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De Tomaso, il marchio auto venduto ai cinesi. 900 lavoratori perdono la speranza

Due le offerte presentate all'asta: oltre alla vincente Ideal Team Ventures Limited, l'italiana Eos. La società automobilistica era stata venduta il 19 marzo alla cordata formata dalla svizzera L3 Holding e dalla lussemburghese Genii Capital, ma la somma prevista non era stata pagata
De Tomaso, il marchio auto venduto ai cinesi. 900 lavoratori perdono la speranza
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Lo storico marchio automobilistico De Tomaso è stato acquistato all’asta dalla cinese Ideal Team Ventures Limited, che si è aggiudicata la gara d’acquisto per 1,05 milioni di euro. La società con sede legale nelle Isole Vergini britanniche e sede operativa a Hong Kong produce auto in Cina e “ha intenzione di utilizzare il marchio De Tomaso”, così come spiegato dall’avvocato che l’ha rappresentata in tribunale, Giampaolo Salsi. L’esito dell’asta è stato accolto con delusione dai lavoratori presenti in aula, che speravano di tornare a produrre auto nel torinese.

Sono state due le offerte presentate per l’acquisto della De Tomaso, la cui base d’asta era stata fissata a 580mila euro. L’italiana Eos, concorrente dei cinesi nell’acquisizione, si è fermata a 1,04 milioni di euro. Entrambe le società erano già in lizza nell’ultima asta fallimentare tenutasi il 19 marzo con cui la cordata formata da L3 Holding, con sede in Svizzera, e dalla lussemburghese Genii Capital, che ha partecipazioni in LotusPolaroid, si era aggiudicata la De Tomaso grazie a un’offerta di 2,05 milioni di euro. La nuova asta si è poi resa necessaria dopo che la L3 Holding non ha pagato la somma prevista.

Vittorio De Martino, segretario generale della Fiom Piemonte, ha commentato l’acquisizione cinese: “È una sconfitta per il sistema torinese e piemontese. A questo punto il tema da riprendere urgentemente è quello delle prospettive occupazionali dei lavoratori”. Gli impiegati della De Tomaso erano 800 a Grugliasco e circa 100 a Livorno. La proposta della cordata svizzero-lussemburghese, che si era inizialmente appropriata della De Tomaso, includeva un piano industriale che prevedeva assunzioni, anche se limitate rispetto al totale del personale e dilazionate nel tempo: 60 ricollocamenti nel 2017 e 360 entro il 2021. Con l’acquisizione cinese, i lavoratori “vedono sfumata la possibilità di tornare a produrre auto nel torinese”, come confermato da Giuseppe Anfuso della Uilm di Torino, che ha aggiunto: “Con la vendita di oggi si conclude una vicenda cominciata male e finita peggio. Ancora una volta l’imprenditoria italiana si è fatta scappare una grande opportunità“.

Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, ha annunciato la volontà di incontrare le associazioni sindacali per cercare una soluzione per i lavoratori che “non riescano ad accedere agli ammortizzatori sociali”. E alle accuse mosse da De Martino, che attribuisce tutta la responsabilità al sistema delle imprese e alle istituzioni – Regione Piemonte e governo nazionale -, ha replicato: “Non mi appassiona e credo sia inutile mettersi a cercare responsabilità o a dare lezioni. Invito però De Martino a riflettere attentamente sul ruolo che la sua organizzazione ha avuto nel sostenere dall’inizio l’avventura di Rossignolo“, l’ex presidente di Telecom Italia che aveva rilevato il marchio auto con il piano, mai avverato, di dar vita a un polo di lusso delle quattro ruote, ma che è poi finito inguaiato nel 2012 sotto i colpi di un’inchiesta per truffa aggravata ai danni dello Stato.

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