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Dopo la marcia su Brescia di Berlusconi, ora in piazza per la Costituzione

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Nei giorni scorsi, giustamente e legittimamente, abbiamo ascoltato autorevoli appelli ad “abbassare i toni” e a mettere da parte azioni e parole eversive. Ci piacerebbe ora sapere in quale categoria rientri la Marcia di Brescia alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il vice presidente del Consiglio, nonché ministro degli interni, altri ministri, presidenti di commissione, parlamentari.

Nessuno ha nulla da dire? Le massime Autorità di garanzia hanno nulla da dire? Il presidente Letta lascerà la delega ad Alfano che, peraltro, si è persino permesso di redarguire questore e poliziotti per aver consentito qualche fischio nella piazza di Brescia.
Restiamo in attesa, ovviamente e nel frattempo, del forte e chiaro pronunciamento del ministro della giustizia contro ogni marcia di questa tipo e natura, oltre alla doverosa solidarietà nei confronti dei magistrati.

Se nulla dovesse accadere sarà sempre più difficile ripetere gli appelli e chiunque si sentirà in diritto di contestare il proprio giudice naturale e le sentenze. Sarà anche difficile manifestare indignazione per le sparate dell’urlatore di turno.

Se un rappresentante delle istituzioni repubblicane può comportarsi in questo modo, sarà sempre più difficile, anzi impossibile, pretendere il rispetto da parte di chi ha mille ragioni per sentirsi esasperato, abbandonato, indignato.
La marcia su Brescia è stata una aggressione alla Costituzione, alla autonomia della giustizia, al principio di uguaglianza.

Non possono esistere opportunità od opportunismi tali da giustificare la sottovalutazione di questo sconcio.
Spetta a ciascun ministro decidere se ora potrà continuare a sedere vicino a chi ha guidato e partecipato alla marcia di Brescia, o addirittura ritrovarsi in convento per “fare spogliatoio”.
Se la stessa manifestazione fosse stata indetta da un gruppo di ultrà, per contestare un Daspo, di certo sarebbe intervenuta la polizia, costoro, invece, marciano protetti dalle scorte pagate dai cittadini.
Quando si potrà dire che i confini della decenza democratica e costituzionale sono stati davvero passati, anzi oltraggiati?

Forse è giunto davvero il momento di tornare a promuovere una grande manifestazione segnata solo dalla Costituzione e dal tricolore, prima che ad alcuni dei marciatori venga in mente, modo aver alzato i toni, di alzare anche le mani sulle istituzioni repubblicane.

 

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