Questo video ritratto ad Alda Merini è il video ritratto seminale di tutta la mia produzione, mi ha fatto capire di essere bravo, e la mia bravura consiste semplicemente in questo: stare zitto, muto, in silenzio quando parla la poesia.

Un giorno ho chiesto al poeta Stefano Raimondi l’indirizzo della Merini, le ho scritto, ci ho messo dentro anche una mia poesia, ricordo di averla paragonata a una “madre rovesciata partorita dalle sue figlie”, lei mi ha chiamato e ci siamo dati appuntamento a casa sua. Arrivo davanti alla sua porta e leggo – attenti al gatto – sorrido. Suono. Alda apre la porta (che bello quando la poesia ti apre la porta), mi guarda stupita, in silenzio e poi mi dice con un sorriso angelico e sensuale: “Ma lei è bello, ma come fa a essere così bello?”. Sì, sono bello, che volete farci? Anche la mamma dice che sono bello. E non tirate in ballo lo scarrafone, c’è Alda a smentirvi.

Ero andato con l’idea più stupida del mondo, l’idea era questa: non farle dire nemmeno una parola nel mio film, riprenderla solo nei suoi gesti e nei suoi silenzi, mentre fumava o guardava fuori dalla finestra. Quindi espongo ad Alda Merini la mia idea, lei si siede, ci pensa un attimo e mi dice: “No, non mi va”. Mi siedo anche io davanti a lei, ok, mi dico, hai fatto fiasco con questa cazzo di idea, e ora? Poi accade il miracolo, Alda mi fa: “Accenda la videocamera, ho voglia di parlare”. Una poetessa che ha voglia di parlare? Dio santo! Che meraviglia. Accendo la mia piccola videocamera e resto in silenzio, e la poesia in persona parla, e dice cose profondissime sul senso della parola poetica. Poi accade un altro piccolo miracolo, arriva il medico personale della Merini con le  lastre della schiena, e riprendo lo scheletro della poetessa. Nella parte finale del film Alda ha voglia di suonare al pianoforte e di cantare per me, un altro miracolo.

Vicino al pianoforte c’era una bicicletta, prima di andare via Alda mi chiede se voglio prendere la sua bicicletta, un regalo per me. Le dico che quella bicicletta è perfetta vicino al pianoforte. Ci salutiamo, esco sui Navigli con il cuore leggero, e pedalo una mia immaginaria bicicletta fino a casa. I titoli di coda sono “falsi”, un mio amico montatore mi aveva suggerito di infarcire il film con i vari fonici e direttori della fotografia, per farla sembrare una cosa più seria! Cedetti, in realtà c’ero solo io e una poetessa di nome Alda, che cosa c’è di più serio e di più bello in fondo? Un ritratto intimo.

Aforisma del giorno
Ho una disperazione elegante, mi sento sull’orlo di un sarto, il baratro può attendere.
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