Sono giorni caotici, qui al Teatro Valle, ma anche pieni di partecipazione e bellezza.

La confusione non manca e l’ambiguità delle Istituzioni certo non aiuta: la disponibilità all’apertura di un dialogo è arrivata molto in ritardo e non senza contraddizioni. Vogliamo ora trasformare questa che si stava configurando come la consueta trattativa privata proposta dalle amministrazioni pubbliche in un percorso aperto e trasparente. Per questo, per condividere con tutti ogni passaggio del difficile dialogo in corso, apriamo questo blog su ilfattoquotidiano.it.

Non sappiamo ancora cosa succederà nei prossimi giorni. Non dipende solo da noi.

Intanto le porte del teatro sono aperte come sempre finora. Quella della resistenza artistica è la forma che conosciamo per arrivare ad una risoluzione basata sull’interlocuzione e il riconoscimento reciproco delle differenze, come ogni buona democrazia prevede.


Iniziamo mettendo un po’ d’ordine nella ridda di dichiarazioni degli ultimi giorni, a partire dal nostro primo passo per uscire dalla cosiddetta illegalità, la costituzione della Fondazione Teatro Valle Bene Comune: un modello di nuova istituzione culturale ispirata alle pratiche e alla categoria giuridica dei beni comuni.

17 settembre 2013

La Fondazione Teatro Valle Bene Comune viene legalmente costituita depositando lo Statuto – innovativo e basato sulla pratica dei beni comuni – dal notaio. A partire da questo momento la Fondazione chiede un’interlocuzione alle istituzioni per discutere il futuro di questo progetto. Nessuna risposta.

12 febbraio 2014

Il Prefetto di Roma nega il riconoscimento alla Fondazione motivando il suo rifiuto con il fatto che il Teatro Valle non è nella disponibilità della Fondazione.

18 aprile

Incontro con l’Assessore alla cultura Flavia Barca. Dopo un percorso di vari mesi raccogliendo le opinioni di artisti, Istituzioni e operatori culturali, i facilitatori nominati dall’assessorato incontrano gli occupanti del Teatro Valle per concludere un dossier che sarebbe dovuto diventare Memoria di giunta.

26 maggio

Dopo le elezioni europee, si dimette l’Assessore Flavia Barca.

L’interlocuzione, appena iniziata, si interrompe per l’assenza della parte istituzionale.

3 giugno

Il Sindaco di Roma Ignazio Marino dichiara alla trasmissione Otto e mezzo: “La questione del Teatro Valle Occupato va risolta entro la fine dell’estate”, invocando al contempo una oscura “soluzione finale”.

3 luglio

Viene occupato l’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma per presentare il progetto artistico dell’estate del Teatro Valle e per protestare contro la “Vacanza culturale” dell’Assessorato, che dura da più di due mesi. Si chiede pubblicamente per l’ennesima volta un incontro col Sindaco. Nessuna risposta.

4 luglio

In una dichiarazione pubblica il Sindaco chiede agli occupanti di auto-sgomberarsi. Nei giorni seguenti si moltiplicano azioni di solidarietà attiva: un appello internazionale di studiosi e intellettuali, l’appoggio da istituzioni culturali italiane e europee e una campagna di sostegno attivata da artisti, movimenti e cittadini #iostocolvalle.

9 luglio

Il Fatto Quotidiano rende pubblico in esclusiva il dossier dei facilitatori nominati dall’ex-Assessore Flavia Barca, atto protocollato e pubblico ma mai messo a disposizione della cittadinanza. Il dossier di 97 pagine descrive in modo dettagliato e positivo l’azione culturale, politica e giuridica dei tre anni di occupazione e ipotizza alcune soluzioni in collaborazione con la Fondazione.

15 luglio

Grazie alle pressioni del Teatro Valle e del mondo artistico romano viene nominato un nuovo Assessore alla cultura: si tratta di Giovanna Marinelli, storica collaboratrice di Borgna e Veltroni.

