Come sempre, numeri alla mano. Anche perché a numeri si deve rispondere con i numeri, cercando di essere più precisi di quanto non sia stato chi con quei numeri ha cercato di sferrare il primo colpo. Il riferimento è a Maurizio Mannoni: il giornalista, conduttore della trasmissione di Rai3 Linea Notte, ieri è stato ospite del programma Un giorno da pecora, su Radio2.

Dopo aver detto che forse con Silvio Berlusconi si è esagerato con le critiche e aver ammesso di “simpatizzare per chi prova a governare”, cioè per Renzi, ha parlato del Fatto Quotidiano e della direzione di Marco Travaglio.

Stimolato dai conduttori, ha raccontato a modo suo la polemica che da mesi va avanti tra lui e il nostro quotidiano, dopo le sue innumerevoli prese di distanze dai nostri titoli che gli riescono indigesti. “Marco Travaglio – ha detto Mannoni – sta diventando una persona un po’ intollerante”. È stato ricordato il nomignolo che Travaglio usa per Mannoni (“Maurizio M’annoi”), i conduttori hanno letto alcuni passaggi dei suoi editoriali. Mannoni ha ammesso: “È vero, mi permetto di fare qualche rilievo sui suoi titoli. Siccome lui, nei confronti di tutti noi, ha giudizi sferzanti, ci possiamo permettere di dire che qualche suo titolo è forse un po’ esagerato”. Tutto nella norma.

In un attimo, però, si è passati dalla dialettica ai dati falsi: “Mi sembra che stia un po’ annoiando anche lui visto che il suo giornale perde copie – ha detto Mannoni – e questo mi dispiace”. Il conduttore lo ha poi ripetuto: “Il Fatto Quotidiano sta perdendo copie, (con) la scelta di essere totalmente schierato forse ha perso un po’ di sostenitori”. E allora vale la pena raccontare quali siano i numeri a cui Mannoni avrebbe dovuto far riferimento e che, invece, evidentemente ignora.

Sono certificati e pubblici, quindi la smentita è semplice: ad aprile, Il Fatto ha venduto nelle edicole una media di 36 mila copie al giorno, con un aumento del 5 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e del 9 per cento rispetto al marzo 2016. Aggiungendo le 9.100 copie digitali, si arriva a quota 45 mila.

Certo, nessuno nega il calo dei primi mesi dell’anno, peraltro in linea, anzi leggermente inferiore, con quello di tutti gli altri quotidiani: senza contare che, nel confronto con l’anno precedente, Il Fatto risente delle 500 mila copie vendute nel gennaio 2015 con la pubblicazione in allegato di Charlie Hebdo. Alla fine di aprile, le copie vendute rispetto al 2015 sono il 5 per cento in più. Nessuna diminuzione, solo aumenti.

Che succede invece in casa Linea Notte? Lo raccontano i dati Auditel. Nel primo trimestre del 2014, lo share (cioè la percentuale di persone sintonizzate su un programma in un determinato intervallo di tempo sul totale di chi è davanti al televisore acceso) era pari al 5,49 per cento. Nel 2015 era sceso al 5,04. Oggi si ferma al 4,37 per cento: un calo di oltre un punto nel giro di due anni. In termini assoluti significa che, dal 2014, Linea Notte ha perso circa 115 mila spettatori (circa il 20 per cento in due anni). E Mannoni? Qual è il suo futuro? Andrà a dirigere il Tg3? La risposta, in trasmissione, viene dal Divino Otelma. “Nei prossimi 13 mesi è del tutto evidente che la quadratura di Plutone rende impossibile tale evento”.

Da Il Fatto Quotidiano del 26 Aprile 2016

Articolo Precedente

Riina jr. da Vespa, dall’Agcom richiamo alla Rai: “Mancava contraddittorio”. Bindi: “Ferita alla credibilità”

next
Articolo Successivo

Il Fatto Social Club, la nuova sfida che possiamo vincere insieme. Parola d’ordine: partecipazione

next