Non è morto a causa di un infarto, come ha sempre sostenuto Mosca. Perché a decretare il decesso di Mikhail Lesin, ex ministro russo dell’informazione trovato senza vita lo scorso novembre in un hotel di Washington, sono state lesioni da oggetto contundente con ferite al collo, alla testa, al torso, alle braccia e alle gambe. Il rapporto legale degli Stati Uniti conferma i dubbi avanzati subito dopo la morte dell’ex ministro, gli stessi che avevano portato il Metropolitan Police Department della capitale federale Usa ad aprire un’inchiesta più approfondita. Il caso resta quindi aperto e l’indgine prosegue, come conferma la polizia Usa.

Lesin era stato ministro dell’Informazione in Russia dal 1999 al 2004, quando Putin aveva compiuto il primo passo verso il controllo dei media, facendo passare in modo forzato l’emittente televisiva Ntv sotto il controllo di Gazprom-Media. Nel 2005 aveva fondato Russia Today, che è oggi un imprescindibile strumento di propaganda del Cremlino. Nel 2013 era diventato capo della holding di Gazprom-Media, una carica da cui aveva rassegnato le dimissioni l’anno successivo citando motivi familiari.

Mosca, intanto, dice di attendere “spiegazioni e dati ufficiali” da Washington. “Gli Stati Uniti non ci hanno fornito alcuna informazione sostanziale”, ha scritto su Facebook la portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, annunciando che “se le informazioni diffuse dai media oggi venissero confermate, allora le autorità russe invieranno una richiesta agli Stati Uniti per assistenza legale internazionale”.

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