Il governo si spacca sul tesoretto da dieci miliardi che non sa se destinare a Irpef o Irap. Ma i sindacati premono per un aumento in busta paga e la Cgil passa al contrattacco: minaccia lo sciopero generale se l’esecutivo non darà risposte e non accoglierà le proposte avanzate sul lavoro e sul fisco. Susanna Camusso, nonostante i problemi di ‘rapporti’ con il premier (“è poco attento alla rappresentanza”, ribadisce) spiega che comunque un taglio all’Irpef “sarebbe una buona notizia” anche se il sindacato preferirebbe agire più sulle detrazioni che sulle aliquote. Soddisfatti Raffaele Bonanni (“Le imprese ed i lavoratori sono sulla stessa barca. Ma concentarsi sull’Irpef aiuta i consumi e quindi le imprese. Renzi faccia un patto!”) e Luigi Angeletti se la misura a favore dei lavoratori andasse in porto. Si rivolge al governo anche Maurizio Landini, leader della Fiom, che chiede anche un intervento sulle rendite, una tassazione che consenta di recuperare risorse. “Misure straordinare”, dice il numero uno della Fiom, “in sintonia con la gravità della situazione”. Una “patrimoniale”, è la richiesta, che contribuisca all’uscita dalla palude della crisi. 

Cgil al contrattacco – Le rivendicazioni della Cgil, emerse durante il direttivo di Corso d’Italia, puntano a creare occupazione attraverso investimenti pubblici e privati e un intervento sugli ammortizzatori sociali che sia a carattere inclusivo e universale. Sul fronte fiscale, invece, il sindacato si aspetta un intervento sulle detrazioni e non generalmente sull’Irpef perché potrebbe premiare possibili evasori. Al contrario, un intervento sulle detrazioni andrebbe a vantaggio certo di lavoratori e pensionati. Stavolta non è solo il segretario, Susanna Camusso, ad entrare in rotta di collisione con Matteo Renzi, ma è l’intero direttivo a sfidare l’esecutivo, con un messaggio inequivocabile, proprio quando il leader della Fiom, Maurizio Landini, in una lettera a Repubblica fa le sue proposte al premier, chiedendo un maggior coinvolgimento dei lavoratori nelle politiche di crescita.

Concludendo la sua valutazione delle politiche economiche annunciate finora dal governo, la Cgil ha dettato la sua agenda e ha delineato la sua strategia: al centro dell’attenzione dei prossimi provvedimenti dovrà esserci il mondo del lavoro o il sindacato farà sentire con forza la propria voce. Le priorità riguardano fisco e lavoro. L’emergenza assoluta è quella di creare occupazione, ma anche di destinare le risorse annunciate (i 10 miliardi che dovrebbero essere concentrati sul taglio del cuneo fiscale) ai lavoratori. Essenziale sarà poi la riforma degli ammortizzatori sociali, cassa integrazione ordinaria e straordinaria e assegno di disoccupazione, tutti strumenti che la Cgil vuole rendere universali. Su questi punti dunque il sindacato misurerà l’azione del governo, probabilmente già a partire da mercoledì, giorno dell’atteso consiglio dei ministri in cui Renzi ha promesso le prime misure concrete sul jobs act, sul piano casa, sull’edilizia scolastica e probabilmente anche sul cuneo fiscale.

Irap o Irpef? Governo spaccato – Se i sindacati insistono per favorire i lavoratori, sul fronte opposto si schierano Confindustria e il ministro dello Sviluppo Federica Guidi, che insistono per dare soldi alle imprese. Anche se la copertura per i dieci miliardi di tesoretto è ancora da definire. Il governo, però, rischia di trovarsi diviso al prossimo Consiglio dei ministri di mercoledì e, nell’attesa, Matteo Renzi taglia corto: “E’ buffo che mentre di solito si trattava di annunciare nuove tasse, ora che invece si parla di risorse per fare ripartire il Paese ci si divida in uno sterile derby tra chi è per l’Irap e per l’Irpef”, dice. Il presidente del Consiglio, però, sembra orientato verso i lavoratori. Ora la parola passa al ministro dell’Economia Padoan, favorevole a concentrare i dieci miliardi su una delle due misure. Per quanto riguarda le coperture, punta su spending review e rientro dei capitali dalla Svizzera. Il ministro dell’Interno Alfano, invece, punta a un mix dei due interventi, per accontentare (in parte) sia le imprese che i lavoratori. 

Confindustria – Il presidente Giorgio Squinzi si è rifugiato dietro un no comment ma non è difficile intuire che la posizione degli imprenditori non sia cambiata rispetto ai giorni scorsi, quando era emersa la predilezione per un taglio concentrato solo dell’Irap. Una cosa però per Squinzi è fondamentale: “Il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione, perché uno Stato che non paga i propri debiti non è uno Stato civile”. Sulle tasse quindi Renzi sembra a questo punto aver imboccato la strada del taglio a favore dei lavoratori. Con un beneficio che, per la fascia di reddito intorno ai 25mila euro arriverebbe (sommata all’intervento già varato dal governo Letta) a circa 100 euro in più in busta paga al mese.

Cuneo fiscale e ammortizzatori – Certo resta ancora molto da ‘tagliare’ considerando che – stima la Cgia – in Italia il cuneo fiscale ammonta a 296,4 miliardi: 161,47 miliardi gravano sulle spalle dei datori di lavoro (pari al 54,47% del totale), gli altri 134,97 (pari al 45,53%) sono a carico dei lavoratori dipendenti. In ogni caso per il pacchetto di misure che arriverà mercoledì in Consiglio dei ministri si potrà ragionare tenendo presente che i lavoratori beneficeranno già del taglio del cuneo. L’altro fronte, quello delle imprese, sarà invece ‘ristorato’ grazie all’accelerazione dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione (un intervento che viaggerebbe grazie alla Cassa depositi e prestiti intorno ai 70 miliardi) ed a nuove regole sul mondo del lavoro: il Jobs Act. Il premier twitta la sua idea: “il Jobs Act va in quella direzione” risponde a chi gli chiede di pensare anche ai quarantenni.

Ma sul piatto c’è molto di più: il sussidio ‘universale’, la revisione degli ammortizzatori con la scomparsa della cassa in deroga, le ‘tutele (leggi articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori). Ma quello che allo stato si sa è che l’intervento sarebbe prima sulle ‘regole’ e solo in una seconda fase di tipo economico. Con l’avvicinarsi del Cdm di mercoledì tra le parti sociali e nel governo si amplifica il dibattito. Il vice ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda, ad esempio, è di avviso opposto rispetto al premier: bisogna intervenire sull’Irap. Stessa posizione Confcommercio che chiede però un intervento misto (Irpef più Irap). 

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