I moderni Oliver Twist frequentano le scuole del Regno Unito che, come in un romanzo di Charles Dickens, sono sempre più alle prese con alunni poverissimi e che vanno aiutati nella loro vita quotidiana. Tagli allo stato sociale e aumento delle disparità economiche stanno facendo tornare gli istituti scolastici a un triste passato. E sempre più insegnanti devono pagare di tasca propria colazioni e pranzi dei ragazzi, uniformi, persino prodotti per l’igiene come sapone e spazzolini da denti.

La denuncia è arrivata dalla National association of head teachers (Naht), l’associazione nazionale dei dirigenti scolastici, che ha rivelato come, nel 2014, gli insegnanti britannici abbiano pagato di tasca propria ben 43 milioni di sterline (circa 58 milioni di euro al cambio attuale) per aiutare bambini e ragazzini a sopravvivere durante le ore di lezione. Molti di essi, appunto, arrivano a scuola senza la merenda oppure non riescono a pagare la quota per la mensa. Ad altri mancano le uniformi oppure non viene fatto alcun regalo per il compleanno. Ecco, così, tanti docenti devono aprire il portafoglio e fare in modo che questi giovanissimi non si sentano esclusi.

Chiaramente, il tutto deriva da dati e numeri ben precisi. L’allarme è stato lanciato dopo un sondaggio fra 2mila presidi, rilevazione che ha consentito di capire come per l’84% di essi il problema della povertà sia molto sentito nelle loro scuole. L’associazione dei dirigenti scolastici, tuttavia, ha anche rivelato come spesso manchino anche normali regole di educazione e di conoscenza, in quanto non vengono fornite dalle famiglie. La Naht ha così sottolineato come gli insegnanti debbano spiegare agli alunni come lavarsi denti e faccia, almeno due volte al giorno, e che il cibo da fast food, come pollo fritto e unte patatine, deve essere evitato, soprattutto al mattino.

Nelle periferie di Londra, infatti, con sole 2 sterline si può comprare un pezzo di pollo fritto contornato da chips, ketchup e maionese, unica colazione che le famiglie più povere possono offrire ai loro figli, con gravi danni per la salute. I docenti, inoltre, spesso si prendono la briga di lavare le uniformi di alcuni studenti che vivono in case prive di lavatrice (una cosa abbastanza comune fra le famiglie più disagiate), per evitare che questi giovani si presentino in classe sporchi e disordinati.

“Le scuole stanno fornendo il welfare di base”, ha precisato l’associazione dei dirigenti scolastici, in un ritorno appunto ai romanzi di Dickens e a quella povertà vittoriana che si pensava sparita per sempre. Ma, in un Paese dove chi è povero lo è sempre di più e dove chi è ricco accumula sempre più denaro, c’è anche un’altra faccia della medaglia. Nel 2014, complice una ripresa economica che comunque c’è stata, il numero dei bambini che vanno alle scuole private del Regno Unito non è mai stato così alto.

Alla fine dell’anno scorso, ben 517.113 studenti frequentavano questi istituti, costituendo il 7% degli alunni britannici, il dato più alto dal 1974 (anno in cui sono cominciate le rilevazioni) a oggi. Le famiglie che decidono di mandare un figlio in una scuola privata pagano una media di 16mila sterline all’anno (poco meno di 22mila euro al cambio attuale), una cifra che stride con l’allarme lanciato dai dirigenti scolastici. L’economia cresce e il risultato è appunto il boom di questi carissimi istituti a pagamento. Ma, allo stesso modo, chi è povero lo è sempre di più, stretto fra “minimum wage” (la paga minima di Stato sempre più utilizzata dagli imprenditori britannici) e tagli al welfare. E, come ha detto Louis Coiffait, responsabile per la Naht dello studio, “se sei un bambino povero che cresce in quella che a volte sembra un’Inghilterra vittoriana, la scuola ti deve fare sempre più da genitore”.

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