A cinque mesi dalla dichiarazione di incostituzionalità del Porcellum da parte della Consuta arriva anche il giudizio di merito della Cassazione sul ricorso presentato da 27 cittadini che denunciavano la lesione del loro diritto di voto a causa del listini bloccati e del premio di maggioranza, incompatibili con la Costituzione.

I supremi giudici, che avevano rinviato gli atti alla Consulta, il 4 aprile scorso hanno condannato il ministero dell’Interno e la presidenza del Consiglio a pagare le spese del giudizio. I cui ispiratori, gli avvocati Aldo Bozzi e Claudio Tani, proprio per questo hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica chiedendo di fatto lo scioglimento delle Camere: “È ben vero che la Corte Costituzionale ha affermato che – scrivono i due legali –  la dichiarazione di incostituzionalità delle leggi elettorali non travolge, in applicazione del ‘principio di continuità dello Stato’, le passate elezioni e gli atti adottati dalle Camere. Tuttavia sulla corretta applicazione di questo principio si è espressa la Corte di Cassazione affermando che la salvezza degli effetti già prodottisi ‘non attenua la incostituzionalità che è stata accertata e dichiarata dalla Corte senza altre limitazioni (del resto non risultanti dal dispositivo della sentenza)'”.

Per i due legali ne consegue che l’attuale Parlamento, stante “la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica“, non ha alcuna legittimazione democratica per apportare modifiche alla vigente Costituzione, né per modificare la legge elettorale risultante dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale…”. Insomma anche l’Italicum, secondo Bozzi e Tani, non solo non riparerebbe la lesione subita dai cittadini, ma sarebbe di fatto incostituzionale perché votata da un parlamento di nominati. 

Contattato da ilfattoquotidiano.it l’avvocato Bozzi insiste: “È un giudicato quello della Cassazione di cui le autorità devono dare seguito. Venuta meno la rappresentanza democratica il presidente della Repubblica può applicare l’articolo 88 della Costituzione (ovvero lo scioglimento delle Camere sentiti i pareri dei presidenti). Questo è un parlamento di nominati, non sono legittimati a modificare la Costituzione”. Anche sulla abolizione del Senato elettivo Bozzi ha da dire la sua: “È una vergogna, il primo atto di Mussolini fu la legge Acerbo con la soppressione del Senato, quello che vuole fare Renzi. Gli italiani vogliono un capo e sono contenti ma io non sono tra questi”. 

La battaglia di Bozzi era iniziata nel novembre 2009 quando, in qualità di cittadino elettore, aveva citato in giudizio la Presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno davanti al Tribunale di Milano. Che però aveva bocciato il ricorso come poi avevano fatto i giudici di appello. Il tenace avvocato era riuscito ad arrivare fino in Cassazione. Che poi con un’ordinanza del 17 maggio 2012 aveva rimesso la questione ai giudici costituzionalisti

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