C’era anche il tentativo di influenzare la Corte Costituzionale, impegnata nel giudizio sul Lodo Alfano, tra le manovre della cosiddetta P3. Il piano, come si sa, fallì. Ecco la ricostruzione della Procura di Roma e le intercettazioni della cricca che sono nel documento per cui ieri è stata chiesta l’autorizzazione all’utilizzazione. Flavio Carboni, uomo d’affari, Pasquale Lombardi, ex giudice tributario, Arcangelo Martino imprenditore, sono stati, secondo l’accusa, i protagonisti della manovra (settembre-ottobre 2009) per evitare che la Consulta bocciasse la sospensione del processo per le più alte cariche dello Stato. Operazioone che sarebbe stata programmata nel corso di una riunione del 23 settembre nella casa romana di Denis Verdini, coordinaatore del Pdl. Presenti anche Marcello Dell’Utri e l’onorevole Giacomo Caliendo (uscito dal procedimento penale). Il 7 ottobre però la Consulta bocciò il Lodo Alfano e il commento di Lombardi fu: “La Corte Costituzionale… noi non cumandamm’ manc o cazz” (noi non comandiamo niente), ma prima ci sono le conversazioni intercettate – compresa una con l’ex presidente della Consulta – che fanno capire come la cricca ci avesse provato e creduto fino alla fine.

23/09/2009

Lombardi e Martino: “… Io farei una ricognizione, i favorevoli e i contrari. Poi vediamo come bisognerà per vedere di raggiungere i contrari… non ci sono… non ci sono motivi e ne ce… ci sono tutti i mezzi possibili vedi che sa da fa e ce lo fai sapè“.

Lombardi, Martino e Carboni: “… Gli abbiamo portato uomini di alto valore che loro non tengono…. Io adesso mi metto in contatto per il giorno sei cosa bisogan fare” “Bravo bravissimo, sì… Bisognava sapere i nomi di, insomma… niente, adesso… (…) Ecco, va bene, va bene”

24/09/2009

Carboni: “Ma dovevano … dovevano dirmi alcuni se numericamente possiamo aggiungere qualche nome” Martino: “Stiamo vedendo”

25/09/2009

Carboni: “Ecoo ehhh Denis, Marcellus … io, tu e lui aspettiamo numeri

07/08/2009

Lombardi: “Eh, che figura di merda… la Corte Costituzionale… noi non cumandamm’ manc o cazz… noi non cumandamm ninet’ co’ sti … c’ sti quindici rincoglioniti” e Martino: “che c’accezza Pasqua’ (Lombardi, nrd), nui c’hamma ra’ pure i nomm mmann a chill, non contiamo un cazzo” e Lombardi: “ma fa ma se chist’ erano sett’, so stat’ sempre sett’ ehh… Arm…eh…Arca’, l’ottav’ nun l’hamm maje truvat, che cazz’ taggia dice’. Ehh… L’ottavo hai vist? Erano i dubbi erano cinque… quattro, cinque e noi tenevamo cinque certi e ce ne volevano tre, ne tenevemo due, ce ne è mancato uno, che amma fa

Ma prima di questi commenti e dei ragionamenti sul “bilanciamento” mancato e del tradimento consumato. Nel documento si legge una conversazione tra Lombardi e l’allora presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli: “No..dicevo questo siccome il sei ottobre si ve…verificherà il lodo del ministro (…) in quell’occasione i suoi amici colleghi, ex colleghi, su che posizione staranno?” “Quella della Consulta che è la donna, dice che è sua amica”; “Possiamo intervenire su questa signora?… “abbiamo fatto un po’ tutto non n’è (…) abbiamo fatto per lo meno cercare di raggiungere un po’ quasi tutti e io le dico il risultato, quattro negativi, cinque positivi, tre ni” e insiste…. “vedi un poco se sulla signora possiamo avere un riscontro” … “Va bene ci sentiamo domani allora professo’ ma mi stanno mettendo in croce gli amici miei di… che sono anche amici suoi eh eh“.

Un altro capitolo riguarda  gli impianti eolici in Sardegna è quello che maggiormente rivela gli stretti rapporti tra Flavio Carboni (voleva acquistare terreni in Sardegna per prealizzare impianti eolici), Denis Verdini e Ugo Cappellacci. Gli incontri tra l’ottobre e il dicembre 2009 sono almeno quattro, i primi tre in casa di Verdini, l’ultimo avviene il 13 dicembre in Sardegna e vi partecipa anche Dell’Utri in modo da favorire la nomina di Ignazio Farris a direttore dell’Arpa.

Soltanto dopo il 20 febbraio, quando esplode la notizia del coinvolgimento di Verdini nelle indagini condotte dalla procura di Firenze sugli appalti della Protezione civile, c’è da parte sua un atteggiamento di maggiore prudenza. “Mi costringono ad essere anche maleducato … da ora in avanti, da non rispondere, non parlare … non aiutare la gente. Non vorrei come dire inguaiare anche te! Perché a volte ci parliamo eh, diventa reato parlare anche per te”.

Molti aspetti di questo troncone di indagine sono già noti. Come la tangente da 800mila euro versati dalla compagna di Carboni, Antonella Pau e dall’autista, nelle casse della Società editrice Toscana, che pubblica il Giornale Toscano, o il vorticoso giro di assegni (per un valore di quattro milioni circa) versati su conti che in un modo o nell’altro riconducono a Carboni e suoi prestanome presso il Credito cooperativo fiorentino. Tutto questo si sapeva, ma dal documento emerge con maggiore chiarezza l’intera vicenda della delibera approvata nell’agosto 2009 (tale da mutare le procedure previste dalla normativa regionale per l’elezione del presidente) in modo da favorire la nomina di Farris. Una nomina praticamente imposta da Carboni. Come si deduce da alcune intercettazioni telefoniche in cui ricorre il nome di Verdini.

Il 31 luglio 2009 Carboni parla al telefono con Garau, consulente dell’Arpas e annuncia: “Devo vedere Farris prima di te, devo incontrarmi con.. proprio per le nomine eccetera, dobbiamo fare un piano operativo”. Il 5 agosto, dopo aver ricevuto assicurazioni da Verdini, Carboni comunica a Farris: “Domani ci sarà la cosa delle Agenzie, seduta molto straordinaria su una sorta di intervento fulmineo per venerdì sabato la nomina”. Il 28 agosto è l’assessore Pinello Cossu a chiamare Carboni: “L’essenziale è vincere, ieri il tuo intervento ha posto fine … a ogni gioco sotterraneo”. 

La decisione è quella di dare vita a un’Ati unica. Anche. Ma, a quanto emerge da una conversazione tra Cossu e Farris, bisogna individuare almeno dieci società per fare più domande a nome di soggetti diversi: “Non possono dare più di dieci ettari a società…”. Dallo stesso colloquio emerge il ruolo centrale di un ingegner indicato come uomo di fiducia del Presidente (presumibilmente Cappellacci, ndr). Poco importa se su alcuni terreni sono presenti discariche, su questo gli interventi di Carboni sono espliciti, brutali. Ma nell’autunno il progetto si inceppa. Farris informa Carboni dell’esito deludente dell’incontro. Carboni replica: “Io chiamo subito Roma adesso e ..gli dico..che urgentemente chiamino loro”.

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