Le foto choc del cadavere di Stefano Cucchi mostrate recentemente dalla sorella Ilaria davanti al tribunale di Roma ricordano soltanto una delle molte morti sospette avvenute tra le braccia dello Stato. Tra queste c’è anche quella di Marcello Lonzi, il detenuto 29enne morto nel 2003 all’interno del carcere “Le Sughere” di Livorno: decesso per infarto secondo le inchieste giudiziarie del 2004 e del 2010 (entrambe archiviate), morte a seguito di pestaggio secondo la madre Maria Ciuffi. Proprio la mamma 62enne ha mostrato stamani davanti a Montecitorio tre grandi foto del corpo del figlio, un cadavere su cui si possono vedere ferite, lividi e sangue (guarda il video di Irene Buscemi).

“Marcello in carcere è stato massacrato di botte, queste foto parlano chiaro” ha ribadito la donna a ilfattoquotidiano.it. Perché un presidio davanti alla Camera dei deputati? “Voglio scuotere le coscienze di politici e cittadini e poi spero che i media nazionali tornino a parlare del caso: in questi 11 anni se ne sono occupati solo il Maurizio Costanzo show e Studio Aperto“. Al fianco della donna anche alcuni esponenti dell’associazione Il detenuto ignoto. Non solo: “Alcuni politici mi hanno garantito il loro impegno per portare il caso Lonzi in Parlamento“. Tra questi il consigliere comunale di Roma Gianluca Peciola (Sel): “Il nostro deputato Filiberto Zaratti è pronto a presentare un’interrogazione parlamentare”. Ciuffi ha contattato nei giorni scorsi anche la madre di Cucchi per esprimerle vicinanza: “Tutti assolti, è una vergogna – sottolinea la livornese – anche nel caso di Stefano si è voluto chiudere gli occhi davanti all’evidenza”.

Le due passate inchieste sul caso Lonzi si sono chiuse con l’archiviazione (l’uomo sarebbe morto per “cause naturali”) ma le foto del cadavere più volte mostrate in questi anni dalla signora Ciuffi continuano a far discutere, lasciando ancora aperti parecchi interrogativi: “Sul corpo privo di vita di Marcello sono stati ritrovati due buchi in testa e otto costole rotte. Per non parlare del polso sinistro, dello sterno e della mandibola fratturati: come si può parlare d’infarto?”. Alla donna viene espressa solidarietà un po’ da tutte le parti d’Italia: sul sito change.org sono ad esempio state raccolte quasi 23mila firme per chiedere di ottenere “giustizia vera”. La battaglia giudiziaria della signora Ciuffi intanto va avanti: le indagini relative alla nuova inchiesta non si sono però ancora chiuse.

Nel 2013 la madre aveva presentato un nuovo esposto per capire se durante le operazioni di soccorso del figlio ci fossero state alcune fatali imperizie: nel mirino in questo caso il medico legale Alessandro Bassi Luciani che effettuò l’autopsia e i due medici della casa circondariale Gaspare Orlando e Enrico Martellini. Lo scorso giugno il gip Beatrice Dani aveva respinto la nuova richiesta d’archiviazione e disposto altri sei mesi d’indagini (leggi): “Al momento non si sono ancora concluse”. Ciuffi non molla: “La paura più grande – ha ribadito stamani – è che il caso venga nuovamente archiviato. È la prima volta che vengo a Roma, all’epoca scrissi al presidente della Repubblica senza ottenere risposta”. Lonzi, entrato in carcere il 1 marzo 2003 per tentato furto, doveva scontare una condanna di 9 mesi: dopo quattro mesi fu però trovato morto in cella. “Mio figlio aveva sbagliato e doveva pagare – ha concluso la madre – ma alla fine me l’hanno ucciso: ora ho diritto a un processo“.

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