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Bosnia, arrestato in Germania l’ex comandante “Paraga”: nel ’93 fece fucilare tre volontari italiani

Hanefija Piric è stato fermato a Dortmund e la procura tedesca sta valutando se estradarlo in Italia. I pacifisti erano originari di Brescia e insieme ad altri due amici stavano portando aiuti umanitari in due città dell'ex Jugoslavia. Uno dei sopravvissuti: "Vorrei chiedergli perché l'ha fatto"
Bosnia, arrestato in Germania l’ex comandante “Paraga”: nel ’93 fece fucilare tre volontari italiani
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La corsa di Hanefija Piric è finita oggi a Dortmund, vent’anni anni dopo la fine della guerra in ex-Jugoslavia. Il suo aereo proveniente da Tuzla (Bosnia) è atterrato nell’aeroporto della città tedesca, la polizia l’ha aspettato e l’ha arrestato. Piric, detto “Paraga“, negli anni ’90 era al comando dei “berretti verdi” bosniaci, un battaglione governativo mussulmano; ed è considerato il responsabile dell’esecuzione dei tre volontari bresciani Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni, impegnati a distribuire aiuti umanitari, e fatti uccide il  29 maggio del ’93.

Paraga in Italia è ricercato per “tentato omicidio, omicidio preterintenzionale e rapina a mano armata”; per questo la procura di Dortmund sta valutando se estradarlo. Il militare bosniaco è già stato condannato nel suo paese a 13 anni di reclusione per crimini di guerra contro civili; ha scontato una parte della pena nel carcere di Zenica prima di accedere ad un regime di semilibertà.

Piric, tuttavia, durante il processo non ha mai spiegato perché ha ucciso i tre ragazzi italiani. Il gruppo di volontari era composto da 5 persone, c’erano anche Christian Penocchio e Agostino Zanotti. A bordo di un camion e di una jeep stavano attraversando la Bosnia Centrale per portare aiuto  alla popolazione di due città, Vitez e Zavidovici. L’accordo con le autorità locali era di portare in Italia 62 persone, vedove con figli, per sottrarle dalla guerra.

Durante il viaggio, i cinque furono però fermati dai “berretti verdi” sul monte Radovan, presso Gornji Vakuf : vennero fatti scendere dai due mezzi e dopo essere stati portati in una radura vennero fucilati. Due volontari, Penocchio e Zanotti, riuscirono a salvarsi la vita: uno si buttò in un fiume, l’altro scappò nel bosco. Fu grazie a loro che le autorità bosniache riuscirono a identificare Piric. Oggi, a oltre 20 anni da quell’episodio, aspettano che l’assassino dei loro amici venga processato anche in Italia.

“Vorrei chiedergli perché ha sparato, perché ha voluto uccidere dopo che già ci avevano rubato tutto e non potevamo comunque andare avanti nella nostra missione”,  ha commentato Agostino Zanotti dopo la notizia dell’arresto; “Gli chiederei anche se lo ha deciso lui o se qualcuno gli ha ordinato di farlo. E poi gli chiederei di non ridere, come invece ha fatto nel corso del processo a Travnik in Bosnia. E’ la cosa che più mi ha fatto male”.

Intanto la Procura Bosniaca ha accusato di crimini di guerra sei serbo-bosniaci: due di loro sono Ranko e Radomir Sevarika che, secondo gli inquirenti,  prelevarono da un carcere illegale due prigionieri di guerra croato-bosniaci e di averli torturati e uccisi. Gli altri sono ex poliziotti serbo-bosniaci e sono accusati di aver picchiato e torturato civili mussulmani, detenuti illegalmente. Uno degli incriminati, Branislav Trisic, oggi fa parte dei servizi di intelligence (Osa) bosniaci.

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