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Inps, l’evasione dei contributi ammonta a 157 miliardi di euro in 15 anni. E 90 rischiano di non essere mai riscossi

La relazione della commissione parlamentare di controllo sugli enti gestori evidenzia "la necessità di aumentare l’efficienza delle attività di contrasto" al fenomeno. "Circa 28 miliardi derivano da situazioni causate dalla crisi economica", sottolinea il relatore Roberto Morassut (Pd)
Inps, l’evasione dei contributi ammonta a 157 miliardi di euro in 15 anni. E 90 rischiano di non essere mai riscossi
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L’evasione di contributi previdenziali, dal 2000 a oggi, ammonta a 157,2 miliardi di euro. L’Inps ha affidato a Equitalia l’incarico di recuperare 141 miliardi di questa somma, anche se 90 miliardi, il 64% del totale, sono considerati “crediti difficilmente esigibili che presentano criticità, poiché sono calcolati attualmente come residue attivi nel bilancio dell’Inps ma è possibile che non giungano mai a riscossione“. Una situazione già anticipata in alcuni suoi aspetti dal presidente Tito Boeri, ma ora messa nero su bianco nella relazione sui bilanci dell’Inps approvata dalla commissione parlamentare di controllo sugli enti gestori.

“Il carico affidato dall’Inps a Equitalia nel periodo dal 2000 al 30 settembre 2015 – si legge nel rapporto – ammontava complessivamente a 157,2 miliardi, di cui 141,8 trasmessi ad Equitalia e ulteriori 15,3 miliardi per la Regione siciliana a Serit Riscossione Sicilia“. Il problema è che il “carico lavorabile coattivamente”, cioè quello che si può effettivamente riscuotere, si ferma a 85,7 miliardi.

“Circa le cause di formazione dell’inesigibilità dei crediti, si evidenzia la necessità di aumentare l’efficienza delle attività di contrasto all’evasione contributiva e di riscossione dei crediti”, si legge ancora nella relazione. “Su questi carichi – sottolinea il relatore Roberto Morassut (Pd) – molto ha pesato la crisi. Dai dati forniti da Equitalia vediamo che sui 141,8 miliardi di carichi affidati dall’Inps a Equitalia, circa 28 miliardi derivano da situazioni causate dalla crisi economica“, ovvero derivano da situazioni di imprese fallite o da soggetti nullatenenti. “Il problema è un problema di controlliaggiunge il presidente della commissione di controllo sugli Enti gestori Lello Di Gioia (Misto) – Alcuni ruoli riguardano contributi non versati perché chi doveva versarli è morto deceduto, oppure c’è un problema di società fallite per la crisi”.

E la relazione sottolinea anche il problema nell’iscrizione a bilancio di questi crediti. “La rilevante quota di mancata riscossione di entrate determina la formazione di un ingente volume di residui attivi, appostati in bilancio come voce di attività, ma la cui riscossione è di difficile realizzazione”.

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