L’ordine di scuderia era far quadrare i conti a tutti i costi. Senza lasciare tracce. A gettare nuove inquietanti ombre sulle nozze Unipol-Fondiaria Sai sulle quali si dovranno pronunciare gli azionisti venerdì 25 in assemblea, questa volta sono state le intercettazioni telefoniche effettuate dalla Guardia di Finanza il 31 ottobre scorso e riportate dall’Adnkronos. La data non è casuale. In quelle settimane il gruppo delle Coop aveva da poco portato a termine l’acquisizione dell’ex impero dei Ligresti in linea con i desiderata di Mediobanca ed era nel pieno dell’elaborazione del piano di fusione che Bologna attende di perfezionare da quasi due anni. Obiettivo finale la quadra sui comcambi, cioè il prezzo dell’operazione attraverso la determinazione della quantità di azioni che la società risultante dalla fusione deve riconoscere ai soci di quelle che vengono incorporate in cambio delle vecchie azioni possedute.

Che la tensione fosse alle stelle, era comprensibile e noto. Non invece fino a che punto fossero arrivate le pressioni. “Allora noi adesso è due giorni che più o meno siamo qua a Bologna, ci hanno fatto un pò correre per chiudere almeno la prima versione dei piani rivisti, rivisitati, riguardati, riconsegnati”, dice in una telefonata, Claudia Motta, dirigente responsabile del ramo pianificazione strategica e controllo di gestione di FonSai. “Insomma … dove magicamente sono un pò tornati anche i numeri che loro volevano che tornassero tra stand alone, risultato congiunto, valore delle sinergie e l’ipotesi è che su carta bianca, quindi niente di ufficiale, niente email, niente pezzi dal carta intestata … li danno … danno questi piani alle banche lunedì … con lo scopo di cominciare a farli ragionare … per capire con questi numeri dove porterebbero i concambi, nel senso che se portano nel senso giusto ottimo, se portano nel senso sbagliato come se non glieli avessimo dati”.

“Ho capito tutto – replica l’interlocutore anonimo -, le banche al momento non hanno avuto nessun tipo di indicazione se è così meglio, secondo me, poi alla fine con quello che stanno combinando sul Dif (si fa riferimento al restiling di un documento definito Dif da presentare agli istituto di credito entro lunedì 5 novembre, ndr) probabilmente si arriverà dove vogliono loro comunque, perchè adesso sul fatto … con questo ricalcolo del Dif che include tutte le minusvalenze sui titoli allocati a vita … cioè viene fuori una di quelle magie che …”. E Motta coglie la palla al balzo: “Ehhh … infatti … si voglio dire per la convergenza perfetta … esatto”. La replica: “Si, esatto, poi a questo punto se questo restiling del Dif è in qualche modo supportato anche dalle risultanze di un Ddm che esce fuori dai nuovi piani…”.

Obiettivi analoghi evidentemente sono stati richiesti a un altro anello della catena. O, almeno, è quanto emerge dalle conversazioni tra Massimo Dalfelli, dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili di Fondiaria-Sai e Riccardo Quagliana, consigliere di amministrazione di Popolare Vita, società partecipata dal gruppo. “Avranno fatto i piani e dal tavolo dei piani emerge che sessantuno e settanta non ci sta, quindi stanno grattando il barile, per farci svalutare l’impossibile“, esordisce il secondo. “Ah no certo, anche se poi le poste più semplici, che sono chiaramente gli immobili, piuttosto che qualche partecipazione, si rendono anche conto, questo io gliel’ho detto, che senza una perizia, senza un valore …”, replica Dalfelli. “Non è che puoi svalutare a c… così”, conclude la frase Quagliana mentre l’interlocutore ribatte: “no, no a c…non svalutiamo niente, questo Cimbri (Carlo, l’amministratore delgato di Unipol, ndr) lo ha capito ehi, poi anche sull’auto a furia di metter dentro, io gli ho detto attenzione io poi non voglio trovarmi uno ‘lassot’ anche sul bilancio 2011“. Le Fiamme Gialle, quindi, rilevano come i due intercettati “parlano di valori non in linea rispetto a quelli programmati e ciò avrebbe indotto ad effettuare una svalutazione selvaggià e senza alcun criterio (es. perizia) di alcune poste di bilancio, come quelle riconducibili agli immobili”.

Dalla documentazione dell’inchiesta torinese emergono anche indiscrezioni su un documento sequestrato nell’autunno 2012 dalla cassaforte dell’ufficio di Giancarlo Giannini, l’allora commissario straordinario della vigilanza delle assicurazioni (Isvap) indagato sia a Milano che a Torino. Secondo l’Adnkronos, dalla carta emergerebbero le sospettate criticità relative a una carenza di riserve di Unipol. Le indiscrezioni emergono solo ora che la Procura di Torino ha chiuso l’indagine che ha portato in manette la famiglia Ligresti e alcuni degli ex vertici della compagnia assicurativa. In alcuni documenti della Guardia di Finanza di Torino, si legge che “in una bozza di appunto ai capi servizio del 3 maggio 2012, frutto di un Gruppo di lavoro pre-review Rc auto e Rc Generali, vengono analizzate le risultanze delle pre-review delle riserve sinistri, basati sui dati di anticipazione del bilancio 2011, relative a 44 compagnie”.

Dall’analisi viene rilevato che per Unipol (unitamente ad altre 11 imprese) “sono emersi segnali di criticità con riferimento alla valutazione delle riserve che necessitano di un approfondimento in sede di analisi di bilancio”, si evidenzia. All’appunto è stata associata un’altra intercettazione di Dalfelli del 28 novembre 2012, nel corso della quale il responsabile dei documenti contabili di Fondiaria risponde con quello “che sarebbe un pò il motto” di Cimbri, ossia “‘mutualità di bilancio caro mio, non credo mica altro!” e chiarisce l’affermazione: “A soggetto post-fusione il fatto di avere qualche riservuccia in più su FonSai e Milano che poi vada a fare mutua con … con le carenze dell’altra parte, chiaro. Quindi per rimanere per un attimo nel solo nostro ambito sarà come al solito il disco rotto del rafforzamento riserve!”.

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