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Congo, famiglie dei bimbi adottati e non ancora in Italia: ‘Siamo stati abbandonati’

Alcune delle 130 famiglie in attesa hanno chiesto al governo di attivarsi per una soluzione in una conferenza stampa alla Camera. "Abbiamo scritto a Renzi e alla Commissione adozioni internazionali (Cai), ma non ci hanno dato informazioni"
Congo, famiglie dei bimbi adottati e non ancora in Italia: ‘Siamo stati abbandonati’
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“Via libera per riportarli a casa”, aveva detto Matteo Renzi a maggio 2014, quando 31 bambini congolesi adottati da 24 famiglie italiane erano atterrati a Ciampino insieme al ministro Boschi. Ma da allora la situazione, nonostante la parziale intesa col governo Kabila, è rimasta ferma per altre 130 coppie, tutte in attesa di poter abbracciare e portare a casa i figli legalmente adottati a Kinshasa.

Alcune di loro hanno denunciato il silenzio e chiesto al governo di attivarsi per una soluzione in una conferenza stampa alla Camera, a 22 mesi dal blocco delle adozioni internazionali indetto dalla Repubblica Democratica del Congo. Per loro, infatti, in questi mesi non c’è stata nessuna notizia o informazione su come procede una eventuale trattativa, se c’è, del governo italiano con quello di Kinshasa per sbloccare la situazione.

“In 22 mesi abbiamo scritto ripetutamente sia al premier Renzi che alla Commissione adozioni internazionali (Cai), ma per tutta risposta abbiamo ricevuto sei mail in cui ci chiedevano di avere pazienza ed evitare iniziative singole e abbiamo incontrato una volta la Cai, che ci ha rivolto analoghe richieste. Nessuna informazione sullo stato di un’eventuale trattativa, nessuna spiegazione sul motivo per cui i nostri figli sono ancora in orfanotrofio“, ha spiegato una mamma.

L’ultima mail della Cai, hanno riferito oggi, è arrivata alle famiglie il 28 luglio scorso e “chiedeva ancora una volta di avere pazienza perché tutti stanno lavorando senza sosta per arrivare a un risultato positivo”. Ai genitori è stato ribadito di evitare iniziative mediatiche “che potrebbero far saltare le diplomazie in atto”, ma le 22 famiglie hanno deciso di uscire pubblicamente con un appello. “Siamo solo uomini e donne con figli che vvono lontano senza l’affetto di una mamma e di un papà” hanno spiegato.

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