Già le indagini preliminari erano andato a rilento perché il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, prima avrebbe voluto farsi interrogare ma poi aveva deciso di non presentarsi davanti al pm di Milano Eugenio Fusco per rispondere delle ipotizzate pressioni per far ottenere contratti a due fedelissime.

Adesso la ragionevole durata del processo viene messa alla prova dalle elezioni. Il Tribunale di Milano ieri ha accolto una richiesta di rinvio e sospensione del procedimento da parte dell’avvocato Domenico Aiello – difensore inoltre di parte civile nel processo Maugeri contro Formigoni – in quanto l’ex segretario del Carroccio è capolista a Varese. Il giudice Oscar Magi quindi ha stabilito che si ritorni in aula il 23 giugno. Maroni è imputato, con altre persone, per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita per presunte pressioni per far ottenere un lavoro e un viaggio a Tokyo a due ex collaboratrici. I cui contratti sono stati poi prolungati fino al 2018.

Nell’istanza depositata nei giorni scorsi dal difensore di Maroni c’era il richiamo al diritto all’elettorato passivo ed era corredata dalla delibera dell’Agcom sulla par condicio elettorale. Il pm si era rimesso alla decisione del Tribunale anche se aveva proposto di andare avanti affrontando le questioni preliminari, “essendo questa una fase neutra del procedimento” per poi “stopparsi” al momento in cui si sarebbe dichiarata l’apertura del dibattimento. Oltre a quella del 23 giugno, le udienze si terranno il 7 e il 14 luglio e, dopo la pausa estiva, da settembre sono fissate tutti i giovedì. I termini di prescrizione sono bloccati fino al 23 giugno.

“Che vergogna un presidente di Regione che scappa dai giudici. Ha usato l’ennesimo escamotage per sfuggire alla giustizia come un Berlusconi qualsiasi. Viene il legittimo sospetto che la sua candidatura a Varese – ha detto Gianmarco Corbetta, capogruppo del M5S Lombardia sia stata utilizzata solo per ottenere l’ennesimo rinvio al suo process – È un film già visto e siamo certi che alla prossima udienza, il 23 giugno, Maroni si inventerà un altro escamotage per rinviare ancora. Ne terranno conto i varesini chiamati a sostenere un inquisito e i lombardi rappresentati da un presidente che gioca a nascondino con i giudici”.

Critico anche Gianluigi Paragone, ex direttore della Padania che sul suo blog su Facebook invita il presidente a non fare il furbetto.

Il presidente della Regione Lombardia oggi è tornato sull’argomento: “Ho chiesto io l’anticipo del processo, dopodiché aspetto fiducioso sapendo che non ho nulla da temere”.

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