24 luglio

Il Teatro di Roma convoca un incontro informale con la Fondazione Teatro Valle Bene Comune in qualità di “mediatore” di un confronto col Comune di Roma. In quell’occasione la Fondazione chiede un incontro pubblico con l’Assessore Marinelli, come garanzia di una volontà politica concreta.

28 luglio

La Fondazione incontra al Teatro Argentina per la prima volta l’Assessore alla Cultura Marinelli e la Presidente della Commissione Cultura Di Biase, alla presenza del presidente e del direttore artistico del Teatro di Roma, Marino Sinibaldi e Antonio Calbi. Viene presentata alla Fondazione una proposta non negoziabile in 4 punti; 1. uscita immediata dal teatro per “lavori” improcrastinabili di restauro della durata indicativa di 8-10 mesi; 2. Assegnazione del Teatro Valle alla gestione del Teatro di Roma, con possibilità per la Fondazione e altri soggetti di far parte – a lavori ultimati – di un progetto condiviso nella logica di un Teatro Partecipato; 3. Disponibilità ad accogliere alcuni progetti artistici già in corso in altri spazi non indicati; 4. Possibilità della Fondazione di partecipare al “teatro dei diritti”, futuro progetto del Teatro di Roma.

Poche ore dopo la fine dell’incontro la Fondazione riceve a mezzo stampa l’ultimatum di uscire dal Teatro entro il 31 luglio 2014.

29 luglio

In un’assemblea cittadina convocata d’emergenza al Teatro Valle si valuta che, in questi termini, la proposta risulta un ricatto. L’assemblea decide di non uscire dal teatro e parallelamente ottenere un tavolo pubblico di confronto con le istituzioni per discutere la proposta. Inizia la resistenza artistica #irresistibileresistenza

 

31 luglio

Conferenza stampa della Fondazione Teatro Valle Bene Comune presso la Camera dei Deputati in cui si esprime la disponibilità ad uscire dallo stato di occupazione entro il 10 agosto a condizione che si apra un’interlocuzione seria che coinvolga tutta la città e che porti al riconoscimento della Fondazione Teatro Valle Bene Comune e alla firma di una Convenzione che esprima concretamente il futuro governo del Teatro Valle.

1 agosto

Le istituzioni accettano l’apertura del piano di confronto. Il Teatro di Roma convoca informalmente la Fondazione per il 5 agosto. La Fondazione rende pubblico l’incontro costruendone un percorso partecipato di avvicinamento.

2 agosto

Iniziano tre giorni di Assemblea nazionale aperta per elaborare collettivamente i principi alla base della Convenzione che verrà discussa con le istituzioni.

Prendono parte a questa scrittura partecipata artisti, compagnie, spazi culturali, operatori, giuristi, associazioni e singoli cittadini. L’assemblea si interroga su come valorizzare i processi che hanno generato la qualità e la forza di questa esperienza, ovvero: l’autogoverno degli artisti, l’autonomia artistica e gestionale, l’apertura dello spazio. Al tempo stesso sottolinea la necessità del riconoscimento giuridico della Fondazione – peraltro auspicato dalle istituzioni – e la trasparenza dei lavori di restauro.

3 agosto

Si formano dei tavoli di lavoro aperti per elaborare le urgenze messe in luce dall’assemblea:

1. Sviluppare delle soluzioni possibili per il riconoscimento della Fondazione e articolare una proposta concreta di Convenzione secondo principi espressi;

2. Restituire una narrazione in grado di raccontare la complessità di questa fase di transizione e la difficoltà del dialogo con le istituzioni.

4 agosto

Viene convocata un’assemblea aperta alle ore 17 per ricomporre dei giorni precedenti svolto nei tavoli e stendere in proposta da portare all’incontro del 5 agosto con il Teatro di Roma.

5 agosto

Alle ore 18 è previsto incontro con il Teatro di Roma presso l’Assessorato alla cultura. A seguire alle ore 21 incontro aperto al Valle con lo storico dell’arte Tomaso Montanari, l’ex ministro Massimo Bray ed altri studiosi sulla questione dei “lavori” e della loro trasparenza verso la Notte dei Desideri.

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