L’arma del delitto ancora non si trova. L’assassino di Silvia Gobbato neppure. La seconda giornata di indagini sull’omicidio della praticante legale di 28 anni, accoltellata il 17 settembre mentre faceva jogging lungo l’ippovia del Cormor, alle porte di Udine, è proseguita con attività intense da parte degli investigatori, tornati sul luogo del delitto fin dal primo mattino. Insieme a loro c’era anche Giorgio Ortis, il figlio dell’avvocato Gianni, da cui la vittima aveva fatto la pratica legale, amico della ragazza con cui aveva allacciato una frequentazione e con cui era andato a correre anche ieri, in pausa pranzo.

Il ragazzo, coetaneo di Silvia, è stato iscritto nel registro degli indagati. “Un atto dovuto”, ha sottolineato subito il procuratore capo di Udine Antonio Biancardi, spiegando che “al momento non abbiamo indizi tali da poter incriminare qualcuno”. La sua iscrizione è stata fatta a notte fonda per poter eseguire alcuni accertamenti sulle mani del giovane, una prova simile allo “stub” per lo sparo, allo scopo di capire se avesse tracce o se potesse indossare i guanti. Non è emerso nulla. Così come dalla prima analisi degli abiti e delle scarpe che Giorgio indossava al momento del ritrovamento del corpo della ragazza.

Insieme ai carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, affiancati anche dai colleghi del Ris di Parma, Giorgio Ortis ha ripercorso il tracciato seguito ieri. Giorgio e Silvia erano arrivati insieme sul posto, con l’auto della ragazza. Ci sono i testimoni che li hanno visti partire insieme. Poi Giorgio, come ha raccontato fin dal primo momento, l’ha staccata per fare il suo percorso. L’ha incrociata di nuovo sulla via del ritorno. “L’ha salutata – ripete l’avvocato Rosi Toffano, difensore di Giorgio – poi ha fatto l’allungo finale e si è fermato ad aspettarla. Non vedendola arrivare è tornato a cercarla e ha trovato un altro passante che l’ha avvisato di aver rinvenuto un corpo. Era sotto choc, stava per svenire, non riusciva neppure a digitare i numeri sul cellulare. Tanto che poi il passante si è offerto di chiamare. Il mio cliente è del tutto estraneo alla vicenda. Siamo a disposizione degli inquirenti per qualsiasi necessità”.

La zona è stata battuta dai carabinieri anche con l’ausilio del Soccorso alpino e di un cane molecolare, l’unico del Friuli Venezia Giulia, alla ricerca delle tracce dei podisti che sono giunti per primi sul luogo dell’omicidio, Ortis e l’uomo che ha lanciato l’allarme, alla ricerca di conferme del loro percorso. Un elicottero dell’arma, con a bordo i Ris di Parma, si è levato in volo per cercare tracce dell’assassino, che potrebbe essere fuggito per i campi. “Abbiamo molte tracce da verificare. Non lasciamo nulla di intentato”, ha aggiunto Biancardi, spiegando che solo nelle prime ore dopo il delitto erano già stati ascoltati 17 testimoni, tra i passanti e i conoscenti di Silvia. I militari dell’Arma hanno già passato al setaccio anche l’abitazione che la ragazza divideva a Udine insieme al fratello, alla ricerca di indizi utili che possano fare luce sull’accaduto. “Per ora – ha concluso Biancardi – non emergono pregresse azioni persecutorie nei suoi confronti”. 

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