“Diciamolo subito. Abbiamo – e non solo noi in verità quanto soprattutto le imprese che attendono da anni – il forte timore che il debito non venga azzerato ma resti ben oltre il limite di guardia, e che perciò nonostante le assicurazioni di palazzo Chigi e del ministero dell’Economia invece di pagare le imprese onorando i patti ancora una volta lo Stato finirà per rimangiarsi la parola, così provocando non solo devastanti effetti economici ma facendo pericolosamente crescere la disaffezione dei cittadini e la sfiducia degli imprenditori”. La predica al governo Renzi sugli impegni disattesi circa il saldo dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese che stesso premier aveva fissato per il 21 settembre, è arrivato niente meno che da Corrado Passera.  

 

“Anche in questo come in tanti altri casi, poiché il nostro obiettivo non è fare demagogia a buon mercato ma sollecitare risposte concrete ai bisogni delle persone e delle famiglie, speriamo di essere positivamente sorpresi. Senza tuttavia, dati alla mano, farci troppo affidamento”, ha aggiunto il leader di Italia Unica. La stessa persona, cioè, che a due settimane dopo l’insediamento alla guida del ministero dello Sviluppo economico sotto il governo Monti, a fine 2011 propose di saldare  in titoli di Stato la montagna di debiti della pubblica amministrazione verso le imprese – all’epoca circa 100 miliardi di euro – partorendo un topolino da 2 miliardi, pena lo sforamento dei parametri di Maastricht. Abilmente glissando sul flop, pochi mesi dopo l’ex banchiere era saltato sul carro dei decreti estivi che “permetteranno di rendere liquida la parte rilevante dei crediti scaduti della pubblica amministrazione”. Peccato che i provvedimenti in questione abbiano sbloccato solo una ventina di miliardi. Secondo l’allora ministro, però, “il problema non riguarda solo la pubblica amministrazione, ma anche di rapporti tra i privati e questo sarà risolto attraverso l’adozione della direttiva europea che introduce e assicura una disciplina dei pagamenti che oggi nel nostro Paese non c’è”. Un altro tasto scivolosissimo, visto che dell’adozione anticipata delle direttiva Ue dell’estate 2010 – che ha poi imposto al pubblico i pagamenti entro 30 giorni con interessi salati sui ritardi – il governo Monti aveva parlato per un anno senza seguito, salvo poi adottarla a gennaio 2013. Cioè soltanto due mesi prima della sua naturale entrata in vigore. 

Un curriculum che non impedisce a Passera di entrare a gamba tesa nel “dibattito” odierno. “Domani arriva al traguardo, sulla base di una promessa ufficiale fatta dal presidente del Consiglio, un impegno importante del governo: quello del pagamento di tutto il debito commerciale scaduto della Pubblica Amministrazione. Tutto a posto? Niente affatto. L’incertezza sulle cifre in gioco e sulle risorse a disposizione, infatti, regna sovrana”, ha esordito. ”L’antefatto è noto. A marzo il neo presidente del consiglio scommette con Bruno Vespa a Porta a Porta che entro San Matteo, cioè domani 21 settembre, ultimo giorno dell’estate, tutti i debiti scaduti della Pa saranno stati saldati. Con tutta la buona volontà è facile essere profeti: non sarà così”, ha continuato Passera. “In primo luogo occorre chiedersi a quanto davvero ammontano i debiti scaduti della Pa. Le cifre sono ormai le più diverse. A fine 2012 una valutazione della Banca d’Italia li collocava a 91 miliardi: per qualche decina di miliardi sono stati sicuramente pagati, ma non si può sottacere che ogni anno la Pubblica Amministrazione fa acquisti per ben oltre 100 miliardi e in ben pochi casi risulta che vengano rispettati i 30-60 giorni che la legge oggi prevede per onorare le fatture. Ad oggi quanti sono diventati i miliardi di debito scaduti e non pagati? Cinquanta? Cento? Di più? Soprattutto: ci siamo dotati di uno strumento che ci permette di sapere in ogni momento quanti pagamenti sono già stati effettuati a fronte di tutti i contratti sottoscritti dalla Pa?”.

“La stessa mancanza di chiarezza riguarda i fondi a disposizione per azzerare lo scaduto. La larga parte delle risorse per ripagare i debiti della Pa – quasi 50 miliardi – è stata stanziata dai governi Monti (40) e Letta (poco meno di 10) – è la rivendicazione -. Quanti soldi ha destinato il governo Renzi: meno di dieci miliardi? Ad oggi quante e quali sono le risorse complessivamente disponibili per far fronte agli impegni scaduti? E quante verranno rese disponibili dalla Legge di Stabilità? Non ci dobbiamo forse aspettare qualche brutta sorpresa?”, ha aggiunto. ”Il punto politico è chiaro. La conseguente domanda pure. Il governo intende pagare sul serio quello che deve o intende ricominciare con procedure burocratiche che lasciano di fatto sulle spalle del povero creditore l’onere (e la beffa) del non pagamento senza nessuna certezza sui tempi? Il governo intende sul serio pagare lo scaduto o vuole costringere nuovamente le imprese che aspettano a far certificare i propri crediti da Amministrazioni che hanno già dimostrato di non volerlo/poterlo fare? Per poi dover andare a farsi garantire il credito dalla Cassa Depositi e Prestiti? Per poi dover cercare una banca che anticipi le somme a cui hanno già diritto dovendoci però pagare sopra ulteriori interessi o accettando giocoforza uno sconto ? Nessuno potrebbe considerare tutto ciò “pagamento dello scaduto”, ma solamente la conferma di un ulteriore mancato impegno da parte dello Stato e del governo”, è la conclusione del ragionamento.

Quindi la nuova originale ricetta: lo Stato si deve indebitare attraverso una società costruita ad hoc per saldare il debito. “Come nostro costume, non avanziamo solo critiche bensì le accompagniamo sempre da ricette concrete e praticabili. Ecco perché Italia Unica propone una soluzione più immediata e gradita alle imprese, sul modello di quanto fatto dalla Spagna (ed approvato dall’Unione Europea): una società veicolo anticipi il pagamento alle imprese di tutto il debito commerciale scaduto non impugnato dalle Amministrazioni stesse e si regoli successivamente con le singole Amministrazioni creditrici. Questa società dovrebbe naturalmente indebitarsi, ma tale ulteriore debito pubblico è già stato concordato con la Ue – ha snocciolato Passera -. Si potrebbe addirittura cercare di non far ricadere tale nuovo debito nel debito pubblico complessivo capitalizzando adeguatamente – 20/30 miliardi – la società veicolo apportando attivi del patrimonio pubblico. A questo proposito varie soluzioni tecniche possono essere immaginate. Se si vuole riavviare la nostra economia, i debiti commerciali scaduti della Pa devono essere pagati. Ma sul serio. Si può e si deve farlo subito”.

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