Sono due i Matteo, un Angelino e un Enrico. Appena sopra e appena sotto la linea dei quaranta. Chi è già padrone del vapore, chi ancora mezzadro e in fase di apprendistato. È questa la meglio gioventù.

Sull’anagrafe, ancor prima che sulle idee di Matteo Renzi, il popolo del Pd ha combattuto, e per ora vinto, la sua battaglia. La commovente fila di capelli grigi, di fiocchi d’argento, di pelate consumate dal tempo e dal sole, di nonne e nonni che attendevano in fila di compiere l’ultimo disperato atto di salvezza, è stato quello di consegnare il loro mondo a un estraneo, a un diverso, a chi – come Matteo – per età, non fosse altro che per l’età, non aveva nulla da farsi perdonare. Niente analisi del sangue, nessuna traccia di familismo. Nuovo, giovane, sveglio, veloce. Perfetto nell’azione. Non è di sinistra? È parso l’ultimo dei mali, e davvero secondaria preoccupazione. È stata anche, forse soprattutto, una solenne psicoterapia di gruppo: estrarre il male da sé, e con esso anche gli ideali, il tempo speso nella militanza, le ore impiegate a discutere, gli anni passati a perdere. Meglio cavarselo questo dente da bocca, malgrado il dolore, l’angoscia di restare senza, la sensazione di buttare l’acqua sporca e pure il figlioletto.

Altro discorso per l’altro Matteo, quello della Lega. A Salvini è stato affidato dai compagni d’avventura superstiti il corpo martoriato del movimento, mai così simile alle sofferenze dell’unico leader che hanno avuto e probabilmente avranno ancora nei cuori. Ma se la Lega è in declino, lo stesso non si può dire del Pd. Partito vivo, vegeto, è al governo. A Renzi, non a Salvini, è stato consegnato il potere. E vedesse lui. Solo, e qui è il curioso, che l’antagonista del sindaco di Firenze è un suo coetaneo, Enrico Letta. Giovane anch’egli, non c’è che dire. E vorremmo forse dire che non è giovane Angelino Alfano? Possiamo forse dire che non ha avuto coraggio nel ribellarsi a Berlusconi, il suo papà, e audacia nel cercare una strada diversa per affermare la sua vigoria politica?

Però è anche vero che Renzi e Salvini e Letta e Alfano, i quattro che formano questa gioventù al galoppo, sono dei professionisti della politica. Non hanno fatto altro nella loro vita: riunioni, assemblee, comizi, presenze ai talk show, battute ai giornalisti, cinguettii su Twitter. Il Palazzo, nelle sue forme e nelle sue declinazioni, è stata la loro unica trincea. Salvini già ora, per gli anni trascorsi in Parlamento (a Strasburgo o a Roma) godrà, suo malgrado, di un buon vitalizio. Uguale a Letta, da tempo immemore oramai in Parlamento. Giovani, certo, ma pienamente dentro il mondo che vogliono combattere e cambiare. Nessuno di loro (se si eccettua una lieve scampagnata di Renzi nell’azienda di famiglia) ha mai visto uno stipendio, sa cos’è un salario. Tutti hanno solo i cedolini delle indennità di funzione.

Ed è questa a suo modo una novità che sa di antico e che conferma, almeno in questo caso, la tesi dalemiana che la politica è destinata ai “professionisti” del Palazzo, a chi ci naviga nelle correnti, a chi sa condurre in porto la barca e destreggiarsi nelle trappole che nemici e amici tendono continuamente nel feroce gioco del potere. E infatti ieri Renzi, da grande professionista della politica qual è, ha segnato con l’anagrafe l’inclusione dei volti nuovi nella segreteria del partito. Con l’eccezione della Serracchiani, 43enne, la scelta è caduta su una squadra baby. L’inclusione è stata possibile solo a chi vantava il merito di avere al massimo 38 anni o anche meno. Giovani e perciò bravi.

Una equivalenza indimostrabile e anche, se permettete, intollerabile. Però servivano giovani. Nell’ombra, sullo sfondo di questa scelta, la qualità e la connotazione politica di ciascuno di essi. Due di Franceschini, due di Veltroni, un ex di Bersani e così via. Equilibrismo ai limiti della spartizione, suddivisione per famiglie e conferma della funzione massima del potere: la cooptazione. Ma questo oggi non è un problema. Avevamo bisogno solo di tanta gioventù. Non di un’idea, né di un pensiero.

il Fatto Quotidiano, 10 Dicembre 2013

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