“A Beppe Grillo darei questo consiglio: non basta un pranzo. Non basta parlare con una persona, sapessi quante volte io sono stato ingannato. Devi essere prudente prima di allearti con Farage”.

Dario Fo, lei non sembra convinto dell’alleanza Grillo-Farage. Ma neanche pregiudizialmente contrario…

Credo che per dare un’opinione seria e onesta  occorra essere informati. E pochi di noi sanno davvero chi è Nigel Farage. Leggendo i giornali ho notato un’acredine violenta nei suoi confronti.

Le cronache parlano di un personaggio che liscia il pelo all’intolleranza, addirittura di razzismo. Non è vero?

Si è andati a cercare solo il peggio di quest’uomo. Ma leggendo, informandomi come ho potuto con persone che vivono in Inghilterra e la conoscono bene, mi pare di aver capito che non è un razzista. Sì, ha fatto delle battute stupide. Ma una battuta non riflette il modo di pensare profondo.

I giornali inglesi non sono teneri con Farage…

Non voglio dare un giudizio che sia un pregiudizio. Anche i giornali inglesi mi pare abbiano fatto pipì fuori dal vaso. Cercano in ogni piega nella sua vita, ma sempre partendo da un punto di vista negativo. Pensiamo che idea si farebbe uno straniero di Grillo se avesse letto i giornali italiani, soprattutto quelli asserviti al Pd.

Quindi lei esprime cautela verso Farage, ma non ostilità?

Non è un’analisi facile. Non vorrei poi avere ripensamenti o risentimento nei confronti di me stesso per essere stato troppo leggero nei confronti di quell’uomo. Credo che Grillo non faccia analisi a caso, lo conosco bene.

Però Farage è un politico di professione, il contrario del modello 5 Stelle. Ed è anche inciampato in qualche scandalo, come quello della moglie assunta come segretaria…

Non do giudizi definitivi. Però sì, mi pare una personalità in certi casi non lineare, non ancora chiarita fino in fondo. E Grillo deve fare attenzione.

Non ci sono alternative?

Certo, preferirei gruppi che hanno gli stessi interessi del M5S, come i Verdi che hanno combattuto le stesse battaglie: Tav, fabbriche, banche bastarde

In che cosa l’Ukip e il M5S le sembrano distanti?

Nell’elettorato e nelle sue aspirazioni: il M5S è stato scelto prevalentemente dai giovani, mentre l’Ukip è votato soprattutto da cinquantenni. Il Movimento poi è sempre stato segnato da uno spirito di apertura, di sguardo verso il futuro, mentre l’Ukip preferisce la chiusura, dei confini prima di tutto. Il M5S è contro questa Europa, nel senso anche di voler andare oltre, di fare perfino di più. Gli inglesi invece vogliono uscirne e basta.

Prima la sconfitta, ora Farage. Fino a una settimana fa Grillo era un eroe. E adesso?

Sì, ci sarà stato qualche errore. Ma sono stati soprattutto gli altri a giocare bene le loro carte. In sostanza il messaggio è stato: meglio i furbi che accettano ogni compromesso anche trattare con i ladri.

I critici dicono che c’è stata troppa rabbia e poca speranza nel messaggio M5S?

No, questo no. Mi sembra ipocrita, falso. Non si può mentire. Se io penso che le cose vadano cambiate alla radice devo dirlo. Siamo un popolo che andrà all’Inferno, per chi ci crede, nel terzo girone, quello degli ignavi. Non abbiamo avuto il coraggio di determinare la nostra vita. Non abbiamo dimostrato di possedere dignità e orgoglio. Che è la condizione più alta di un popolo.

Ma che cosa ha giocato allora?

La paura. È passato, anche ai giornalisti, il messaggio: attenti a voi, se votate Grillo! Essere sostenitori del M5S può costare caro. Penso a chi lavora nel teatro e poi rischia di perdere il sostegno degli enti pubblici, delle amministrazioni. È successo anche a me, da quando sono identificato come figura del Movimento ho perso dei lavori. Sono stato censurato, anche da un grande quotidiano ormai diventato il giornale del Pd. Chi viene indicato come persona vicina al M5S è avvertito.

Se va in porto l’alleanza con Farage crolla tutto?

Io mi fido della capacità di analisi di Grillo e Casaleggio. Però ricordo che Farage ha valori diversi, viene dalla destra profonda. Chi si avvicina al Movimento è attratto dalla sincerità, dall’onestà, da atteggiamenti e scelte positive, non vale lo stesso per l’Ukip.

Dal Fatto Quotidiano del 2 giugno 2014

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