Si avvicina il 25 aprile; alcuni suggerimenti allora per proporre ai ragazzi qualche lettura a proposito. Tra le pagine si possono trovare delle storie vere, come quella di Tina Anselmi che Anselmo Roveda in Una partigiana di nome Tina (illustrazioni di Sandro Natalini, Coccole Books 2010) racconta nel momento della scelta della parte da cui stare; come Nuto Revelli e Primo Levi, ritratti da Andrea Ventura in Una mattina mi son svegliato (Utet 2013) che, con la forza essenziale della grafica, offre un catalogo delle possibilità al momento dell’8 settembre 1943; come il denso racconto autobiografico fatto da Roberto Denti in La mia Resistenza (Rizzoli).

Oppure storie verosimili, dove personaggi inventati ci portano però all’interno dei fatti reali: si ispira alla madre dell’autore la donna che fornisce documenti falsi ai partigiani in Ritorno al mittente di Guido Quarzo (illustrazioni di Lorenzo Terranera, Lapis 2011), pubblicato in una collana che cattura i lettori dai dieci anni grazie anche ad una chiara appendice storica e alla riproduzione di documenti dell’epoca; mentre la voce di Giacomo, giovanissimo pastore di capre sui monti veneti, descrive il proprio paese bruciato dai tedeschi, la convivenza coi partigiani tra le malghe di montagna, le scelte dei grandi e quelle dei piccoli (L’estate di Giacomo di Luca Randazzo, Rizzoli 2014). Si concentra in soli due mesi invece la storia che Daniela Morelli cuce per Giordano, che vive sul lago, a pochi passi dalla Svizzera, e che nell’estate del 1943 si trova ad aiutare una famiglia di ebrei a fuggire (La porta della libertà, Mondadori 2012).

Ci sono scenari di mondi futuri che ci ricordano storie di ieri, dove i protagonisti si trovano a compiere gesti e scelte di peso rispetto alla loro realtà: resiste Max, vittima di un regime totalitario che detta regole assurde come il divieto di aiutarsi l’un l’altro o di mostrare affetto, a cui un antiquario racconta del mondo in democrazia, mostra film proibiti e dà accesso alla sua riserva di libri che – contrariamente agli ordini – non ha mai bruciato (Il colore della libertà di Yaël Hassan, Lapis 2013). Resiste Standish, relegato col nonno nella Zona Sette, dove la Madrepatria – impegnata nella fittizia conquista della luna – segrega i dissidenti e gli avversari politici, dove si fa la fame, dove non si può neanche possedere un televisore, dove la polizia può fare irruzione in casa all’improvviso, dove ai ribelli viene tagliata la lingua (Il pianeta di Standish di Sally Gardner, Feltrinelli 2013). In un futuro dove la scuola pubblica non esiste più ecco la “scuola della Resistenza” frequentata da Lila, protagonista de La scuola è finita di Yves Grevet (Sonda 2012), organizzata in clandestinità, dove è permesso leggere libri e discutere insieme. E dove è il modo – di insegnare, di partecipare, di sentirsi considerati e importanti – che fa la differenza.

C’è un inno alla libertà che ben si accorda a questi giorni: la poesia di Paul  Éluard che si fa materia in un pop-up d’artista di Anouck Boisrobert e Louis Rigaud, dove le sagome si spiegano e si moltiplicano tra le pieghe della carta fino a farsi vita che ricomincia; è la lirica Libertà appunto, nella traduzione di Franco Fortini, edita da Gallucci nel 2013.

Infine un albo nuovo nuovo, Segui la freccia! di Isabel Minhós Martins e Andrés Sandoval, pubblicato da Terre di Mezzo a inizio aprile, storia di un ragazzino che vive in una città piena di frecce che indicano la direzione dei piedi, degli sguardi e dei pensieri degli abitanti. Osando contravvenire alle regole e chiedendosi cosa ci sia nello spazio tra freccia e freccia, scopre nuovi particolari e punti di vista diversi. Facendo in tempo, prima che l’ordine venga ristabilito, a contagiare altri con la sua curiosità. Anche questo è Resistenza.

di Caterina Ramonda

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