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Te la do io l’Onu/9 – La scalata alla vita di Candido, figlio dell’Onu (parte 1)

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In un giorno di luglio del 2006, (a quel tempo dirigevo l’ufficio di Ocha/Irin, l’agenzia di informazione umanitaria delle Nazioni Unite, in Angola), affrontai il traffico laocoontico della capitale Luanda, per recarmi, non senza pena, fino all’ambasciata d’Italia, dove dovevo sbrigare delle pratiche.

Davanti all’entrata incontrai un ragazzo angolano sui vent’anni, in jeans e camicia chiara, che teneva in mano una grammatica italiana. Come, credo, tutti gli Angolani che ho conosciuto, aveva un’aria simpatica, così mi rivolsi a lui in italiano, chiedendogli se frequentasse i corsi dell’ambasciata.

Lui rispose in portoghese : «No, è che sto per partire in Italia. Vado a trovare mio padre». «Tuo padre vive in Italia?», chiedo io. «Mio padre è italiano, si chiama Paolo. Ma siccome vado in Europa, vorrei anche andare a visitare mia madre, che è brasiliana. Ma ho perso il suo contatto purtroppo. So solo che sta a Ginevra».

La cosa m’incuriosì perché io ero freschissimo reduce da due anni di complicate esperienze proprio a Ginevra«Ah, ma io proprio a Ginevra abitavo, sono tornato in Angola da poco, come si chiama tua mamma, che cosa fa nella vita?». E lui: «Si chiama Glaucia, e lavora all’Onu».

Non so per quale caso della vita questo ragazzo avesse perso il contatto di sua madre, ma come spiegare razionalmente una cosa del genere, incontrare un persona mai vista prima un giorno per caso, e scoprire di essere stato inviato in missione proprio quel giorno, a quell’ora, in quel posto, a Luanda, in Angola, davanti all’ambasciata d’Italia.

Perché io avevo il numero di telefono di Glaucia, la mamma di questo ragazzo, nella mia agendina, nella tasca della giacca. Glaucia, me l’aveva presentata mia moglie, che l’aveva conosciuta a lezione di danza, e condividendo per di più una comune esperienza angolana, erano diventate amiche.

Candido, questo era il nome di questo ragazzo, chiamò sua madre al telefono davanti a me. Poi partì in Italia, invitato dal suo padre italiano Paolo, e da lì andò in Svizzera, a Ginevra, da sua mamma Glaucia la brasiliana.

Quando lo conobbi, Candido era un ragazzo positivo e brillante, attivo nella vita e pieno di fidanzate. Ma la sua vita (me l’ha raccontata) non è stata facile. Candido ha scalato la vita con una gamba sola.

 

(La storia di Candido continua nel prossimo post…)

 

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