, non erano previsti per persone in partenza o arrivo da questi 26 Paesi. Anche se i controlli si concentreranno soprattutto sui flussi in entrata, i disagi in aeroporti, porti e valichi di frontiera per chi è in partenza dall’Italia non sono esclusi. Per questo, è consigliato partire per le proprie destinazioni con un buon anticipo. I maggiori disagi, però, colpiranno coloro che sono in arrivo nel Paese. Per quanto riguarda gli aeroporti, saranno ripristinati i controlli dei documenti anche per voli provenienti da Paesi Schengen, con possibili code in uscita dagli aeroporti. Stessa cosa per gli arrivi via mare. A subire i maggiori disagi saranno, però, coloro che hanno in programma di entrare in Italia attraverso i valichi di frontiera terrestri del Nord. Nei venti giorni di sospensione, i turisti e gli autotrasportatori diretti nella Penisola saranno costretti a sopportare le code alle frontiere a causa del controllo dei documenti e delle merci trasportate.

Twitter: @GianniRosini

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