Il Senato deve sopprimere la tassa sui biglietti a carico dei club perché “in palese contrasto con il principio di uguaglianza e l’obbligo generale di contribuzione alla spesa pubblica sanciti dagli articoli 3 e 53 della Costituzione”. È la richiesta dei club di Serie A contenuta nella delibera dell’assemblea straordinaria svoltasi oggi a Milano. La novità, secondo il presidente di Lega Maurizio Beretta, “ha confini molto dubbi”. Insomma, non viene detto esplicitamente ma le società avanzano sospetti sulla costituzionalità della tassa tra l’1% e il 3% che andrebbe a toccare i circa 200 milioni incassati dal botteghino. Una norma contenuta nella legge sugli stadi approvata ieri dalla Camera e che andrà in discussione al Senato martedì 14.

“Il sistema calcio italiano contribuisce già alla fiscalità generale del Paese – dicono le società – per un ammontare di un miliardo e 34 milioni di euro di imposte dirette e indirette, 741 dei quali attribuibili ai soli club di Serie A”. E per gli effetti delle leggi introdotte dal 2007 le società hanno sopportato oneri straordinari di diversi milioni di euro per adeguare gli impianti con l’introduzione dei tornelli, della videosorveglianza e dei varchi dedicati alle tifoserie ospiti “nonostante gli stadi siano – sottolinea la delibera – di proprietà pubblica” e le società sopportino anche i costi relativi ai circa 200 mila steward impegnati per garantire la sicurezza all’interno degli impianti.

L’emendamento presentato in fase di discussione del decreto Alfano sulla sicurezza degli stadi, quindi, non va giù alla Serie A. Una ‘tassa’ arrivata a campionato in corso che peserà sui bilanci dei club per una cifra che varia tra i 2,5 e i 7,5 milioni di euro. Meno comunque di quanto aveva annunciato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che con un tweet certificava la volontà di far pagare ai club il costo degli straordinari delle forze dell’ordine, quantificabile in una spesa di circa 25 milioni di euro all’anno. In realtà, quindi alla Serie A spetterebbe pagare al massimo un terzo del costo e non verranno intaccati i proventi dei diritti tv come proposto da Tancredi Turco del Movimento cinque stelle, una mossa che avrebbe portato entrate pari a 30 milioni di euro. Ma, pur benedicendo le altre misure stabilite dalla legge sugli stadi, l’emendamento “è stata una spiacevole sorpresa che apre un precedente non condivisibile”, ha aggiunto Beretta. Anche perché nella delibera i club rimarcano – citando come fonti il ministero dell’Interno – come in conseguenza dei maggiori oneri assunti in via esclusiva dalle società sportive, tra il 2004 e il 2013, “il contingente delle forze dell’ordine impiegato annualmente in occasione delle gare di Serie A, B e Lega Pro si è ridotto del 48 per cento”.

In mattinata sull’argomento è intervenuto anche il presidente del Coni Giovanni Malagò. Il numero dello sport italiano ha detto che “se fossi presidente di una società di calcio non sarei contento di veder arrivare a ottobre un provvedimento che non era previsto e che incide sul bilancio”. Per poi aggiungere: “Ma dobbiamo considerare che una parte dell’opinione pubblica ritiene che certi oneri della collettività nei confronti delle partite di calcio non siano più accettabili. Il calcio dice che dà più di quello che costa, ma è in buona compagnia, perché in Italia c’è un’alta percentuale di cittadini che pagano più tasse di quanto ricevono in servizi. Quel provvedimento riguarda tutte le manifestazione sportive ma, alle partite calcio, le forze dell’ordine sono in assetto antisommossa, mentre per Italia-Inghilterra di rugby allo stadio Olimpico c’erano 82mila spettatori e neanche un poliziotto. Questo potrebbe succedere nel calcio?”.

Twitter: @AndreaTundo1

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