La fiction tv ‘Agrodolce si è trasformata in un horror con operai senza lavoro, un’azienda fallita, un centro di produzioni televisive abbandonato, 24 milioni di euro di fondi pubblici persi per la Sicilia. Resta in piedi un’inchiesta della Procura di Palermo per accertare eventuali truffe e abusi. E’ l’epilogo triste per la soap targata Rai3, che si è fermata dopo la prima serie, offrendo prospettive di rilancio ad un territorio, quello di Termini Imerese, in provincia di Palermo, poi puntualmente disattese. L’ultimo atto è la decisione del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, che ha chiesto ed ottenuto dalla Regione, la restituzione dei 24 milioni di euro che erano stati stanziati per la produzione della seconda e terza stagione della fiction e prelevati dal fondo ‘infrastrutture’. Sui 10 milioni di euro spesi per la prima stagione, invece, l’avvocatura dello Stato ha presentato una relazione che evidenzia come sono state distribuite quelle risorse senza fatture, regolari gare d’appalto, pezze d’appoggio. Una vicenda all’attenzione dell’assessora al Turismo Regionale, Michela Stancheris, che ne discuterà con il governatore Rosario Crocetta (Pd). Non si esclude una causa della Regione alla Rai.

Una vicenda sulla quale i magistrati di Palermo, da tempo, per capire che fine hanno fatto i soldi, chi e come li ha spesi. Restano le promesse della politica. L’ex ministro dello Sviluppo Economico, Corrado, Passera, si era impegnato affinché i soldi per gli studios non andassero persi. E si riuscisse a trovare un accordo tra Rai, Einstein e Regione Siciliana. Ma nulla è avvenuto. 

Il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, dopo valanghe di appelli alle istituzioni, Colle compreso, denuncia: “Oltre al danno la beffa. Finisce un sogno e perdiamo risorse vitali. Avevo chiesto alla Regione – dichiara a ilfattoquotidiano.it – di usare quei fondi anche andando oltre la destinazione stabilita per la fiction. A Termini abbiamo la Fiat chiusa, ma – continua – non possiamo permetterci di avere un’altra cattedrale nel deserto, ossia il centro produzioni tv, tra i più avanzati da Napoli in giù, che teniamo fermo”. Il sogno inizia nel 2005 per mano dell’allora presidente siciliano Totò Cuffaro (Udc), ora in carcere a Rebibbia per favoreggiamento alla mafia, del viceministro Pdl Gianfranco Miccichè e di Giovanni Minoli, ex direttore di Rai Educational e Rai2. ‘Agrodolce’ (Rai 3) era una fiction, ma anche speranza di riscatto. Viale Mazzini ha prima sponsorizzato la produzione e poi ha abbandonato il progetto, lasciando sul lastrico impresa e lavoratori. La società di produzione della serie tv era la Einstein srl di Luca Josi e Andrea Olcese, che si oppose a nepotismi e abusi denunciando “personaggi di dubbia provenienza che ruotavano intorno alla realizzazione della serie tv”. Tutto archiviato, di recente, dai magistrati di Roma.

Alla fine Einstein fallisce con il progetto ‘Agrodolce, visto che si era assunta oneri enormi, pur avendo raggiunto ascolti importanti con il 10 per cento di share. “Lo hanno massacrato in culla – continua Burrafato – è morto quel sogno per le lotte di potere interne alla Rai. Ho fiducia nella magistratura è giusto che paghino gli eventuali responsabili di questo disastro”. Al momento pagano gli addetti, quasi 400 tra attori e maestranze, che hanno lavorato alla seconda stagione senza ricevere soldi, finiti in cassa integrazione. Non solo. Alcuni lavoratori rischiano addirittura di dover restituire l’indennità per un errore nella formulazione della richiesta. A pagare anche Einstein che offriva qualità e competenze ed è stata costretta a fallire. La Sicilia ha perso la fiction e i soldi, la Rai anche la faccia.

di David Perluigi e Nello Trocchia

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