La prima volta“Avevo dimenticato la mia storia. Quella cominciata nei primi anni 90 e proseguita tra palchi traballanti, sudore a fiumi, braccia nude tatuate mischiate nel pogo, urla e risate, abbracci fraterni, sguardi complici. Quella storia è tornata a prendermi e mi ha salvato”. Così Filippo Andreani introduce il suo nuovo album uscito oramai da qualche mese, La prima volta, un titolo che contiene in sé un’imprecisione perché questo è il terzo lavoro del cantautore punk-folk comasco, con il quale si è anche guadagnato una candidatura alle selezioni finali delle Targhe Tenco e del premio Mei (Meeting Etichette Indipendenti).

La memoria gioca un ruolo importantissimo in questo disco,  alla cui lavorazione Andreani ha coinvolto una storica band della scena punk italiana,  come i Linea, e poi Marino Severini dei Gang e Sigaro della Banda Bassotti, Steno dei Nabat, Rob dei Temporal Sluts e Robi degli Atarassia Gröp.

Composto da 10 brani che sono pura poesia, fuori dalla retorica, dalle ideologie e dalle etichette, è un album ispirato dalla lettura de Il coraggio del pettirosso di Maurizio Maggiani (la copertina ne è una testimonianza) e in particolare da quello spirito combattente che poi emerge in tutte le canzoni  E dalle quali è possibile scorgere le passioni dell’autore: i Clash, la canzone d’autore e il calcio che fu, quello fatto da uomini veri, resi leggendari anche dai racconti di Gianni Brera. Come Gigi Meroni, ala destra del Torino negli anni 60, autentico bohemienne del calcio con un approccio al gioco e alla vita impregnato di poesia e lontano anni luce dal cinismo di questi tempi.

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