Il ritorno del regime militare del presidente Abdel Fattah El-Sisi aveva già abbondantemente fatto ripiombare l’Egitto negli anni bui della dittatura prerivoluzionaria. Ma l’ultimo colpo di coda della restaurazione è arrivato oggi, l’ultimo tassello che riabilita persino la famiglia Mubarak nello scenario politico del Paese.

La Procura generale del Cairo ha disposto infatti il rilascio dell’ex presidente Hosni Mubarak. Una decisione attesa e ormai scontata dopo l’assoluzione avvenuta la scorsa settimana nel processo – l’ultimo dei quattro che aveva affrontato dopo la sua deposizione – che vedeva l’ex capo di stato accusato della morte di centinaia di manifestanti durante la rivoluzione di piazza Tahrir nel 2011: la rivolta che provocò le sue dimissioni dopo 30 anni di governo. Così, tra due giorni Mubarak potrà lasciare l’ospedale militare e tornare a casa nella sua residenza di Heliopolis, la stessa in cui abitava prima del suo arresto.

Le vicende processuali dell’ex presidente sono state lunghe e travagliate. Coinvolto in quattro processi, alla fine è stato sempre assolto tranne per una irrisoria condanna a tre anni – già scontata in questi anni di custodia cautelare – per aver utilizzato, in concorso con i suoi figli, denaro pubblico per ristrutturare la sua residenza. Nella prima sentenza sulle morti di piazza Tahrir, nell’estate 2012, Mubarak era stato condannato all’ergastolo, sentenza poi ribaltata dalla Corte di Cassazione che aveva ordinato la ripetizione del processo.

Se la decisione di oggi sembra essere stata accolta con relativa rassegnazione – la crisi economica e i 60.000 arresti politici hanno ormai sfiancato anche gli attivisti più combattivi – ciò che emerge negli ultimi mesi è il tentativo di riabilitazione politica di Gamal, il secondogenito delle famiglia Mubarak che già nel 2010 aveva mostrato le sue aspirazioni presidenziali. L’operato di Gamal e di suo fratello Alaa è a lungo stato associato alla corruzione estesa che ha interessato l’ultimo decennio della presidenza Mubarak: la loro posizione ne faceva i referenti ideali di una ristretta élite capace di controllare appalti pubblici, investimenti, sussidi per l’industria nazionale e movimento internazionale di valuta, tanto che i loro nomi compaiono anche nei Panama Papers.

Eppure oggi, con la svalutazione del 48% della sterlina egiziana e le recenti rivolte per la riduzione delle quantità di pane distribuito alle famiglie indigenti, secondo molti analisti proprio Gamal potrebbe cavalcare l’ondata di nostalgia che una parte dei cittadini egiziani prova verso gli anni in cui il paese era guidato da sua padre. A loro si aggiunge poi una cerchia di imprenditori – a loro volta assolti da svariate accuse di corruzione – che con la figura di Gamal sperano di tornare ad avere un ruolo chiave nell’economia del paese.

Così nelle ultime settimane, dopo aver scontato con il padre e il fratello i 3 anni di condanna per appropriazione indebita di denaro pubblico, il secondogenito della famiglia Mubarak ha presenziato a un matrimonio e a una partita di calcio; mentre Alaa, lo scorso febbraio, si è fatto fotografare dai clienti di un ristorante nel quartiere popolare di Sayeda Zeinab.

“Gamal ha avuto un ruolo importante in diverse questioni tra il 2004 e il 2011 quando le condizioni di salute del padre erano già in condizioni critiche”, ha detto al Sidney Morning Herald l’analista politico Mohammed Naeem. “C’è una sorta di elemento nostalgico che sta portando i media a esaltare tutte le recenti uscite pubbliche di ogni membro della famiglia Mubarak”.

Ma la ricerca di un nuovo ruolo politico per Gamal si scontra, come già accaduto prima della rivoluzione, con la posizione del Consiglio supremo delle Forze Armate. L’esercito, infatti, detiene il controllo di circa il 40% dell’economia egiziana e sotto la protezione del presidente Sisi sta continuando a espandersi in svariati settori. Un’ambizione, quella dei militari, che non potrebbe tollerare la concorrenza degli imprenditori vicini alla cerchia della famiglia Mubarak.

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