Niente pubblicità, il confronto nel partito non si deve fare sulle agenzie di stampa, ma all’interno del partito. La nota diffusa da Palazzo Grazioli è insolitamente breve, ma il senso è chiaro: i panni si sa dove dobbiamo lavarli. “Sulle agenzie di stampa – afferma Silvio Berlusconi – leggo troppe dichiarazioni di troppi esponenti del Pdl. E invito tutti a non proseguire in questa direzione del tutto improduttiva. Le diverse opinioni si debbono confrontare non sulle agenzie di stampa e sui giornali ma attraverso una serena dialettica all’interno dei luoghi delegati del nostro movimento”. Certo, parlare di ipotesi di confronto vero (cioè un congresso) sembrerebbe eccessivo per un partito come il Popolo delle Libertà. Ma è la prima mossa politica di Silvio Berlusconi dopo la sua personale Waterloo del Senato, quando decise di dare la fiducia al governo Letta dopo aver cambiato idea 4 volte in poche ore e soprattutto dopo aver sputato fiamme per una settimana (con dimissioni di massa dei parlamentari a ministri ritirati). Il Cavaliere, dunque, come prima cosa punta a ricostruire l’unità, almeno in apparenza, cioè cercando di riformare quanto è accaduto negli ultimi anni. Tanto che il primo a rispondere è proprio colui che ha messo l’ex presidente del Consiglio nell’angolo nella giornata del voto della fiducia: “Sono pienamente d’accordo con il presidente Silvio Berlusconi – replica Angelino Alfano – Stop alla alluvione di agenzie per addetti ai lavori. Cambiare luoghi e toni della dialettica del nostro movimento”. 

Durante la giornata – peraltro domenica, con le Camere chiuse e i talk show lontani – si erano registrate dichiarazioni di almeno 20 esponenti del Pdl che parlavano del Pdl: chi invitava all’unità, chi rilanciava la proposta di Raffaele Fitto di azzerare i vertici, chi parlava di dare tutta la gestione in mano allo stesso Berlusconi, chi dichiarava che era meglio smettere di non dichiarare, chi polemizzava invitando a evitare le polemiche. Dalla Carfagna alla Gelmini, da Rotondi a Gasparri, passando per Sacconi, Polverini, il ministro Nunzia De Girolamo che l’altro giorno era al fianco di Alfano nella conferenza stampa che ha fatto infuriare i fedelissimi di Berlusconi e oggi afferma che “Berlusconi e Alfano erano e restano i riferimenti della nostra azione politica. Entrambi invocano unità e noi abbiamo il dovere della responsabilità”. E dopo l’intervento di Berlusconi contro le troppe dichiarazioni alle agenzie di stampa gli esponenti del Pdl come reagiscono? Con altre agenzie di stampa: Osvaldo Napoli e lo stesso Fitto. Quest’ultimo ovviamente ha un obiettivo, far passare il messaggio che a “vincere” è stato lui che parlava di rimettere tutto in mano al presidente. 

I retroscena parlano di stallo tra “lealisti” e “alfaniani” sul progetto del nuovo Pdl, sul futuro organigramma e sulle modalità per costituirlo. I falchi alzano la voce e cercano di mettere nell’angolo i governativi, imponendo il loro ruolino di marcia che non concede molti spazi ad Angelino Alfano sulla futura gestione degli azzurri. Ma è una strategia che mette in difficoltà, appunto, l’ex presidente del Consiglio che, ora più che mai, ha bisogno di un partito unito e relativamente tranquillo per gestire al meglio le sue vicende giudiziarie e personali. La trattativa dunque prosegue con un nulla di fatto della trattativa tra i contendenti  che non risparmia lo stesso Berlusconi. Il Cavaliere viene risucchiato in un pericoloso gioco del cerino che rischia di portare il Pdl ad una implosione senza via di ritorno, tanto che continua a essere concreta l’ipotesi della scissione dei gruppi parlamentari. 

 

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