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Family Day, messaggio del rabbino di Roma letto sul palco: “Manifestazione importante”. Lui: “Mai inviato niente”

"Incidente diplomatico" tra gli organizzatori dell'evento del Circo Massimo e Riccardo Di Segni. Al microfono viene diffusa una presunta lettera del capo della sinagoga della Capitale: "I bambini non sono animali da esperimento". Peccato che lui replichi poche ore dopo: "Mai aderito a niente, forse è una vecchia risposta a un invito"
Family Day, messaggio del rabbino di Roma letto sul palco: “Manifestazione importante”. Lui: “Mai inviato niente”
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“La vostra manifestazione è importante”. Perché serve a sottolineare che non venga “stravolto” il concetto di famiglia “già carente di certezze”. “I bambini non sono animali da esperimento. E’ il messaggio del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, in sostegno del Family Day del Circo Massimo, letto dal palco della manifestazione che ha visto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone scese in piazza “per la famiglia naturale” e in sostanza contro la legge sulle unioni civili. Peccato che quel messaggio sia falso. Di Segni non l’ha mai scritto, di sicuro non l’ha mai mandato.

Sarebbe stato l’unico messaggio di un esponente religioso che non fosse cattolico, visto che finora l’unica autorità religiosa a dare il proprio sostegno alla giornata di oggi era stato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Tuttavia dopo che il presunto messaggio (non si capisce se inventato di sana pianta o riciclato da interventi degli anni scorsi) è stato letto dal palco è arrivata la smentita del rabbino in persona. “Il rabbino capo di Roma – si legge – non ha partecipato né aderito alla manifestazione denominata Family Day di oggi, né ha inviato alcun messaggio”.

Addirittura si tratta, stando alle parole del rabbino della Capitale, di un riciclo di anni fa, non autorizzato e mal interpretato. “Qualcuno non autorizzato – conclude infatti la nota – potrebbe aver citato una risposta alla precedente manifestazione che comunque non era un’adesione ma un’invito al dialogo”.

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