Istanbul è sotto attacco per il secondo giorno consecutivo e a due mesi dalle elezioni politiche turche del 7 giugno. A 24 ore dal sequestro e dalla morte del giudice Mehmet Selim Kiraz, una donna kamikaze, che trasportava una bomba, è stata uccisa mentre cercava di compiere un attentato alla questura (guarda la diretta). Un secondo assalitore, invece, in un primo momento è riuscito a fuggire, ma poi è stato arrestato dalla polizia. Nella sparatoria sono rimasti feriti anche due agenti. Questa mattina, invece, un uomo armato è penetrato in una sede del partito islamico Akp (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nel sobborgo di Kartal. Ma è stato arrestato poco dopo grazie all’intervento delle forze speciali. Non ci sono stati feriti. Dopo essere entrato, l’uomo aveva fatto uscire tutti i dipendenti presenti e aveva esposto a una finestra una bandiera turca sulla quale era stata aggiunta una sorta di scimitarra.

Ancora non è chiaro se gli episodi siano gesti isolati o rientrino in una strategia terroristica avviata ieri col sequestro del procuratore Mehmet Selim Kiraz da parte di due esponenti del “Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo” (Dhkp-C), che hanno fatto irruzione nella sede del tribunale di Istanbul e preso in ostaggio il pm chiedendo “giustizia” per la morte di Berkin Elvan, il ragazzo simbolo delle proteste di Gezi Park. L’azione terroristica si è conclusa dopo ottore, nel sangue: le teste di cuoio hanno ucciso i due militanti del Dhkp-C e nel blitz è rimasto ferito il giudice, morto poco dopo (ancora non è chiaro se sia stato ucciso dai terroristi).

Nella notte intanto sono scoppiati scontri fra polizia e dimostranti in due quartieri di Istanbul: sono stati lanciti lacrimogeni per disperdere i manifestanti a Okmeydani, il quartiere in cui viveva Elvan, mentre nel distretto di Gazi, spesso teatro di scontri, sono stati usati i cannoni ad acqua per evitare che i manifestanti arrivassero a una stazione di polizia locale. Mentre le forze dell’ordine hanno arrestato in tre diverse province 32 persone considerate vicine al gruppo marxista-leninista (inserito nelle liste dell’antitrerrorismo di Turchia, Ue e Usa), perché sospettate di preparare altri attacchi analoghi a quello di ieri. Nella città di Antalya sono stati fermati 22 attivisti, altri 10 a Smirne e a Eskisehir. Inoltre, nel pomeriggio un aereo della Turkish Airlines è stato costretto al rientro per un allarme bomba, rivelatosi poi falso. Il volo era diretto a Lisbona ed è stato fatto atterrare all’aeroporto Ataturk di Istanbul.

Il procuratore Mehmet Selim Kiraz era titolare dell’inchiesta sulla morte del 15enne Berkin Elvan, quattro mesi fa aveva ottenuto dal comando di polizia – dopo quasi due anni – l’identità degli agenti presenti sul luogo del ferimento del ragazzo che venne colpito con un lacrimogeno mentre stava attraversando la strada per andare a comprare il pane, durante le proteste di Gezi Park del 2013. Il 15enne morì dopo 269 giorni di coma. I sequestratori – che hanno scattato e pubblicato una foto mentre puntano una pistola alla tempia del giugice (guarda) – chiedevano la confessione in diretta del poliziotto sospettato di aver ucciso il ragazzo (non ancora incriminato), la creazione di un tribunale popolare per giudicare tutti gli agenti responsabili dell’uccisione, il proscioglimento di tutti i cittadini arrestati per aver partecipato alle manifestazioni in ricordo di Elvan.

Sull’assalto in tribunale è intervenuto il presidente Erdogan: “Non è una questione minore. Si è trattato di un incidente da cui dobbiamo imparare e che richiede di essere affrontato in modo serio”. Erdogan si è quindi congratulato con le forze di sicurezza per il modo in cui hanno messo fine alla vicenda. Il presidente ha interrotto la sua visita ufficiale in Romania per rientrare a Istanbul per esprimere le proprie condoglianze alla famiglia del magistrato. I funerali del giudice si terranno oggi nella moschea Eyup Sultan della megalopoli del Bosforo, presente per il governo il premier Ahmet Davutoglu. In mattinata una cerimonia di omaggio si è svolta nel Palazzo di Giustizia di Istanbul, dove ieri si è svolto il sequestro.

Ma sui principali giornali turchi scoppiano le polemiche. “Lo Stato non riesce a proteggere il suo pm” titola il quotidiano di sinistra Sozcu. Per Cumhuriyet, emerge che “la gente non si fida più della giustizia” e che “la repressione delle proteste e l’insabbiamento della giustizia spingono alcuni a decidere che la violenza è l’unica soluzione”. A due mesi dalle elezioni politiche, avverte, si temono ora “scenari catastrofici“. Yurt si chiede invece se il sanguinoso sequestro di Istanbul non sia “una provocazione” in vista del voto.

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