Avete mai pensato alle zone di guerra e alle storie di varia umanità che nel bene o nel male le popolano? Ma non quelle storie comunemente spuntate come funghi dai tg ed edulcorate o drammatizzate nei montaggi a seconda di esigenze editoriali. Quelle marginali invece, avvolte da una foschia mediatica e cognitiva. Le storie omesse dalla storia, quelle di persone che lottano per la sopravvivenza in modi spesso inconcepibili, reietti alla larga dagli occhi del mondo, ruoli non convenzionali o apparentemente insignificanti, o ancora, coinvolti in attività secretate o troppo destabilizzanti per essere raccontate.

Orietta Cicchinelli, giornalista e scrittrice, ha conosciuto alla Caritas di Roma un ex-legionario classe ’48, facendo delle sue memorie un racconto pubblicato con MGC Edizioni. Giovanni, è un italiano dal passato turbolento finito nella Legione Straniera Spagnola, di stanza in missioni tra le lande africane dove la guerra è una tragica costante, o quasi. Questo, e non solo, è il suo passato, ricominciare un’altra vita dopo un momento di difficoltà è il suo presente.

Hijo de Puta – La parabola di un legionario prende il suo titolo dal soprannome che Giovanni si era meritato tra i suoi commilitoni per freddezza e rapidità nel colpire il nemico. E proprio quell’epiteto che suona come stridente insulto o ironica verità sull’imprevedibilità del nostro definiva quel soldato preparato ad affrontare missioni di salvataggio anche nell’anonimato, pelle pronta al peggio, pronto a bucare crani di sentinelle durante un’azione e a vivere quotidianamente il pericolo insieme ai commilitoni studiando armi e strategie di guerra per schiacciare il nemico. Una specie di Rambo, ma reale, italiano, vivo e soprattutto con la voglia di raccontare il proprio passato chiudendo la sua parabola da borderline in un ostello Caritas. E qui snocciolando le sue avventure diventa il beniamino dei suoi nuovi compagni malandati dalla vita.

Il racconto si snoda tra biografia e diretta testimonianza dell’ex-legionario. Un uomo con l’anima marchiata dal credo legionario, le regole di quell’essere soldato che non vanno via neanche tornando alla vita civile. Doloroso e scomodo forse proprio per la sua lucidità, offre la possibilità di mettere il naso tra pieghe e piaghe di guerra remote all’immaginario comune. Ne emerge che la guerra certe volte non è la causa di problemi personali, ma la soluzione. È questo il principale capovolgimento che domina ogni pagina immergendo il lettore in una fetta di mondo dalle regole marziali, destini implacabili e calli sull’anima. La penna dell’autrice scorre tra confessioni lucide e ragionate ammissioni senza evitare episodi di combattimento e violenza, ma tenendosi a dovuta distanza da qualsiasi giudizio. Storia cruda e oltre frontiera, Hijo de Puta rispetta uno stile compassato, alle volte sbarazzino, di trattare temi non facili.

Fuga, addestramento durissimo, azioni militari, carcere, malattia, famiglia, riflessioni su terrorismo. Ce ne sarebbe stato abbastanza per riempire un romanzo corpulento, epico, profondamente morale o dalla sbandierata ricerca di un’espiazione. Sarebbe stato troppo ingombrante. Invece Cicchinelli asciuga tutto questo vissuto in un racconto di vita senza sminuirne la potenza, senza perdere pezzi. Anzi, ordinandoli e riproponendoli ciclicamente con una paziente treccia narrativa dove il presente rincorre il passato di un uomo tutto d’un pezzo che forse ha da giocare ancora nuove carte per il suo futuro.

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