A Salerno ha vinto Enzo Napoli. E ha stravinto il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Non è un caso che dopo la lunga maratona elettorale iniziata alle 23 fra exit poll, proiezioni e dati reali, alle 2.30 (quando ormai i risultati erano chiari) insieme al primo cittadino al comitato elettorale sia arrivato anche il presidente della Regione, per festeggiare la vittoria comune con oltre il 70 per cento delle preferenze. “Mi sembra che questo risultato è straordinario. Devo esprimere il mio ringraziamento per l’onore e la fiducia che ancora una volta ci hanno dato i nostri concittadini”, ha detto in nottata De Luca. Un passaggio di consegna certamente, anche se Napoli era già primo cittadino facente funzioni da un anno, avendo preso il posto del governatore della Campania. Da qui a parlare di eredità, però, ce ne vuole. De Luca ha governato per vent’anni con quattro mandati. E proprio come era accaduto per le sue campagne elettorali, anche in questa non c’è stata una lista del Partito democratico. Le civiche da queste parti hanno sempre portato bene (il resto l’ha fatto la mancanza di un’alternativa valida per la città) e questo la dice lunga sul consenso su cui può contare il governatore. E poi tra i maligni c’è chi ritiene che il vero erede del presidente della Regione sia solo il figlio Roberto, che nei mesi scorsi, era entrato nel toto-candidati, ma che dovrà accontentarsi di una poltrona di assessore. Per questa volta.

La vittoria condivisa – Vincenzo Napoli è stato eletto nuovo sindaco di Salerno con una percentuale bulgara che gli ha permesso di staccare di gran lunga Roberto Celano, il candidato del centrodestra, fermo sotto il 10 per cento. Lo stesso primo cittadino ha dichiarato che si aspettava la vittoria, ma il risultato raggiunto “era inimmaginabile”. In questa campagna elettorale Napoli è stato appoggiato da sei liste civiche (oltre a quelle che hanno sostenuto Vincenzo De Luca, Campania libera, Progressisti per Salerno e Salerno per i giovani, si sono aggiunte Davvero Verdi, Psi e Moderati per Salerno). Il suo legame con il governatore risale a quando entrambi erano giovani assessori nella giunta del sindaco Vincenzo Giordano (Psi) e ha guidato Salerno nell’ultimo anno, da quando è stato eletto presidente della Regione De Luca. Che dunque sa bene a chi lascia il governo della città da lui amministrata da maggio a luglio del 1993 e, in seguito, da dicembre 1993 a maggio 2001 e da giugno 2006 a gennaio 2015. E sa che seguirà la sua linea, come d’altronde Napoli ha già annunciato. “Dovremo governare con grande fermezza – ha detto in nottata – per attuare quanto sostenuto in campagna elettorale e proseguire quanto di buono De Luca ha fatto in questi anni”. Nulla di nuovo all’orizzonte. Almeno sotto il profilo dell’azione di governo. Ma guai a parlare di sistemi di potere. “Ma quale sistema? Salerno in questi anni ha cambiato pelle”, ha esclamato De Luca rispondendo alle domande dei giornalisti. E di Napoli ha detto: “Si tratta di una persona perbene, seria e competente”.

L’analisi del Pd – Il voto quasi plebiscitario ha tre significati per il segretario provinciale del Pd di Salerno, Nicola Landolfi. Che a ilfattoquotidiano.it spiega: “Leggo nel risultato un riconoscimento al lavoro di De Luca, per il quale la città vuole continuità”. Poi c’è Napoli “che a questo attestato di continuità e di rispetto dei salernitani nei confronti di De Luca, aggiunge una forte connotazione personale, senza dunque perdere autonomia, originalità e carattere”. Landolfi approfondisce un terzo aspetto: quello della partecipazione. “È importante per il Partito democratico e, in generale per tutti, comprendere che la scelta giusta non è quella di semplificare il voto e accorciare i tempi, ma un partito popolare e progressista dovrebbe valorizzare gli elementi di partecipazione e guardare all’Italia di oggi”. Messaggio chiaro “ma senza polemica”, tiene a precisare Landolfi.

Questione di eredità – Ma se sulla continuità di gestione amministrativa non c’è alcun dubbio, c’è chi ritiene che la vera eredità di Vincenzo De Luca sarà raccolta solo dal figlio Roberto. In questa prospettiva il governo di Enzo Napoli potrebbe garantire proprio la successione al secondogenito del governatore, ritenuto a queste latitudini il suo erede politico. “Anche le transizioni possono essere lunghe e importanti: questo dipenderà dal sindaco, dai salernitani e dall’azione di governo”, commenta Nicola Landolfi. Che aggiunge: “Come si fa a togliere dalla testa dei maligni quest’idea? Intanto ha vinto Enzo Napoli, legato al progetto De Luca”. E il rampollo? “Non faccio fatica a pensare a lui come dirigente o amministratore, perché è una persona di grande competenza e qualità”. Le previsioni sono dunque chiare: “Credo che Napoli accompagnerà un processo di cambiamento, anche nei dirigenti politici, senza saltare nessuna generazione”. Nei mesi scorsi, quando il suo nome era fra i possibili candidati, si prospettava anche la possibilità che fosse capolista del Pd, consentendo al partito di entrare per la prima volta in Consiglio. Un altro film. Che Roberto De Luca non ha (ancora) girato. Almeno come protagonista, perché dietro le quinte, insieme al fratello Piero, ha seguito le Comunali passo dopo passo in una campagna elettorale diversa rispetto al passato, basata sulla rete ma anche sul classico porta a porta tanto amato da De Luca senior.

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