Sale la tensione a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo: sono oltre settanta i ribelli uccisi negli scontri con le forze governative. Nella capitale le violenze sono scoppiate all’aeroporto, alla tv di Stato e allo Stato maggiore dell’esercito, ma si sono verificati scontri anche nella città di Lubumbashi. Nella sola Kinshasa si contano una “cinquantina di vittime”, ha precisato il portavoce del governo del governo, Lambert Mende, aggiungendo che nei “combattimenti hanno perso la vita anche tre militari”. Fonti diplomatiche confermano che la situazione a Kinshasa sta tornando “sotto controllo delle forze di polizia locali che hanno ripreso il controllo di tutti i punti nevralgici, compresa la sede della tv pubblica”. Intanto cresce la preoccupazione per le famiglie italiane bloccate nel Paese in seguito alla vicenda del blocco delle adozioni: Palazzo Chigi, oltre a dirsi vicino alle famiglie italiane, ha fatto sapere che le autorità congolesi si sono impegnate per “velocizzare il riesame delle adozioni”.

Giornalisti della Radio-televisione nazionale (Rtnc) sono stati presi in ostaggio da giovani armati, stamani a Kinshasa. “E’ gente armata di machete e armi, hanno preso in ostaggio dei giornalisti. E’ in corso un’operazione per disperderli. Sono già stati circondati”, ha detto all’Afp il colonnello Mwana Mputu, responsabile della comunicazione della polizia. I ribelli hanno letto in video – prima di interrompere le trasmissioni – un messaggio apparentemente rivolto al presidente della Repubblica democratica del Congo, Joseph Kabila. “Gideon Mukungubila è venuto a liberarti dalla schiavitù dei ruandesi”, diceva il messaggio ascoltato dalla Reuters. Nel 1997 forze ruandesi aiutarono il padre di Kabila, Laurent, a rovesciare il dittatore Mobutu Sese Seko. E ancora, un gruppo armato ha attaccato l’aeroporto internazionale di Kinshasa e un campo militare della capitale.

I ribelli sostengono di essere seguaci di un pastore ex candidato alle presidenziali del 2006, Joseph Mukungubila Mutombo. Secondo un giornalista ostaggio dei gruppi armati fino all’intervento delle forze dell’ordine, i giovani armati di machete si sono dichiarati “seguaci di un candidato sconfitto alle presidenziali del 2006, Joseph Mukungubila”, come ha detto uno di loro. In una lettera aperta datata 5 dicembre, Mukungubila aveva criticato la gestione del paese e aveva avuto parole di odio per il vicino Ruanda. Mukungubila si dichiara “profeta dell’eternità” sostenendo di essere direttamente ispirato da Dio.

Sono state le forze di sicurezza a porre fine al blitz, almeno secondo quanto riferito dal ministro dell’Informazione congolese Lambert Mende alla Bbc. L’esercito, ha spiegato, ha respinto l’attacco compiuto da un “gruppo terrorista sconosciuto” alla sede della tv di stato a Kinshasa. Mende non ha però confermato le notizie delle sparatorie che sarebbero avvenute anche all’aeroporto e in una base militare di Kinshasa. La città, ha detto, sta tornando alla normalità. Gli assalitori della sede della tv di stato, ha sostenuto il ministro congolese, erano equipaggiati con armi di fortuna, come coltelli e machete, e “non c’era alcuna possibilità che potessero mantenere la loro posizione”. La Rtnc, riferisce ancora la Bbc, ha ripreso le trasmissioni regolari e alle 10 (ora locale) ha trasmesso un notiziario in francese, nel quale non veniva fatta menzione dell’incidente.

C’è apprensione, intanto, per gli italiani presenti nel Paese africano, in particolare per le 24 famiglie bloccate da un mese e mezzo in Congo per riportare in Italia i loro bambini adottati. “Siamo in pericolo“: è quanto scrive in una mail all’Ansa un padre adottivo. “I ribelli hanno occupato la tv di Stato di Kinshasa prendendo ostaggi”, spiega Enrico, originario dell’Umbria. “Ci sono stati spari all’aeroporto che è chiuso. Noi temiamo per l’incolumità nostra e dei nostri figli”. E conclude: “Vi prego di aiutarci a sollecitare la Farnesina ad adoperarsi per farci tornare a casa”. Un’altra coppia di genitori, Michela Gentili e Andrea Minocchi, ha telefonata da Kinshasa ai parenti di Marcerata: “Oggi ci hanno comunicato che le adozioni sono chiuse almeno fino a settembre-ottobre 2014. Fate qualcosa, aiutateci a tornare con i bambini…”. 

Alla richiesta di aiuto delle famiglie italiane risponde il governo. Il premier Enrico Letta, si legge in un comunicato di Palazzo Chigi, “è vicino alle 24 famiglie italiane interessate dal blocco delle adozioni internazionali in Congo e sta lavorando, da settimane, affinché la vicenda possa risolversi positivamente”. Il primo ministro del Congo, Matata, ha incontrato il 26 dicembre a Kinshasa, la delegazione italiana di funzionari del ministero degli Esteri e dell’ufficio del ministro per l’Integrazione. “Il primo ministro congolese ha confermato l’impegno a velocizzare il riesame delle adozioni, disponendo che i casi italiani siano verificati per primi”, prosegue la nota. “A tal fine, una missione di funzionari della Repubblica Democratica del Congo è attesa a Roma, a breve, per avviare le verifiche, che richiederanno inevitabilmente qualche tempo”. E ancora, un altro impegno preso dalle autorità congolesi è stato quello di “consentire alle famiglie che, nell’attesa, decideranno di rientrare in Italia, di stabilire presso quale struttura in Congo potranno essere ospitati i propri figli”. Da parte sua, il governo fa sapere che “si stanno approntando misure ulteriori di assistenza in loco ai genitori e ai figli”. Intanto, il ministro degli Esteri Emma Bonino annuncia di “rafforzare l’ambasciata italiana a Kinshasa proprio per essere più utili e presenti nelle condizioni difficili che si pongono”, aggiungendo che la situazione “sta per rientrare sotto controllo”. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri ha invitato gli italiani presenti a Kinshasa a non lasciare i loro alloggi.

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