“La Rai non può essere governata con una legge che porta il nome di Gasparri…”. No, non sono parole nostre e neppure di Marco Travaglio, ma del presidente del consiglio Matteo Renzi.
Per altro sempre lui aveva ritenuto di annunciare che era finalmente giunto il momento di “restituire la Rai ai cittadini e di eliminare ogni forma di controllo politico”, ed infatti il governo ha annunciato che finalmente darà un nuovo governo al servizio pubblico.

Con quale legge? Con la Gasparri, quella che non avrebbe dovuto essere più nominata ed applicata. L’ex ministro, giustamente, esulta e sbeffeggia i pentiti di turno, i quali, a loro volta, si fregano le mani perché puntano tutto sul futuro amministratore o amministratrice delegata che sarà.

Naturalmente ora ci racconteranno che si tratta solo di una scelta transitoria in attesa della riforma che verrà.

“Basta con la Rai lottizzata…”, aveva giustamente tuonato Renzi, imitato da tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione; infatti, tra qualche giorno i consiglieri di amministrazione ed il direttore generale saranno indicati dall’esecutivo e dai partiti.

Vedremo chi, dove e come deciderà di opporsi e di non partecipare al “Gasparri day”.
Il ritorno al passato che avevamo annunciato nei giorni scorsi si è prontamente realizzato, a conferma di una ventennale trattativa che attraversa governi e maggioranze diverse, senza soluzione di continuità.

Per la Rai, e forse non solo per la Rai, non è la “svolta buona”, anzi rischia di essere la “svolta pessima”.

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