Le stelle non tremano di Dolcenera, al momento, si pone nella mia top 5 degli album usciti nel 2015. Se la gioca tranquillamente anche per il primo posto, salvo sorprese dell’ultima ora.

Partiamo da qui.
Anzi no, facciamo un passo indietro.

Partiamo da una situazione nella quale mi sto trovando in questo momento. Dopo che l’anno scorso ho duramente criticato il Club Tenco per l’assegnazione a mio avviso non equilibratissima delle nomination delle Targhe Tenco, gli organizzatori mi hanno proposto di entrare nel novero dei votanti, così da poter dire la mia. Ho accettato, non convintissimo, perché stare dentro un meccanismo da una parte ti pone di fronte in maniera più limpida il funzionamento della macchina, dall’altra ti impedisce, complice la troppa vicinanza, di avere una visione sufficientemente distante dal tutto. Ho accettato e li ringrazio per l’invito, ma credo di aver fatto male. Perché la lista dei lavori da votare non mi rappresenta. O almeno rappresenta una minima parte della musica che io, oggi, nel 2015, indicherei come la più interessante in circolazione. Detto questo, ho accettato e porterò a termine il mio compito, cosciente che nessuno dei lavori che avrei indicato nelle varie categorie è in gara.

Ecco, torno a Dolcenera. Fossi io uno dei venti commissari che indica i brani e gli album tra i quali i circa duecento giornalisti accreditati deve scegliere per votare il top dell’anno con le Terghe Tenco, Le stelle non tremano di Dolcenera, uscito l’11 settembre dopo due anni dal precedente lavoro di studio, non potrebbe mancare. Invece, mi ci gioco qualcosa di caro, l’anno prossimo il suo nome non comparirà nella lista di miglior album, né Immenso, canzone gigantesca contenuta in tracklist, comparirà nella lista dei migliori album. Non che questo sia una colpa da lavare col sangue, intendiamoci, il fatto è che l’idea di musica d’autore che anima gli organizzatori delle Targhe, evidentemente, non coincide con la mia. L’idea di musica d’autore e anche di contemporaneità, direi, perché per me questa faccenda di trovarci qui, nel 2015, un po’ mi frega. Non ce la faccio a non tenere conto del tempo in cui viviamo, quando ascolto un album, e non mi si venga a dire che la musica è senza tempo. Intendiamoci, è vero, ci sono lavori anche di cinquant’anni fa che suonano oggi semplicemente attuali, come li avessero incisi ieri, ma è musica rara. Per lo più l’essere datati è una caratteristica con la quale si deve fare i conti, e io, oggi, tendo a voler ascoltare musica datata, non nel senso di vecchia, ma nel senso con su una data che indichi l’anno in cui sto vivendo, il 2015. ecco, Le stelle non tremano è un album contemporaneo, ed è un album molto bello, fatto di canzoni la cui scrittura andrebbe premiata con una Targa Tenco, lo dico senza paura di smentita. Musica che, non fosse per ritornelli melodicamente italiani al 100%, e lo si legga come un gran complimento, con aperture degne di confrontarsi col nostro passato, quello importante della lirica, potrebbe tranquillamente essere stata composta da un’artista di Leeds, o di Auckland, o di Omaha. Dolcenera, che un po’, temo, è stata fregata dal suo aver partecipato a Music Farm, è una compositrice matura, una produttrice altrettanto matura e ha un gusto che, lo dico anche qui senza paura di smentita, poche sue colleghe e pochi suoi colleghi possono vantare. Sentite Immenso, con quel ritmo Edm e un ritornello che manco Baglioni ai tempi d’oro, o Figli del caos, o le aperture world, specificamente orientali, di Un peccato, o l’esplosione dell’apripista Niente al mondo e non potrete che convenire con me. Fantastica, uscita in effetti in tre differenti versioni, e presentata live in versione acustica, voce e piano, dimostra come i colori scelti, i suoni, determinano la vita di un brano, in questo caso una hit.

Del resto, poco prima dell’estate, Dolcenera ha deciso di stupirmi con effetti speciali, mi ha quindi invitato in studio e mi ha fatto ascoltare i brani in anteprima, ma soprattutto me ne ha eseguiti una buona parte unplugged, voce e pianoforte, facendomi sentire, via via, le varie versioni che si sono susseguite dall’idea iniziale, il bozzetto del brano, fino a quella definitiva, che possiamo ora ascoltare nel disco. Mi ha spiegato del perché delle scelte di determinati accordi, di come certe melodie non potessero appoggiarsi su ritmi spesso estremi, dance. Mi ha raccontato, accompagnandosi col pianoforte nel suo raccontare, la genesi di ogni brano. Non che un critico debba farsi convincere direttamente dall’artista, intendiamoci, ma la curiosità di chi vive la musica con passione, la mia nello specifico, ha trovato pane per i suoi denti, e Dolcenera si è dimostrata ai miei occhi e i miei orecchi come una incredibile fonte di aneddotica sul suo stesso repertorio. Musica affatto leggera, a volerla dire tutta. Complessa, ma dotata al tempo stesso di una fruibilità che non fa pesare quella complessità. Musica pop, di quel pop internazionale che, giustamente, le nostre radio passano a discapito di certe musichette nostrane col fiato corto.

Ecco, Dolcenera ha tirato fuori un album, Le stelle non tremano, che ci farà ballare e pensare, con grandi arrangiamenti e testi intelligenti, perché come diceva George Clinton, muovete il culo, la mente lo seguirà.

Ps: Nella tracklist non c’è poi finita una canzone altrettanto potente di Immenso, anche se con tutti altri suoni e colori. Un brano molto classico, come suoni e struttura, quello sì senza tempo. Un brano che non stonerebbe affatto a Sanremo, le aveva detto, quando mi aveva chiesto un giudizio in proposito. Un brano in effetti pensato per Sanremo, mi aveva confermato. La sua assenza in tracklist fa pensare che in effetti Dolcenera pensi proprio al Festival. In bocca al lupo, quindi.

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