Expo 2015 dovrà pagare più di 900mila euro alle aziende arrivate seconde nell’appalto vinto da Maltauro, finito poi al centro dell’inchiesta per tangenti condotta dalla Procura di Milano, quella in cui spuntarono vecchie conoscenze di Tangentopoli come Gianstefano Frigerio e Primo Greganti. Lo ha stabilito il Tar della Lombardia, che nella sentenza lancia pesanti accuse contro la spa di proprietà pubblica. Non solo “per la sua incapacità di assicurare la legalità della procedura di gara”, si legge nel provvedimento firmato dai giudici Francesco Mariuzzo, Roberto Lombardi e Angelo Fanizza (estensore). Ma anche perché nulla ha fatto per “porvi immediato rimedio”, una volta emerso “il malaffare”. Il conto che la società guidata da Giuseppe Sala e posseduta al 40% dal ministero dell’Economia dovrà pagare per il caso tangenti – salvo ricorsi al Consiglio di Stato –  finisce per sfiorare il milione di euro: 915.656,79 per il risarcimento, più 60mila di spese processuali (altri 15mila dovrà metterli Maltauro). E le carte hanno già preso la via della Corte dei conti per la valutazione di un possibile danno erariale.

Il ricorso, redatto dagli avvocati Sergio Colombo ed Elvira Poscio, è stato presentato da Costruzioni Perregrini spa e altre aziende che componevano il raggruppamento secondo classificato nell’assegnazione dei lavori per le architetture di servizio di Expo, del valore di 55 milioni di euro. Le stesse che, appena scoppiato lo scandalo, si erano rivolte al Tar per subentrare nell’appalto. Il Tar aveva dato loro ragione, ma il Consiglio di Stato aveva sancito che il potere di revocare l’incarico all’azienda accusata di aver pagato tangenti spettava solo a Expo 2015 spa, che non solo si guardò bene dall’esercitarlo, ma resistette strenuamente in giudizio. Da qui la richiesta di risarcimento danni accolta oggi dal Tar. Nel mezzo della tempesta di carte bollate, Maltauro veniva commissariata dall’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone in virtù dei nuovi poteri concessi dal governo Renzi.

Smontando le tesi difensive di Expo2015, i magistrati amministrativi lombardi distillano giudizi molto severi sul comportamento dell’azienda di fronte a malversazioni oggi considerate pienamente provate, sia dalle sentenze a carico dei protagonisti che hanno scelto di patteggiare in tribunale (tra cui Enrico Maltauro, Frigerio e Greganti), sia dalle carte dell’Anac. Che nella lettera di commissariamento a firma di Cantone scrive: “Può affermarsi con assoluta certezza che l’appalto in questione è stato vinto grazie a un’attività illecita”. Expo 2015 ha firmato in pompa magna i “protocolli di legalità” che tra l’altro la obbligavano a denunciare alla magistratura ogni minima irregolarità, ma poi non ha dato loro “adempimento alcuno”, si legge nella sentenza.

I giudici ricordano la pesante attività di pressione dell’ex Dc poi Forza Italia Gianstefano Frigerio sul direttore generale di Infrastrutture lombarde Antonio Rognoni, l’avvicinamento ad Angelo Paris, presidente della commissione aggiudicatrice dell’appalto che poi finirà proprio al costruttore vicentino, peraltro non nuovo a guai giudiziari su questo fronte. Ed è già “nell’illiceità della gara che il Collegio ravvisa la prova dell’incapacità della stazione appaltante di porre in essere un’efficace azione di prevenzione dell’illegalità”. Il “fallimento del sistema dei controlli e della scelta dei funzionari” preposti in una gara di tale rilievo è, secondo i giudici, “inescusabile“. Se non ci avesse pensato la magistratura, ragionevolmente Expo 2015 “non sarebbe mai venuta a conoscenza degli illeciti” e altre gare avrebbero potuto essere “turbate”.

Expo 2015, conlcudono i giudici, avrebbe dovuto rescindere il contratto con Maltauro, “piuttosto che attendere i benefici di una provvidenziale soluzione da parte del legislatore”. Così avrebbe “riparato alle dannose conseguenze derivanti dalla violazione del principio di legalità e libera concorrenza”. Il tutto mentre la grande Esposizione universale che partirà – a cantieri ancora aperti – il prossimo primo maggio “subiva una notevole caduta di credibilità“.

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